Il SIC si estende per 519,67 ettari sulla direttrice sud-ovest/nord-est, con andamento trasversale rispetto alla dorsale principale dell’Appennino Lucano costituita dai monti Pierfaone, Volturino, Viggiano e Maddalena.
Le principali formazioni geologiche affioranti nell’area di studio afferiscono alle successioni del paleobacino Lagonegrese e sono: Formazione degli Scisti Silicei, di età Giurassica, e Formazione dei Galestri, di età Cretaceo medio-inferiore. Tali formazioni, tipiche di ambiente pelagico, sono caratterizzate, dal punto di vista litologico, prevalentemente da radiolariti e diaspri varicolori, marne calcaree e marne silicifere, calcisiltiti, calcareniti silicizzate e brecciole calcaree in cui sono rinvenibili gli unici livelli fossiliferi (Formazione Scisti Silicei); marne calcaree e marne silicifere a radiolari e spicole di spugne, argilliti silicee laminate fogliettate grigio-azzurre, o se alterate di colore ocraceo, calcilutiti, calcisiltiti e calcari siliciferi (Formazione Galestri o “Flysch Galestrino”).
I rilievi montuosi di Serranetta (1.475 m s.l.m.) ed il Ciglio (1.439 m s.l.m.) sono costituiti dai litotipi della Formazione degli Scisti Silicei (Foto n. 1). Nella parte più esterna del versante Est del M. Serranetta, si rinvengono più diffusamente i depositi del “Flysch Galestrino”.
Le caratteristiche geomorfologiche dell’area sono il risultato della complessa storia geologica che, dal Mesozoico al Quaternario, ha portato alla formazione e al sollevamento dell’Appennino meridionale.
I terreni forestali appartengono, per la quasi totalità, alla serie delle terre brune meridionali da poco a leggermente lisciviate, generatesi sotto l’azione di decomposizione delle foreste miste di latifoglie di habitus diverso, nelle quali le conifere arboree sono assenti. L’orizzonte superficiale è in massima parte un mull zoogenico, prevalentemente ad artropodi, o piuttosto un moder fine, multiforme e poco cementato con i colloidi argillosi. Lo strato A2-B e soprattutto l’orizzonte B conservano una sufficiente idratazione anche durante l’estate (Famiglietti, 1980). Sono evidenti aree in cui la scarsità di copertura, l’erosione superficiale, l’azione diretta e indiretta del pascolo hanno provocato dei processi di involuzione pedologica con conseguente profilo del terreno decapitato.
Il regime dei corsi d'acqua presenti nell’area è tipicamente torrentizio, caratterizzato da massime portate durante il periodo invernale e da un regime di magra durante la stagione estiva, questi convogliano le loro acque nei due fiumi Agri ad ovest e Basento ad est rispetto al complesso montuoso di Serranetta.
IL CLIMA
Il territorio rientra nella Regione Bioclimatica Temperata ed in generale il clima si presenta, con inverni freddi ed estati brevi e secche; la temperatura media annua è di 12 °C.
Il fitoclima varia da mesomediterraneo umido-subumido a temperato umido-subumido (Biondi et al., 1991).
Il regime pluviometrico conserva i caratteri di mediterraneità (minimo estivo, primo massimo invernale, secondo massimo autunnale) fino a 900-1.100 m s.l.m.; ad altitudini superiori a 1.000-1.300 m s.l.m. si ha un regime di transizione verso il tipo sub-oceanico con un primo massimo autunnale, secondo massimo invernale e minimo estivo (Cantore et. al., 1987; Famiglietti, 1980).
Le nebbie, per lo più primaverili, sono piuttosto rare per cui la loro azione è trascurabile.
L’innevamento interessa i mesi da novembre a marzo ma è incostante e risente fortemente dell’esposizione, della pendenza e dell’altitudine dei versanti.
Il vento rappresenta un fattore ecologico molto importante soprattutto sulle vette prive di vegetazione.
Il SIC presenta nel suo complesso la serie climatofila delle faggete termofile (Anemono apenninae-Fagetum sylvaticae), delle cerrete mesofile neutro-subacidofile (Physospermo verticillati-Quercetum cerridis) e delle cerrete termofile neutro-subacidofile (Lathyro digitati-Quercetum cerridis).
La cenosi forestale, con maggiore estensione nell’area SIC, è la faggeta con boschi puri di fustaie coetanee nelle aree più interne ed a quote superiori ai 1200 m s. l. m., infatti, nelle aree del SIC denominate Serra di Rifreddo (1.200 m s. l. m.) e Serranetta (tra i 1.200 ed i 1.450 m s.l.m.), la faggeta risulta pressocchè monospecifica, lo strato arbustivo è a prevalenza di Ilex aquifolium mentre lo strato erbaceo risulta dominato nella fisionomia da Allium ursinum. Altre specie caratterizzanti la faggeta sono Anemone apennina, Aremonia agrimonoides, Cardamine bulbifera, Daphne laureola, Doronicum orientale, Geranium versicolor, Lathyrus venetus, Potentilla micrantha, Ranunculus lanuginosus, Scilla bifolia, Viola odorata, Viola reichembachiana.
I boschi a prevalenza di Quercus cerris occupano la fascia altitudinale compresa tra i 700 ed i 1.100 m s.l.m. per un totale del 30% circa sull’intera superficie del SIC.
Queste cenosi sono localizzate sugli affioramenti flyschoidi, calcareo marnosi e scistosi tra la parte più elevata del rilievo montuoso di Serranetta e le zone più basse di “Coste di Fontanasecca” e “Bosco di Rifreddo”.
Specie del sottobosco caratteristiche fisionomiche sono: Potentilla micrantha, Helleborus odorus, Luzula forsteri, Geum urbanum, Genista tintoria. Di grande rilevanza biogeografica sono: Digitalis micrantha, Lathyrus jordanii, L. digitatus, Helleborus bocconei.
Nell’ambito del Physospermo verticillati-Quercetum cerridis, in cui queste foreste sono state inquadrate è stato individuato un aggruppamento a Chamaecytisus hirsutus (Zanotti, Ubaldi, Corbetta, Pirone, 1993) che si caratterizza per la presenza di Chamaecytisus hirsutus, Pteridium aquilinum, Sanicula europaea, Orchis mascula, Lathyrus vernus, specie ad ecologia contrastante per le loro peculiari caratteristiche a volte xerofile, a volte mesofile.
Ciò si spiega, probabilmente, per l’affioramento di rocce che finiscono per creare microambienti dalle caratteristiche ecologiche diverse.
All’interno della cerreta, in località “Serra di Rifreddo” e “Serranetta” sono presenti rimboschimenti di conifere costituiti prevalentemente da Pinus nigra che versano in cattive condizioni vegetative, con piante schiantate o danneggiate da forti raffiche di vento e da nevicate eccezionali.
Lungo gli impluvi e nelle forre umide e nelle scarpate, spesso, nel piano bioclimatico mesotemperato sono in contatto catenale con boschi misti del 91M0, boschi caratterizzati dalla presenza di specie ad areale mediterraneo (Ostrya carpinifolia, Festuca exaltata, Cyclamen hederifolium).
L’alternanza di aree boscate e praterie magre nel complesso favoriscono la presenza di un elevato numero di specie animali. Inoltre, le piccole zone umide, spesso torrenti, svolgono un ruolo fondamentale per la riproduzione di rettili ed anfibi di interesse conservazionistico quali Salamandrina terdigitata, Salamandra salamandra, Triturus carnifex, Lissotriton italicus e Rana italica.
Per quanto riguarda gli uccelli, i rapaci diurni sono rappresentati dallo Sparviere (Accipiter nisus), dalla Poiana (Buteo buteo), entrambi comuni come nidificanti, dal Nibbio Reale (Milvus Milvus) e dal Gheppio (Falco tinnunculus). Specie prettamente forestali sono il Picchio verde (Picus viridis), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) ed il Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius). Ambienti analoghi sono utilizzati dall'Allocco (Strix aluco), il rapace notturno più caratteristico delle aree boscate, dal Gufo comune (Asio otus) e da un altro picchio, il Picchio rosso minore (Dendrocopos minor). Importante è la presenza di altre specie quali: la Balia dal collare (Ficedula albicollis) e la Tottavilla (Lullula arborea), specie presenti in Allegato II della Direttiva Uccelli; l’Allodola (Alauda arvensis), il Prispolone (Anthus trivialis), lo Zigolo giallo (Emberiza citrinella), specie particolarmente importante in quanto l’Appenino lucano si pone come margine meridionale per la nidificazione della specie; lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) e lo Zigolo muciatto (Emberiza cia), la Ballerina gialla (Motacilla cinerea), il Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros), il Lui verde (Phylloscopus sibilatrix), il Lui piccolo (Phylloscopus collybita) rappresentano le specie più diffuse nel sito.
Tra gli ungulati, sicura è la presenza del cinghiale (Sus scrofa), quest'ultimo molto comune in gran parte del territorio provinciale e talora presente in densità particolarmente elevate, tali da compromettere l'integrità del bosco. I carnivori sono rappresentati, tra gli altri, dalla Volpe (Vulpes vulpes), dal Lupo (Canis lupus) e dalla Faina (Martes foina).
FLORA:
L’area censita nel 1971 fra quelle meritevoli di protezione dal Gruppo Conservazione della Natura della Società Botanica Italiana, oggi è totalmente inclusa nel perimetro del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese ed in parte rientra nel perimetro della Foresta Demaniale Regionale di Rifreddo (L.R. 41/78, B.U. n. 22/78).
Il SIC è caratterizzato da boschi di Fagus sylvatica con diffusa presenza di taxa di origine Arcoterziaria, in particolare si tratta di faggete ad Ilex aquifolium e faggete con Cardamine bulbifera ed Arum cylindraceum ad affinità ecologiche e floristiche temperato-europee, indicativamente riferibili al Geranio versicoloris-Fagion (Habitat 9210*).
In misura minore la presenza di querceti misti a dominanza di Quercus cerris del Teucrio siculi-Quercion cerridis (Habitat 91M0) e boschi misti di caducifoglie mesofile di forra ascrivibili all’habitat 9180*.
Presenza significativa anche di formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli (Habitat 6210*).
E’ stata esclusa la presenza dell’Habitat 9220 poiché nel SIC sono stati rilevati soltanto giovani impianti di Abies alba artificiali.
Numerose sono le specie di interesse biogeografico come Acer cappadocicum subsp. lobelii, Acer opalus subsp. obtusatum, Arum cylindraceum, Euphorbia coralloides, Lathyrus digitatus, Lathyrus jordanii, Malus fiorentina e conservazionistico quali Galanthus nivalis e Ruscus aculeatus (Allegato V – Dir. Habitat 92/43/CEE).
Sul rilievo Il Ciglio sono presenti numerosi nuclei di Dianthus vulturius s.l. paleo endemismo di notevole interesse botanico e specie protetta anche a livello regionale dal D.R. n. 55 del 18 MARZO 2005 insieme ad Acer cappadocicum subsp. Lobelii, Arum cylindraceum, Ilex aquifolium, Lilium bulbiferum ssp. croceum, Narcissus poeticus, Narcissus tazetta, Peonia mascula, Quercus petraea, e tutte le Orchidaceae.
FAUNA:
E’ stata rilevata la presenza di comunità ornitiche tipicamente forestali-appenniniche con particolare riferimento alle specie subendemiche di picidi (Dendrocopos medium, D. major. D. minor) e rapaci come Milvus milvus. La presenza di Ficedula albicollis di cui se ne constata una sensibile diminuzione in Italia a causa dell’utilizzo di insetticidi e dell'uccellagione, per altro citata nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 2009/147/CE e nella lista IUCN 2010, attesta l’elevato grado di interesse dell’area.
Tra gli anfibi si segnala la presenza della Salamandrina terdigitata, entità monotipica, endemica dell'Appennino italiano, inclusa tra le specie vulnerabili dall'IUCN, negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE, nell'Allegato II della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa degli Anfibi italiani e della Rana italica, endemica della penisola italiana, inclusa nell'Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE e nell'Allegato III della Convenzione di Berna. Pur non essendo in immediato pericolo, è specie molto specializzata, sensibile alla perdita di qualità delle acque ed è, quindi, un ottimo bioindicatore.
Tra i rettili la presenza di Elaphe quatuorlineata, specie poco comune in Italia ed in regressione in tutto l'areale europeo, inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE e nell'Allegato II della Convenzione di Berna, testimonia l’importanza del sito.
La mancanza di notizie storiche attendibili e la frammentarietà di elementi tecnici e topografici, non permettono di ricostruire le vicende subite dal bosco nel corso dei secoli passati.
Dalla cronostoria fornita dal Piano economico dei Beni Silvo-Pastorali del Comune di Pignola del decennio 1975-1984 ( Prof. Cappelli), si evince che probabilmente anche in quest’area trovò applicazione la legge forestale del 1826 (regno delle due Sicilie), essa vietava il taglio a scelta e consigliava un taglio che potrebbe definirsi taglio a raso con riserve.
Dopo l’unificazione del Regno d’Italia, per difendere i viaggiatori dagli attacchi dei briganti fu creata lungo l’attuale SS.92, una fascia di “rispetto” della larghezza di circa 200 m in cui il bosco doveva essere eliminato.
I tagli furono intensificati solo durante e dopo la seconda guerra mondiale per esigenze belliche.
Nel bosco invece veniva praticato il taglio degli individui migliori e ben conformati (soprattutto Fagus sylvatica ed Abies alba) e con un maggiore valore economico mentre le cerrete, più vicine ai centri abitati, erano mantenute a ceduo per legna da ardere e le fustaie erano utilizzate per ricavare traverse ferroviarie.
Oggi, la presenza dell’uomo nel SIC si evince in primo luogo dalle reti stradali e nello specifico la SS.92 (Appennino Meridionale) che lambisce dal Km 11,5 al Km 15,5 il lato est del sito. Questa sembra non creare danni particolarmente evidenti alle specie animali, in quanto poco trafficata, infatti, durante la campagna dei rilievi non sono mai state ritrovate carcasse di animali sulla strada, tuttavia crea una frattura alla continuità dell’habitat che si estende al disotto della strada anche fuori dal SIC.
Più internamente il SIC è attraversato da una strada interpoderale asfaltata che da Croce dello Scrivano conduce alle Coste di Fontana Secca. Da qui, attraverso Il Ciglio e Piano Moreno si congiunge alla comunale di Pignola SS. 92.
Sulla rete viaria principale, la SS.92 sono edificati un Hotel ed un Ristorante storici che presentano l’accesso dal lato sulla strada statale ed aree ricreative all’interno del SIC.
Altri segni dell’uomo in quest’area SIC sono sicuramente ben rappresentati dalla presenza del pascolo. In particolare gli animali allevati allo stato brado e semibrado, che utilizzano i pascoli quali fonte di alimentazione, controllano, in alcuni casi, l’evoluzione della vegetazione, attraverso la brucatura dell’erba e degli arbusti, il rilascio di urina e di feci, il calpestio delle piante e del suolo, evitando l’invasione delle piante arbustive e arboree e favorendo habitat di particolare interesse per l’elevata biodiversità quali le praterie di Brometalia con stupende fioriture di orchidee e le Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere. In altri casi, il pascolo contribuisce ad aggravare le già precarie condizioni pedologiche.
Infatti, in questo sito ad elevata valenza naturalistica, gli animali al pascolo possono svolgere al meglio le funzioni “secondarie”, trasformandosi così, da strumenti di produzione in insostituibili strumenti di gestione del territorio e di conservazione, solamente se allevati sotto lo stretto controllo del proprietario, altrimenti, come accade in alcune aree del SIC, l’eccessivo carico di pascolo crea non pochi problemi di calpestio, erosione e perdita di biodiversità. In alcune aree di Bosco di Rifreddo sono notevolmente ridotte o scomparse le specie più appetibili al bestiame che normalmente sono dotate anche di minore potere dinamo-genetico, a vantaggio delle specie non–pabulari e più resistenti al morso ed al calpestio del bestiame come diverse specie di Asphodelus (Foto n. 12).
La presenza dell’uomo è dimostrata anche da numerosi nuclei di rimboschimenti a prevalenza di Pinus nigra ed impianti di Abies alba risalenti agli anni ’50 effettuati con germoplasma non autoctono.
Infine, segni dell’uomo rilevati in campo è presente anche la raccolta irrazionale di funghi e tartufi che provoca impoverimento della micodiversità e compromissione della rinnovazione di specie forestali.
Segni di abbandono e mancanza di controllo e sono riscontrabili nelle numerose micro e macro-rifiuti solidi (bottiglie di vetro, pneumatici, automobile) diffusi nel bosco.
Le principali categorie di uso del suolo e la rispettiva superficie espressa in ettari secondo la Legenda CORINE 3° livello integrata per le voci forestali al 5° livello sono riassunte nella seguente tabella.
CODICI CORINE
|
Denominazione
|
Superfici ha
|
5.1.1
|
Corsi d'acqua, canali e idrovie
|
0,98
|
3.2.1.2.
|
Praterie discontinue
|
39,79
|
3.1.3.1.2
|
Boschi a prevalenza di querce caducifoglie (cerro e/o roverella e/o farnetto e/o
rovere e/o farnia)
|
168,63
|
3.1.3.1.3.
|
Boschi misti a prevalenza di latifoglie mesofile e mesotermofile (acero-frassino,carpino nero-orniello)
|
25,34
|
3.1.3.1.5.
|
Boschi misti di conifere e latifoglie a prevalenza di faggio
|
265,31
|
3.1.2.5.
|
Boschi e piantagioni a prevalenza di conifere non native (douglasia, pino insigne, pino strobo, …)
|
15,35
|
1.2.2.
|
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
|
4,37
|
|
Superficie totale SIC
|
519,67
|