Specie



Triturus carnifex (Tritone crestato italiano)

Nome scientifico: Triturus carnifex (Laurenti, 1768) – Amphibia, Caudata, Salamandridae.

Nome volgare: Tritone crestato italiano

Biologia: Tritone di grossa taglia, precedentemente ritenuto una sottospecie di T. cristatus e poi elevato a rango specifico negli anni ’80 e ‘90 rispettivamente in base a criteri biochimici e morfologici. La specie si accoppia e riproduce in acqua, tipicamente in primavera.

Distribuzione: La specie è nativa dell’Italia continentale e peninsulare, in Albania; Austria; Bosnia and Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria; Macedonia, ex Yugoslavia; Montenegro; Serbia; Slovenia; Svizzera ma è stata introdotta anche in altri paesi europei (Olanda, Azzorre, UK). In Basilicata la specie risulta piuttosto rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Distribuzione nel SIC qui

Habitat: È presente dal livello del mare fino a 2000 metri di quota, prediligendo tuttavia la fascia collinare attorno ai 400 m. Si riproduce in ambienti acquatici di vario tipo (anse laterali di torrenti, sorgenti e piccoli invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo, pozze residuali in ambiente torrentizio e di fiumara), preferendo comunque discreti volumi d’acqua relativamente profondi e, possibilmente, permanenti.

Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi e anellidi.

Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. Non esistono dati demografici noti per il SIC.

Minacce: all’interno del suo areale è in leggero decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche e specie ittiche alloctone e/o predatrici nelle acque ove si riproduce.

Livello di minaccia nel SIC:

Conservazione e Protezione: è una specie protetta per il suo valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.



Triturus italicus (Tritone italiano)

Nome scientifico: Lissotriton italicus (Peracca, 1898) – Amphibia, Caudata, Salamandridae.

Nome volgare: Tritone italiano

Biologia: Piccolo tritone precedentemente ascritto al genere Triturus come ancora riportato nella dir. 92/43/CEE (Triturus italicus). In condizioni climatiche favorevoli è attivo durante tutto l’anno così anche la sua permanenza in acqua. l’attività riproduttiva è esclusivamente acquatica e la deposizione delle uova è tipicamente tardo invernale-primaverile ma, in alcune popolazioni di bassa quota, anche autunnale.

Distribuzione: La specie è endemica dell’Italia peninsulare, diffusa dal Lazio Meridionale per il versante tirrenico e dall’anconetano per quello adriatico, fino alle estremità di Puglia e Calabria. In Sud Italia la specie è estremamente comune. In Basilicata la specie risulta rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Distribuzione nel SIC qui

Habitat: frequenta, si accoppia e si riproduce in un’ampia varietà di ambienti umidi: raccolte temporanee di modeste dimensioni, pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara, grandi pozzi, vasche per l’irrigazione (peschiere o cibbie), sorgenti e altri invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio, nonché acque debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata). È presente dal livello del mare fino a 1600 metri di quota, ma predilige la fascia collinare e medio montana (400-1400 m slm).

Alimentazione: si nutre in acqua, prevalentemente di artropodi.

Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala locale.

Minacce: all’interno dell’areale la specie è in decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche e specie ittiche alloctone nelle acque ove si riproduce.

Livello di minaccia nel SIC:

Conservazione e Protezione: è una specie protetta principalmente a causa della sua endemicità e dunque per il suo valore biogeografico. È protetta dalla direttiva comunitarie (allegato IV dir. 92/43/CEE come Triturus italicus). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.



Bombina pachypus (Ululòne appenninico)

Nome scientifico: Bombina pachypus (Bonaparte, 1838) – Amphibia, Anura, Bombinatoridae.

Nome volgare: Ululòne appenninico

Biologia: Piccolo rospo caratterizzato dalla vivace colorazione gialla e nera delle parti ventrali, precedentemente considerato una sottospecie di B. variegata di cui ne deve essere ancora considerato parte nella dir.92/43/CEE.

Distribuzione: La specie è endemica dell’Italia peninsulare, dalla Liguria all’estremità della Calabria. In Basilicata la specie risulta rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Distribuzione nel SIC qui.

Habitat: frequenta, si accoppia e si riproduce in un’ampia varietà di ambienti umidi: raccolte temporanee di modeste dimensioni, pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara, grandi pozzi, sorgenti e altri invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo (peschiere o cibbie), nonché acque debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata). È presente dal livello del mare fino a 1600 metri di quota, ma predilige la fascia collinare e medio montana (400-1400 m slm).

Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi.

Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. I dati disponibili per alcune attestano che la maggior parte di esse è costituita da un esiguo numero (da poche unità ad alcune decine) di individui riproduttori.

Minacce: all’interno del suo areale è in forte decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche nelle acque ove si riproduce. La sempre maggiore diffusione di patogeni fungini (Batrachochytrium dendrobatidis) a cui la specie sembra particolarmente sensibile è considerata tra i principali cause di estinzione su scala locale. Nel complesso la specie è considerata alto rischio di estinzione.

Livello di minaccia nel SIC:

Conservazione e Protezione: è una specie “altamente protetta” per il suo elevato valore biogeografico, conservazionistico, e per il trend negativo su scala nazionale. È protetta dalla direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE come parte di B. variegata) e da altre convenzioni internazionali (es., Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2009, tra le specie a maggio rischio di estinzione (Endangered)