Nome | Dolomiti di Pietrapertosa |
Codice | IT9210105 |
Tipo | C |
Estensione | 1.312,52 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 6430, 91AA*, 3280, 9180*, 91M0 dettagli » |
Specie | |
Note |
Nome | Dolomiti di Pietrapertosa |
Codice | IT9210105 |
Tipo | C |
Estensione | 1.312,52 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 6430, 91AA*, 3280, 9180*, 91M0 dettagli » |
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Note |
il SIC Dolomiti di Pietrapertosa, è compreso nei comuni di Pietrapertosa, Castelmezzano ed Accettura, per una superficie totale di 1312,52 ettari. Il sito è incluso interamente nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane.
L’area del SIC-ZPS Dolomiti di Pietrapertosa è situata nell’Appennino Lucano e domina la parte centrale della Val Basento. Il sito include il complesso di rilievi denominato"Piccole Dolomiti Lucane", caratterizzato da alte guglie e creste rocciose che ricordano alcune delle vette più note delle Dolomiti alpine vere e proprie. Percorrendo la direzione Nord-Sud dell’area SIC, si assiste ad un progressivo sviluppo verticale del territorio che va dal tratto vallivo a 450 m.s.l.m. della base della Gola Caperrino (una profonda gola scavata in corrispondenza di lineazioni tettoniche dal torrente Rio di Caperrino, affluente di destra del Basento) al picco di 1.319 m.s.l.m. del Monte dell’Impiso.
Il SIC indicato come IT9210105 Dolomiti di Pietrapertosa, comprende i territori dei comuni di Pietrapertosa e Castelmezzano e di Accettura. Le rocce affioranti nel SIC indicato come IT9210105 Dolomiti di Pietrapertosa sono attribuite al Flysch di Gorgoglione (Selli, 1962; Ciaranfi, 1972), in accordo con quanto riportato nella Carta Geologica D’Italia 1:100.000 Foglio 200 - Tricarico (Boenzi et al., 1971).
Flysch di Gorgoglione
Il Flysch di Gorgoglione è costituito da un’alternanza di termini litologicamente ben distinguibili (Boenzi et al., 1968) e datato al Langhiano superiore-Tortoniano inferiore (Boenzi & Ciaranfi, 1970):
I paesi di Pietrapertosa e Castelmezzano sono situati prevalentemente sul termine arenaceo, si possono distinguere arenarie grossolane, arenarie stratificate a grana medio-fine che localmente presentano lamine oblique (Loiacono, 1993). L’arenaria presenta un colore grigio intenso, i clasti sono a spigoli vivi, i minerali presenti sono: il quarzo, le miche, i feldspati; il cemento è di natura calcarea. A Pietrapertosa ai livelli arenacei sono associate bancate di conglomerati con elementi di rocce cristalline plutoniche metamorfiche ascrivibili ai massicci cristallini calabridi (Critelli & Loiacono, 1992); si rinvengono frammento di graniti, filladi, gneiss.
A Monte dell’Impiso è affiorante il massimo spessore della formazione di circa 1.400 m dove affiora il membro arenaceo con microconglomerati e il membro arenaceo-pelitico (Boiano, 1997) con un elevato rapporto pelite/sabbia. La successione ha la struttura di una monoclinale di circa 15 km di lunghezza (Castelmezzano-Monte dell’Impiso) allungata in direzione appenninica (NW-SE) con un inclinazione media di 35°; è possibile osservare il contatto stratigrafico tra il Flysch di Gorgoglione e la Formazione Argille Varicolori Auct. (Boenzi et al., 1968), il contatto stratigrafico rappresenta una discordanza angolare regionale ben visibile in località Pietra del Corvo (Boiano, 1997).
La componente pelitica del Flysch di Gorgoglione a Pietrapertosa, che si rinviene nelle valli, è interessata da fenomeni franosi (Coppola et al., 2006).
I dati sui suoli sono stati ricavati dalla Carta Pedologica pubblicata dalla Regione Basilicata-Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale, Economia Montana (DASREM, 2006); sono riportati come suoli Pietra del Corvo (Accettura). Essi sono molto evoluti e profondi con evidente orizzonte argillitico. La tessitura in superficie è franca mentre varia da franco argillosa ad argillosa in profondità. La permeabilità è bassa e sono suoli ben drenati. Essi sono classificati come Typic Hapludalfs fine loamy, mixed, active, mesic (USDA, 1998). A luoghi possono essere presenti suoli riconducibili ai suoli Montepiano sviluppati sulla componente arenacea del Flysch di Gorgoglione. esssi hanno una tessitura da franca a franco argillosa, lo scheletro è scarso o assente, sono suoli profondi limitati da roccia non alterata. Il drenaggio è buono e la permeabilità è moderatamente alta; sono neutri in superficie mentre in profondità sono subalcalini, la saturazione in basi è elevata. Essi sono classificati come Typic Haploxerepts fine loamy mixed active mesic (USDA, 1998). Percorrendo la direzione Nord-Sud dell’area SIC, si assiste ad un progressivo sviluppo verticale del territorio che va dal tratto vallivo a 450 m.s.l.m. della base della Gola Caperrino (una profonda gola scavata in corrispondenza di lineazioni tettoniche dal torrente Rio di Caperrino, affluente di destra del Basento) al picco di 1.319 m.s.l.m. del Monte dell’Impiso.
IL CLIMA
Il territorio del sito è incluso nella Regione Biogeografica Mediterranea. Il clima è "mediterraneo di transizione" con periodo xerotermico da giugno a metà agosto. Dai diagrammi pluviometrici di Bagnouls & Gaussen (fig. 1) si può dedurre che il periodo arido dura circa due mesi e mezzo, da giugno ad agosto. Il quoziente pluviometrico di Emberger delle stazioni pluviometriche più prossime al sito è mediterraneo umido.
Il sito ha un indiscusso valore paesaggistico per la presenza del complesso di affioramenti rocciosi di origine sedimentaria descritti nel par. 1.1, la componente biotica riveste, però, anch’essa un rilevante significato, sia per il valore paesaggistico che contribuisce a dare al sito, che per l’interesse più strettamente naturalistico che assumono soprattutto le biocenosi rupicole.
L’ambiente rupestre è sempre interessante dal punto di vista floristico e vegetazionale in quanto il substrato roccioso favorisce una flora altamente specializzata e in genere ricca di endemismi o specie a distribuzione ristretta. La particolare natura del substrato delle rupi di Pietrapertosa, con la presenza di sedimenti ricchi di quarzo e cemento calcareo, ha probabilmente favorito la coesistenza di specie rupicole prevalentemente calcicole con specie tendenzialmente più acidofile. Le comunità che si rilevano possono essere riferite all’habitat 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica per la presenza di specie quali Phagnalon rupestre s.l., Athamanta sicula, Teucrium flavum, Lomelosia crenata, Aurinia saxatilis, Dianthus gr. sylvestris, Centaurea gr. deusta, ma richiedono indagini più approfondite per una interpretazione strettamente fitosociologica. La vegetazione strettamente rupicola, caratterizzata da una prevalenza di specie ad habitus camefitico, è alternata a praterie a carattere orofilo, riferibili all’habitat 6210, e a lembi di vegetazione prativa più termofila riferibile all’habitat 6220*. Spesso gli elementi dei tre habitat coesistono formando un mosaico vegetazionale difficilmente interpretabile, ma particolarmente ricco floristicamente nel suo complesso. In questo contesto si rilevano popolazioni di specie particolarmente interessanti fra le quali è da citare la presenza di Stipa austroitalica, endemismo dell’Appennino meridionale, incluso nell’All.II della Dir. Habitat come specie di interesse prioritario. Sono stati rilevati piccoli popolamenti sia sulle rupi sotto Castelmezzano, che nei prati aridi, a forte pendenza, di Costa Cervitale. Questi prati possono essere in parte riferiti all’habitat 62A0, recentemente incluso nel Manuale Italiano degli Habitat ed in cui vengono inquadrate le Praterie xeriche submediterranee ad impronta balcanica dell'ordine Scorzoneretalia villosae. Nell'Italia sud-orientale quest'ordine di vegetazione è rappresentato dall'alleanza Hippocrepido glaucae-Stipion austroitalicae Forte & Terzi 2005 in cui rientrano le formazioni a Stipa austroitalica della Murgia materana e della Puglia. Nel SIC in questione questi aspetti sono poco estesi e limitati a stazioni semirupestri dove probabilmente rappresentano aspetti primari o situazioni in cui l’evoluzione verso forme di vegetazione più strutturata è fortemente rallentata a causa del substrato. I pascoli di origine secondaria sono invece più chiaramente riferibili all’habitat 6210.
Piuttosto ricco è anche il contingente di orchidee che caratterizza e valorizza l’habitat 6210 (Orchis tridentata, Orchis papilionacea, Orchis mascula, Ophrys tethrendinifera, Orchis provincialis, Orchis quadripuntata, Anacamptis pyramidalis). Oltre agli habitat rupestri, il sito è caratterizzato da boscaglie e foreste che contribuiscono alla diversificazione ambientale e conferiscono una elevata biodiversità al sito. Sempre sulle rupi, nei valloni in cui si ha un maggiore accumulo di suolo, si instaura una boscaglia caratterizzata dalla dominanza di specie decidue quali Pistacia terebintus, Quercus virgiliana, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus. Queste formazioni sono state inquadrate nell’habitat 91AA*, a cui sono stati di recente riferiti i boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus, spesso in posizione edafo-xerofila tipici della penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici.
La porzione del sito che si congiunge all’area di Montepiano (Colle dell’Impiso), grazie alla minore acclività, ospita boschi di cerro piuttosto estesi, in continuità con le cerrete di Gallipoli-Cognato e di Montepiano, riferiti all’habitat 91M0 Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere. Questi boschi sono caratterizzati dalla dominanza del cerro a cui si associano più sporadicamente aceri (Acer neapolitanus, Acer campestre), l’orniello (Fraxinus ornus) e la carpinella (Ostrya carpinifolia). Dal punto di vista fitosociologico tali formazioni sono riferibili all’associazione Physospermo verticillati-Quercetum cerridis.
Sui fianchi del vallone del Torrente Caperrino, tra l’abitato di Pietrapertosa e quello di Castelmezzano, grazie alla maggiore umidità atmosferica il bosco di cerro si arricchisce sempre più di elementi tipici dei boschi di forra quali il nocciolo (Corylus avellana), il tiglio (Tilia cordata), ecc. tanto da poterlo attribuire all’habitat 9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion fino ad entrare in contatto, nel fondovalle con la boscaglia igrofila a salici e pioppi e con aspetti puntiformi dell’habitat 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile, dominate da Petasites hybridus e Carex pendula.
Sotto il profilo faunistico il sito presenza una non comune mescolanza di elementi ecologicamente molto ben differenziati, in risposta all’ampia diversità ambientale che caratterizza questo sito. Sono infatti ben rappresentati gruppi faunistici tipicamente mediterranei (Sylvia cantillans, Sylvia melanocephala, Elaphe quatuorlineata), localizzati tendenzialmente alle quote inferiori in corrispondenza delle aree più xeriche, come pure elementi continentali o appenninici, distribuiti in funzione delle poche formazioni boschive, dei torrenti a rapido corso e delle fasce arbustive sui prati sommitali (Dendrocopos medius, Cinclus cinclus, Lanius collurio, Salamandrina terdigitata).
L’intero SIC si pone come un’area strategica per la conservazione di alcune specie di Uccelli aventi una distribuzione discontinua e localizzata nell’intero areale. Il territorio accidentato, caratterizzato da imponenti rupi e affioramenti, quasi integri sotto il profilo dell’antropizzazione, rendono l’area particolarmente idonea alla nidificazione di alcune specie di interesse comunitario, inserite nell’All. I della Dir. 79/409 CEE:
- Cicogna nera (Ciconia nigra). La specie si riproduce con una coppia all’interno del SIC, dove la sua nidificazione è conosciuta almeno dal 2002 (Bordignon, 2005). La popolazione italiana di questo raro ciconiiforme è stimata in 10-11 coppie al 2009 (Bordignon et alii, 2010), delle quali 5-6 presenti in Basilicata. Il SIC “Dolomiti di Pietrapertosa”, dunque, svolge un ruolo primario per la conservazione della specie, fungendo anche da potenziale bacino di espansione per la colonizzazione di altri territori limitrofi. I principali fattori di minaccia riguardano il rischio di impatto con cavi sospesi, il disturbo ai nidi a seguito della messa a punto di vie ferrate per l’arrampicata sportiva e l’inquinamento delle acque fluviali utilizzate come aree di foraggiamento.
- Biancone (Circaetus gallicus). Almeno una coppia nidifica all'interno del SIC. Specie piuttosto rara e localizzata nel centro-Sud, con appena 15-18 coppie stimate per la Basilicata (Sigismondi et alii, 1995). I possibili fattori di rischio sono da individuare nel disturbo ai nidi, tagli indiscriminati in particolare lungo i versanti, abbattimenti illegali, impatto contro linee elettriche e cavi sospesi.
- Falco pellegrino (Falco peregrinus). Nidificante con almeno 2 coppie sulle estese formazioni rupicole tra Castelmezzano e Pietrapertosa. La specie ha conosciuto un forte incremento numerico in tutto il suo areale europeo a partire dalla metà degli anni ’80 (Brichetti & Fracasso, 2003; BirdLife 2004), riconquistando territori da cui era scomparso. Il sito è senza dubbio di particolare rilevanza per la conservazione della specie, e potrebbe ospitare un numero di coppie più elevato, data la disponibilità di ambienti idonei alla nidificazione. I fattori di minaccia sono da ricondurre nell’arrampicata sportiva (disturbo ai nidi), abbattimenti illegali e impatto contro cavi sospesi.
Di particolare rilievo, inoltre, risulta la comunità ornitica rilevata in corrispondenza degli ambienti cacuminali localizzati nella porzione meridionale del SIC, tra la vetta del “Mt. Dell’Impiso” e “Costa Cervitale”, dove sono stati rilevati importanti popolazioni di Calandro (Anthus campestris), Culbianco (Oenanthe oenanthe), Codirossone (Monticola saxatilis), Sterpazzola (Sylvia communis), Averla Piccola (Lanius collurio) e Zigolo muciatto (Emberiza cia). A questo proposito è opportuno sottolineare che la presenza di specie come l’Averla piccola e il Calandro, in continuo declino su scala nazionale ed europea, e inseriti nell’All. I della Dir. “Uccelli”, suggerisce di avviare un piano di monitoraggio standardizzato pluriennale, finalizzato a verificare il trend delle popolazioni locali. Di un certo interesse, inoltre, risulta la presenza del Codirossone (Monticola saxatilis), nidificante in prossimità della “Tempa Pizzuta” e nell’area di “Costa Cervitale”. La distribuzione di questa specie lungo la penisola segue i principali rilievi dell’Appennino in maniera discontinua, con ampi vuoti di areale nel Centro-Sud (Brichetti & Fracasso, 2009). Si tratta delle prime osservazioni per questo settore territoriale, che ampliano l’areale della specie in Basilicata. E’ importante, inoltre, sottolineare la nidificazione di alcune coppie di Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) lungo il T. Caperrino. Si tratta di una specie la cui distribuzione è tuttora quasi del tutto sconosciuta in Italia meridionale, ecologicamente legato a tratti fluviali o torrentizi con portata minima garantita, con acque a rapido scorrimento, non inquinate e ricche di macroinvertebrati bentonici (Brichetti & Fracasso, 2007)
L’erpetofauna del SIC si caratterizza per la presenza della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo dell’Italia centro-meridionale e inserita nell’All. II della Dir. “Habitat”. Sono stati individuati due siti riproduttivi nella zona di “Cinto dei Forni” e in località “Acquarra”. Un altro endemismo appenninico, la Rana appenninica (Rana italica), inserita nell’All. IV della Dir. “Habitat”, è risultata essere ben distribuita nel SIC; è stata rilevata in prossimità dei corsi d’acqua presenti ma anche in fontanili e abbeveratoi. Il Tritone Italiano (Lissotriton italicus) è stato rilevato in tutti gli ambienti idonei (fontanili, abbeveratoi, pozze anche temporanee). I fattori che possono influenzare negativamente la conservazione di queste specie sono da individuare nella gestione delle piccole zone umide presenti. La “ripulitura” periodica di alcuni manufatti come fontanili e abbeveratoi di fatto elimina ogni traccia di vegetazione acquatica, indispensabile a queste specie per deporre le uova. Tale pratica è stata osservata ad esempio in località “Costa Cervitale”, dove un antico fontanile in pietra è risultato essere completamente privo di vegetazione. Le captazioni idriche inoltre, se non opportunamente regolate, possono produrre gravi scompensi in prossimità di sorgenti o piccoli corsi d’acqua a carattere torrentizio, compromettendo gli ambienti idonei per la riproduzione delle Salamandrina dagli occhiali.
Interessante, infine, la presenza del Cervone (Elaphe quatuorlineata), inserito nell’All. II della Dir. “Habitat” e del Saettone occhirossi (Zamenis lineatus) endemismo dell’Italia centromeridionale inserito nell’All. IV della Dir. “Habitat”.
FLORA:
Le ricerche avviate nel sito hanno messo in evidenza le peculiarità floristiche e vegetazionali rispetto al contesto del territorio regionale e nazionale. Il sito ospita alcune specie ad areale ristretto e/o endemiche le cui popolazioni meritano di essere tutelate in modo rigoroso. I prati aridi e le garighe rupestri sono gli habitat in cui si concentra la maggior parte di specie endemiche e/o d’interesse conservazionistico.
Tra le specie d’interesse comunitario è stata rinvenuta Stipa austroitalica ssp. austroitalica, precedentemente non segnalata per il sito, endemismo dell’Appennino meridionale, incluso nell’All. II della Dir. Habitat come specie di interesse prioritario. Tale entità è nota anche per altre località della Basilicata, nel sito sono stati rinvenuti due piccoli popolamenti: sulle rupi presso l’abitato di Castelmezzano e nei prati aridi di Costa Cervitale sopra Pietrapertosa.
Di rilievo è anche la presenza di Linaria dalmatica, specie a distribuzione appennino-balcanica nota in Italia per pochissime località della Basilicata, Calabria e Puglia. Si rinviene lungo le scarpate al margine delle boscaglie, nuclei con poche decine di esemplari sono stati rilevati lungo la strada per Pietrapertosa, mentre una popolazione più consistente si segnala in località Acquarra, nel vallone del Torrente Caperrino. La specie è considerata minacciata (EN) a livello nazionale e regionale (Conti et al., 1997).
Altra presenza floristica di rilievo è rappresentata da Knautia lucana, endemismo esclusivo della Basilicata, noto per alcune località del Parco di Gallipoli-Cognato, Parco della Val d’Agri e Parco del Pollino. Nel sito si rileva nelle schiarite del bosco di forra e del querceto nel vallone del Torrente Caperrino, lungo la strada per Castelmezzano.
Sulle scarpate e su substrati incoerenti presso Castelmezzano si rinviene Onosma helvetica ssp. lucana, anche questo un endemismo dell’Italia meridionale, noto solo per tre località lucane e tre calabresi (Peruzzi et al., 2004). La stazione delle Dolomiti Lucane rappresenta il locus classicus di questa entità.
Molte delle specie citate entrano nel corteggio floristico delle fitocenosi rupicole delle rupi arenacee che caratterizzano il sito. Altre specie di rilievo in queste fitocenosi sono alcuni endemismi appenninici come Centaurea deusta, Lomelosia crenata, Erysimum pseudorheticum numerose specie del genere Sedum (Sedum acre, Sedum album, Sedum dasyphyllum, Sedum hispanicum) e altre specie rupicole come Minuartia verna, Asperula aristata, Athamanta sicula e Aurinia saxatile.
I prati sono ricchi di fioriture di orchidee fra le quali Neotinea maculata, Orchis tridentata, Orchis papilionacea, Orchis mascula, Ophrys tethrendinifera, Orchis provincialis, Orchis quadripunctata. All’esterno del sito sono state rilevate anche Himanthoglossum hircinum e Ophrys lacaitae, probabilmente presenti anche nel sic. Tutte le orchidee sono considerate specie a protezione assoluta secondo il D.G.R. n. 55 del 18/3/2005, e sono inoltre, inserite nell’Allegato B della Convenzione CITES.
FAUNA:
Nel SIC sono state individuate 14 specie faunistiche di interesse comunitario; di queste, 9 specie di Uccelli risultano inserite nell’All. I della dir. 79/409 CEE, 1 specie di Rettili e 1 di Anfibi sono inserite nell’All. II della Dir. 92/43 CEE mentre 1 specie di Rettili e 2 di Anfibi risultano nell’All. IV della Dir. 92/43/CEE. La lista di Uccelli comprende diverse specie legate agli ambienti rupicoli, che di fatto dominano il paesaggio ecosistemico. E’ il caso, ad esempio, della Cicogna nera (Ciconia nigra) e del Falco Pellegrino (Falco peregrinus), nidificanti lungo le falesie poste al centro del SIC. Altro elemento di spicco del territorio è rappresentato dagli estesi pascoli cespugliati, che trovano sviluppo soprattutto nel settore meridionale del SIC. Questo ambito territoriale risulta particolarmente ricco di specie, con una comunità ornitica ben caratterizzata dalla presenza di specie tipicamente legate a tali contesti: Tottavilla (Lullula arborea), Calandro (Anthus campestris), Codirossone (Monticola saxatilis), Averla piccola (Lanius collurio). La presenza diffusa del Nibbio reale (Milvus milvus), inserito nell’All. I della dir. “Uccelli”, conferisce al territorio un ruolo di rilievo per la conservazione di questa specie, la cui popolazione italiana è concentrata per oltre il 70% in Basilicata (Allavena et alii, 2008). Di particolare interesse risulta, inoltre, la presenza del Lodolaio (Falco subbuteo). Una coppia è stata osservata alla fine di Giugno presso il Mt. dell’Impiso in parata nuziale e atteggiamento aggressivo verso altri rapaci (mobbing verso Poiana e Nibbio reale); si tratta di importanti indizi di nidificazione (per ora da ritenersi precauzionalmente solo “probabile”), fin ora mai accertata per questa specie in Basilicata (Boano et alii, 1985; Fulco et alii, 2008). Di particolare rilievo la nidificazione sulle rupi di Castelmezzano del Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus), specie la cui nidificazione in Basilicata è stata accertata solo di recente (Fulco & Tellini, 2008) e che sembra confermare nel contesto regionale il trend positivo di espansione di areale rilevato per il resto della Penisola (Brichetti & Fracasso, 2009). Interessante, inoltre, lo svernamento del Sordone (Prunella collaris) e del Picchio muraiolo (Thichodroma muraria), specie localizzate e rare come svernanti sul territorio regionale. Infine, anche se marginali rispetto al contesto territoriale, le cerrete situate in prossimità del Mt. Dell’Impiso, lungo i versanti che decorrono verso Montepiano, offrono siti idonei alla nidificazione del Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius) il quale, ampiamente distribuito nei vicini SIC “Foresta di Gallipoli Cognato” e “Bosco di Montepiano”, risulta presente con poche coppie anche nel SIC in oggetto.
La componente erpetologica è rappresentata da alcune specie inserite in direttiva “Habitat” nell’allegato IV, come il Tritone italiano (Lissotriton italicus), la Rana appenninica (Rana italica) e il Saettone occhirossi (Zamenis lineatus). Tuttavia, l’elemento di maggior interesse è relativo alla presenza della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), della quale sono state rinvenute le larve in due siti distinti. E’ plausibile che sia più diffusa all’interno del SIC di quanto fin ora accertato, dunque si suggerisce l’opportunità di condurre indagini ad hoc, per stabilire l’esatta distribuzione della specie sul territorio, al fine di meglio orientare i futuri piani di gestione.
Alcune specie precedentemente segnalate nel formulario non sono state osservate durante la presente campagna di rilevamento. Nel dettaglio si espongono di seguito le considerazioni specie-specifiche:
Capovaccaio (Neophron percnopterus). Specie NON rilevata. Analizzando i dati disponibili a partire dal 1997 (Fulco, dati inediti; Archivio MITO2000; Visceglia, dati inediti), non risulta alcuna osservazione di Capovaccaio nell’area di studio. I siti di nidificazione noti per la Regione sono ubicati in altre località, ben distanti dal SIC in esame. E’ dunque possibile che la specie sia scomparsa dall’area di studio almeno da 13-15 anni oppure che fosse stata originariamente segnalata per errore. Si propone pertanto di ESCLUDERE la specie dal formulario ufficiale.
Lanario (Falco biarmicus). Specie NON rilevata. Dal momento che la specie tende a selezionare siti riproduttivi diversi anno dopo anno, è possibile che attualmente la/le coppie originariamente segnalate si siano spostate. Non è comunque da escludere la possibilità che sia scomparsa del tutto dall’area di studio, a fronte del calo generalizzato cui il Lanario sta andando incontro in tutto il suo areale europeo (BirdLife, 2004). Si propone di INCLUDERE la specie nel formulario, stimando una consistenza di 0-1 coppie.
Gufo reale (Bubo bubo). Specie NON rilevata. Si ritiene la sua presenza altamente probabile per l’estrema idoneità del SIC in esame. E’ plausibile che sia passata inosservata durante la prima fase del lavoro a causa di un difetto di ricerca. Ci si riserva di confermarne la presenza nei prossimi mesi. SI propone di INCLUDERE la specie nel formulario ufficiale con consistenza di popolazione ignota avvalendosi del codice generico di presenza (P).
Lupo (Canis lupus). Specie NON rilevata. Si ritiene praticamente certa la frequentazione del SIC da parte della specie, dal momento che è stata rilevata a pochi chilometri nella foresta di Gallipoli-Cognato. Inoltre, sono state raccolte testimonianze attendibili da parte degli allevatori e degli agenti del Corpo Forestale dello Stato, oltre alla documentazione in possesso dell’Ente Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane che ne attesta la presenza per l’interro territorio del Parco.
La zootecnia è praticata nel SIC in misura estremamente contenuta, in ragione delle sue caratteristiche geomorfologiche, che la rendono particolarmente impervia e di difficile sfruttamento. Alcuni segni relativi alle attività di allevamento, per la gran parte di ovini e caprini, sono concentrati ai margini dell’are SIC o al di fuori di essa, a ridosso dei confini dell’area SIC stessa. Tali segni non sono rappresentabili come elementi di particolare minaccia per gli habitat protetti.