Specie



Gruppo: Mammiferi

Callosciurus finlaysonii (Scoiattolo variabile)

Nome scientifico: Callosciurus finlaysonii (Horsfield, 1823): Mammalia, Rodentia, Sciuridae. Specie politipica, alloctona per l’Italia. Le popolazioni acclimatate in Italia sono di provenienza sconosciuta e pertanto ne risulta difficile, considerando solo caratteri morfologici, l’attribuzione sottospecifica (sono note almeno 16 sottospecie) né è da escludere che trattasi di popolazioni ibride derivanti da animali incrociati in cattività e poi rilasciati.

Nome volgare: Scoiattolo di Finlayson, Scoiattolo variabile.

Biologia: è uno scoiattolo arboricolo di taglia medio-piccola, di abitudini prettamente diurne e di colore variabile da nero a rosso a bianco, con coda meno folta dello scoiattolo comune. È una specie molto adattabile e può occupare territori a differente coperture boschiva. La femmina raggiunge la maturità sessuale al secondo anno di vita. Per le popolazioni italiane acclimatate in Piemonte sono stati osservati tre periodi riproduttivi all’anno (primavera, estate e autunno) e ad ogni parto la femmina dà alla luce da 1 a 3 piccoli.

Distribuzione: L’areale originario di Callosciurus finlaysonii è la regione Indomalese e più precisamente tra Birmania, Tailandia, Laos, Cambogia e parte del Vietnam. In Italia sono note popolazioni acclimatate dagli anni ‘80 in Piemonte (un parco urbano di Acqui Terme, AL) e Basilicata (zona costiera di Maratea, PZ, estesa marginalmente a Campania e Calabria) da dove si è esteso l’areale alle limitrofe Campania meridionale Calabria settentrionale, arrivando ad occupare un territorio che, nel 2004, è stato stimato in 2600 ha ed è tuttora in espansione. L’incremento delle aree occupate dalle popolazioni è determinato anche da recenti traslocazioni come quella di alcuni individui, avvenuta nel 2003, in località Piano dei Peri (Trecchina) facente parte del SIC “Valle del Noce”. Distribuzione nel SIC qui

Habitat: in Italia, foreste di conifere (Pinus halepensis) ma anche i querceti (Quercus ilex e Q. virgiliana), parchi, giardini e colture arboree.

Alimentazione: È una specie opportunista e utilizza l’alimento in base alla disponibilità: semi, frutti, fiori e occasionalmente noci e nocciole. In particolare quando questi alimenti scarseggiano, in periodo autunnale e invernale, questo scoiattolo ha l’abitudine di sollevare la corteccia degli alberi e scartarla (bark-stripping) per poi lambire la linfa scaturita dai tessuti sottostanti o, in pieno inverno, la parte viva dei tessuti stessi, creando danni di notevole entità agli alberi ospiti.

Consistenza delle popolazioni: per le popolazioni del Nord Italia è stata una densità di 1,3 individuai per ha negli ambienti più sfavorevoli e fino a 5 individui per ha negli ambienti più idonei. Non esistono dati per la popolazione residente in Basilicata ma le densità, derivante meramente dal numero di osservazioni e dunque non quantificabile con accuratezza, sembra piuttosto alta. Un dato interpretabile come espressione anche dell’aumento demografico delle popolazioni in Basilicata è il rapido incremento delle aree occupate che dall’80 al 2004 ha raggiunto un areale di 26 km2 seguendo una curva sigmoide.

Minacce e danni per gli ecosistemi: La specie provoca numerosi danni, sia alla vegetazione (scortecciamenti e consumo di frutti) e sia alle infrastrutture (cavi elettrici, tubi dell’acqua, ecc.) nonché alle popolazioni autoctone di scoiattolo. Mentre la popolazione acclimatata nel Nord Italia è relegata a parchi privati e urbani e arreca danni di modesta entità agli alberi ospiti, la situazione nell'area di Maratea è invece più preoccupante perché trattasi di una popolazione acclimatata in ambiente naturale e in forte espansione.

Minacce e danni per gli ecosistemi: Lo scoiattolo variabile rappresenta una reale e grave minaccia per la flora e la fauna locale. Infatti, oltre a nutrirsi di varie parti vegetali (frutti, geme, foglie, ecc., compresi i semi con gravi implicazioni nella disseminazione naturale) ha l’abitudine di praticare estese decorticazioni degli alberi con serie conseguenze per la sopravvivenza della pianta attaccata. Sono evidenti danni ai boschi costieri (carrubo, leccio, querce, olivi, pino d’Aleppo), a parte frutteti, manufatti e giardini. Ingenti sono quindi anche i danni economici.

Non sono ancora stati studiati eventuali effetti sulla fauna selvatica legati alle presumibile competizione trofica e spaziale (ad esempio con l’autoctono scoiattolo rosso, Sciurus vulgaris meridionalis, o con il ghiro, Glis glis) e alla predazione (ad esempio uova e nidiacei di uccelli). Dati di letteratura relativi a interazioni di altre specie alloctone di scoiattoli (scoiattolo grigio, Sciurus carolinensis) con le specie indigene, ne hanno confermato il forte impatto ed è pertanto ipotizzabile analoga risultante per la presenza del Callosciurus. La presenza del ghiro e dello scoiattolo rosso si è notevolmente ridotta nelle aree dove attualmente domina lo scoiattolo variabile. Mentre la popolazione acclimatata nel Nord Italia è relegata a parchi privati e urbani e arreca danni di modesta entità agli alberi ospiti, la situazione nell'area di Maratea è invece più preoccupante perché trattasi di una popolazione acclimatata in ambiente naturale e in forte espansione.

Livello di minaccia per il SIC e aree limitrofe: Alto. L’area di potenziale espansione è caratterizzata da una stretta fascia di bosco costiero, più o meno continuo, costituito prevalentemente da Pino d’Aleppo, Leccio e Carrubo nei tratti più rocciosi e con scarso suolo, e da bosco di Roverella, dove il suolo è più profondo. Questa fascia boschiva costiera è in stretta connessione, risalendo verso Trecchina, con i boschi più interni a Cerro, Castagno e, più in quota, a Faggio. L’espansione della popolazione sembra attualmente seguire prevalentemente la fascia boschiva costiera (allo stato attuale delle conoscenze, la specie ha colonizzato, in circa quattro anni, almeno 20 km di bosco costiero a nord della città di Sapri - SA), mentre la colonizzazione dei boschi interni più mesofili sembra meno rapida anche se ineluttabile  dato il carattere opportunistico della specie che sembra fuori da qualsiasi forma di controllo. Nel caso specifico del SIC “Valle del Noce” la minaccia attuale sembra essere associata fondamentalmente al rischio di nuove traslocazioni come quella già documentata nel 2003 a Piani dei Peri (Trecchina). Tale fenomeno crea nuovi nuclei di dispersione e aiuta la specie a superare le eventuali barriere ecologiche incrementandone l’espansione.

Controllo della specie: Programmi di eradicazione (con cattura tramite trappole e soppressione incruenta degli animali) sono stati attuati in via sperimentale in Piemonte ma sono stati fortemente ostacolati e impediti da alcuni movimenti animalisti. I dati ottenuti indicano che con densità medio alte di colonizzazione la rimozione dal territorio sembra costituire ancora un mezzo efficace e idoneo perché altamente selettivo e perchè, con le metodologie adottate, il tasso di rimozione è maggiore di quello di incremento demografico della specie. Fondamentale e strettamente associato all’eradicazione è la necessità di sensibilizzare la popolazione sulle problematiche relative alla immissione di specie aliene onde evitare comportamenti ecologicamente sbagliati come le traslocazioni

Autore :Antonio Romano, Giorgio Boscagli, Ludi Lmbardi