Grotticelle di Monticchio


Carta di identità del sito

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Nome Grotticelle di Monticchio
Codice IT9210140
Tipo B
Estensione 342,18 ha
Comuni
Province
Habitat (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 91M0, 91B0, 6220* dettagli   »
Specie
Note

Habitat All. 1 Dir. 92/43/CEE

Grotticelle di Monticchio

91M0 - Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

91B0 - Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia

6220* - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

Specie All. 2 Dir. 92/43/CEE e all.1 dir. 79/409/CEE

Grotticelle di Monticchio



L’area SIC di Grotticelle di Monticchio è situata nella parte nord-occidentale della Basilicata ai confini con la regione Campania. L’area è dislocata lungo una propaggine collinare del sistema montuoso del Vulture  ed è ricompresa interamente nel bacino idrografico del fiume Ofanto. Il sito rientra principalmente nel comune di Rionero in Vulture e, per la porzione a sud del vallone Refezzella, nel comune di Atella. La superficie dell’area è di ca. 342 ha, maggiore dell’area della Riserva Statale (di poco superiore ai 200 ha), istituita nel 1971 per la protezione del lepidottero Acanthobrahmea europaea Htg. Questa grande falena notturna, appartenente ad un genere che si riteneva assente in Italia fino alla sua scoperta avvenuta all’inizio degli anni 60, è da considerarsi un relitto miocenico.

Il sito è, dunque, un’area di eccezionale importanza dal punto di vista naturalistico proprio per la presenza della Bramea, scoperta dal conte Hartig nel 1963, e per la quale fu istituita, con Decreto del Ministero dell’Agricoltura dell’ 11 settembre 1971, la Riserva Naturale Orientata “Grotticelle”, unico provvedimento legislativo in Italia per la protezione di una farfalla. La propaggine a sud del sito è inoltre ricompresa nella Foresta Regionale di Monticchio e si sovrappone anche, parzialmente, ad una importante ed estesa IBA (Important Bird Area), quella della fiumara di Atella. Da segnalare, infine, il fatto che a pochi chilometri di distanza dal sito di Grotticelle è possibile rinvenire un altro Sito di Importanza Comunitaria, quello di “Monte Vulture”.

 

 

1.1.        IL TERRITORIO

 

Come si è accennato in precedenza, l’area SIC di Grotticelle è dislocata lungo una propaggine pedemontana del sistema montuoso del Vulture. L’area ha una altitudine variabile da 719 m s.l.m., in località “Il Castello”, a poco più di 300 m s.l.m. nei pressi del fiume Ofanto, lungo il confine occidentale dell’area.

Geologia

Dal punto di vista geologico le formazioni che interessano l’area sono riconducibili all’Unità di Ariano (Pliocene Medio-Inferiore) che interessa la maggior parte dell’area e al Flysh Rosso (Oligocene-Cretacico Superiore) presente nella parte più settentrionale del sito. Nella parte sud-orientale sono presenti le piroclastici da deflusso. Per una maggiore caratterizzazione dei litotipi affioranti è stata acquisito e digitalizzato il Foglio Geologico d’Italia 187 Melfi (allegato 3).

Come si evince dalla carta, i litotipi affioranti nell’area sono principalmente riconducibili a due formazioni, i Conglomerati poligenici poco coerenti del Pliocene Medio-Inferiore (Pcg) e le Argille e marne siltose e sabbiose del Pliocene Medio-Inferiore (Pag). I litotipi appartenenti ai Conglomerati occupano la parte centro-orientale dell’area arrivando a Ovest fino alla quota di ca. 500 m s.l.m. A partire da questa altitudine e degradando fino al confine occidentale (SS Ofantina) affiorano i litotipi ascrivibili alle Argille e alle marne siltose e sabbiose.

Nella parte settentrionale del sito affiorano, su superfici di limitata estensione, i Travertini e incrostazioni travertinose (tv) del Peistocene-Olocene, presenti in una area che va dalla strada di accesso all’area, ad oriente, fino al vallone Ciraso. Più a sud, e a ridosso di questi ultimi, affiorano gli Argilloscisti Varicolori (M1O3) dell’Aquitaniano-Oligocene Superiore, presenti in un cuneo tra le formazioni principali in precedenza descritte.

Nella parte sud-occidentale del SIC affiorano, su una area di limitata estensione, le Alluvioni recenti terrazzate (a2) del Pleistocene-Olocene mentre nella parte nord-occidentale del sito si rinvengono ancora i Conglomerati poligenici poco coerenti.

Pedologia

Per la caratterizzazione pedologica ci si è basati sulla Carta dei suoli della Regione Basilicata (acquisita, ed opportunamente georeferenziata, nel SIT) e su osservazioni condotte nella fase di sopralluogo. Come è possibile osservare dalla carta (allegato 4), la maggior parte dell’area in esame appartiene alla Provincia Pedologica 6 (“Suoli dei rilievi centrali a morfologia aspra”) e, nello specifico, all’Unità 6.9. Si tratta di suoli di bassi e medi versanti su substrati di conglomerati più o meno cementati e sabbie plioceniche. Hanno morfologia complessa con pendenze da moderata a fortemente acclive. Si tratta di suoli scarsamente calcarei a reazione sub-alcalina e alcalina. Sono sufficientemente profondi con tessitura franco-argillosa e franco-sabbiosa. Lo scheletro è scarso e sono caratterizzati da una decarbonatazione superficiale: scarsamente calcarei in superficie, lo sono invece ad una certa profondità. La permeabilità è moderatamente bassa e il drenaggio è, generalmente, buono. Sul confine orientale sono presenti suoli riconducibili alla Provincia pedologica 9 (“Suoli dei rilievi vulcanici del Vulture”), ascrivibili all’Unità 9.2. Si tratta di suoli dei bassi versanti del complesso montuoso del Vulture, abbastanza evoluti per brunificazione con evidente melanizzazione degli orizzonti superficiali (epipedon umbrico e mollico). La tessitura è franca con scheletro generalmente scarso e buon contenuto di sostanza organica negli orizzonti superficiali. Hanno reazione neutra, permeabilità moderatamente elevata e risultano essere ben drenati. Su una fascia di scarsa ampiezza (un centinaio di metri) lungo tutto il confine occidentale del SIC sono presenti suoli ascrivibili all’Unità 8 (“Suoli delle conche fluvio-lacustri e piane alluvionali interne”) e, più specificatamente, all’Unità 8.6. Si tratta di suoli tipici delle piane alluvionali, consistenti in depositi alluvionali sabbiosi e ciottolosi. Sono suoli poco evoluti, generalmente scarsamente profondi con tessitura moderatamente grossolana e con elevata pietrosità superficiale. Hanno reazione alcalina e risultano eccessivamente drenati.

Idrografia

L’area di Grotticelle ricade interamente all’interno del bacino idrografico del fiume Ofanto, che rappresenta, tra l’altro il limite fisiografico occidentale dell’area di Grotticelle sebbene il limite amministrativo del SIC ricada qualche centinaio di metri più ad oriente coincidendo con la SS Ofantina (allegato 5). Nella parte meridionale dell’area protetta, e comunque al di fuori dei confini della stessa, la fiumara di Atella confluisce nell’Ofanto. L’area SIC è attraversata da altri due corsi, a carattere torrentizio, tributari dell’Ofanto: il vallone Ciraso e il vallone Refezzella. Il primo coincide, per circa un terzo della sua lunghezza, con il perimetro settentrionale dell’area SIC per confluire poi nell’Ofanto nei pressi della stazione di Aquilonia. Il confine settentrionale dell’area SIC, invece, dopo aver seguito nel primo tratto il vallone risale trasversalmente la costa per andare a chiudersi ad occidente sulla SS Ofantina. Il vallone Refezzella attraversa, da Est ad Ovest, la parte meridionale dell’area SIC per immettersi poi nell’Ofanto poco più a Nord della confluenza della fiumara di Atella nel corso principale. Il vallone Refezzella, inoltre, coincide con il confine amministrativo dei comuni di Rionero in Vulture, a Nord, e di Atella a Sud.

 

 

1.2.        IL CLIMA

 

Il clima dell’area è tipicamente oro-mediterraneo con estati calde e siccitose per un periodo più o meno prolungato e con inverno freddo e piovoso e, non di rado, nevoso. La piovosità è concentrata soprattutto nei mesi autunno-invernali (oltre il 60% delle precipitazioni si registra in queste stagioni) e circa un quarto della pioggia cade nei mesi primaverili. Si registra anche una notevole escursione termica sia diurna che stagionale

Per una maggiore caratterizzazione climatica dell’area in esame si sono presi in considerazione i dati termo-pluviometrici della vicina stazione di Monticchio Bagni, posta a quota 652 m s.l.m. La piovosità media annua risulta essere di 815 mm, concentrata come si è detto, soprattutto nel periodo autunno-inverno (497 mm) con una buona piovosità primaverile (207 mm). Il numero di giorni piovosi è 87 di cui 51 nella stagione autunno-invernale e 24 in quella primaverile. Per quanto riguarda le temperature, la media annua è di 13.4 °C con una escursione termica annua abbastanza accentuata (17.8 °C).  Il mese più caldo è luglio con una temperatura media di 23.4 °C mentre quello più freddo è gennaio con una media di 4.7 °C. Per quanto riguarda i valori estremi, la temperatura media dei massimi annui è di 36.1 °C mentre quella media dei minimi annui è di -6.3 °C.  Il climogramma di Bagnouls-Gaussen evidenzia un periodo di aridità che va da giugno alla prima decade di settembre sebbene nell’area in esame questo periodo di aridità (considerando la morfologia dell’area e l’ altitudine prevalente inferiore a quella della stazione termo-udometrica) è sovente più precoce e maggiormente prolungata.

Considerando l’indice di aridità di De Martonne, l’area in esame ricade nella fascia 30-40 (valore 34.8) che si colloca nella fascia più bassa della zona umida, vicina al sub-umido. Secondo la classificazione fitoclimatica di Pavari-De Philippis, l’area di Grotticelle ricade interamente nella fascia fitoclimatica del Lauretum, sottozona fredda.

 

 

L’area di Grotticelle risulta essere un sito di eccezionale importanza per la presenza del lepidottero Acanthobrahmea europaea Htg., scoperta all’inizio degli anni 60 e per la cui tutela, su indicazioni dello stesso conte Hartig, scopritore della falena, fu istituita, nel 1971, la Riserva Statale.

Sul sito è presente Fraxinus oxycarpa, che lo stesso Hartig considerava nutrice della farfalla e il cui habitat dunque risultava assolutamente necessario tutelare. La riserva si estende per un’area di 209 ha mentre l’attuale SIC risulta essere più esteso (342 ha) ricomprendendo la porzione a Sud del vallone Refezzella (nel comune di Atella) e, a Nord, il versante che dalla strada di accesso all’area (che rappresenta il limite settentrionale della riserva statale) scende verso il vallone Ciraso. Studi recenti hanno evidenziato che l’unica specie nutrice certa della falena è Phillyrea latifolia, arbusto sempreverde della famiglia delle Oleacee, abbastanza frequente sul sito, ma che registra valori di abbondanza più elevati verso il limite occidentale dell’area, anche al di là dello stesso confine amministrativo del SIC, vale a dire nella fascia di vegetazione che va dalla strada statale all’alveo del fiume Ofanto.

Sul SIC è, dunque, presente l’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (codice 91B0) che interessa una superficie di poco superiore al 20% dell’intera area SIC. Il frassino meridionale è rinvenibile soprattutto, infatti, in un’area nord-occidentale a partire dalla strada di accesso all’area sulla SS Ofantina per risalire a quote più elevate (circa 450 m) diventando via via più sporadico. Questa rarefazione, man mano che si sale di quota, potrebbe essere riconducibile ad un abbassamento della falda idrica; la rinnovazione del frassino, infatti, alle quote più alte risulta pressoché assente mentre si denota una discreta rinnovazione nei pressi dell’Ofanto. Fraxinus oxycarpa è inoltre rinvenibile nei pressi dei due valloni, il vallone Ciraso a Nord e il vallone Refezzella a Sud a testimonianza del temperamento meso-igrofilo della specie. Il soprassuolo arboreo ove è rinvenibile il frassino è definibile, dal punto di vista strutturale, come una fustaia sopra-ceduo. La fustaia transitoria è costituita da soggetti arborei, prevalentemente di origine agamica, di Quercus cerris e, meno frequentemente, di Quercus pubescens. Il cerro, infatti, rispetto alla roverella risulta essere maggiormente esigente in fatto di umidità e dunque lo si rinviene più soventemente laddove alligna anche il frassino. La fustaia transitoria è coetaneiforme, originatasi per invecchiamento di polloni rilasciati nelle utilizzazioni che hanno preceduto la costituzione della riserva statale. Laddove è presente anche il frassino, al piano dominante costituito dalle querce si aggiungono altre specie che vanno a costituire il piano codominante: Fraxinus ornus, Acer monspessulanum, Acer opalus, Acer campestre, oltre, ovviamente allo stesso Fraxinus oxycarpa. Il ceduo, invecchiato, è costituito fondamentalmente dal Carpinus orientalis, decisamente prevalente, a cui si associano Acer campestre, Fraxinus ornus, Fraxinus oxycarpa. Lo strato arbustivo è costituito da specie a temperamento termofilo e xerofilo come Ligustrum vulgare, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Asparagus acutifolius e, nelle aree più degradate, Spartium junceum.

L’habitat 91M0 (Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere) è costituito sempre da un bosco deciduo a dominanza di Quercus cerris e, meno frequentemente, da Quercus pubescens. Quest’ultima quercia diventa maggiormente presente sul versante che espone a Nord nei pressi del vallone Refezzella. A queste specie, che costituiscono il soprassuolo principale, fustaia transitoria derivante da invecchiamento di matricine, si accompagno altre specie che vanno a costituire il piano dominato: Carpinus orientalis in modo particolare ma anche Fraxinus ornus, aceri (Acer campestre, Acer monspessulanum, Acer opalus) e, meno frequentemente, Ulmus minor e Carpinus betulus. Nello strato arbustivo-lianoso si rinvengono: Ligustrum vulgare, Euonimus europaeus, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Cornus sanguinea, Clematis vitalba, Asparagus acutifolius, mentre in quello erbaceo si rinviene Melittis melissophyllum, Geum urbanum, Carex pendula, Rubus spp., Cyclamen hederifolium. Sul versante che espone nei quadranti meridionali le querce diventano meno frequenti e si rinvengono specie maggiormente termofile, oltre a Carpinus orientalis e a Fraxinus ornus sono presenti Phillyrea latifolia,  Pistacia terebinthus, Pistacia lentiscus e, più raramente, Quercus ilex

L’altro habitat presente nell’area di Grotticelle è quello identificato dal codice 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea) ospitato da un versante calanchivo, a Sud-Ovest dell’area, che degrada verso l’area di confluenza della fiumara di Atella con il fiume Ofanto. Si tratta di un’area calanchiva in erosione su substrato costituito da argille plioceniche e, nella parte bassa, da alluvioni terrazzate del Pleistocene. A monte della stessa area è stato realizzato nel passato, a scopo di stabilizzazione del versante, un rimboschimento costituito fondamentalmente da Cupressus sempervirens. L’area è interessata da un progressivo e caratteristico movimento franoso a zolle e con incisioni, di origine meteorica, tipiche delle formazioni calanchive. Nello strato arbustivo si rinviene, in maniera particolare, Phillyrea latifolia, presente con esemplari vigorosi, mentre quello erbaceo è costituito fondamentalmente da Cardopatum corymbosum e da numerose specie di bulbose e terofite. La biocenosi rappresenta, con ogni probabilità, uno stadio regressivo di formazioni più evolute deterioratesi in seguito a fenomeni franosi, di erosione ed antropici (sovra pascolamento ed incendi).

Dal punto di vista floristico, vi è da citare la presenza nel SIC di alcune orchidee appartenenti al genere Orchis (O. purpurea; O. simia) e Ophrys (O. lutea; O. apifera: O. sphegodes), specie a protezione totale ai sensi del D.P.G.R. n° 55 del 18 marzo 2005 e alcuni endemismi meridionali: il già menzionato Fraxinus oxycarpa, Acer obtusatum e Crocus imperati. Le orchidee sono rinvenibili soprattutto nei pressi del vallone Refezzella. Sul versante medio-basso della località “Grotticelle” è rilevante la presenza di Lilium bulbiferum ssp croceum, specie a protezione limitata ai sensi del D.P.G.R. n° 55 del 18 marzo 2005, a testimonianza di un buon grado di conservazione dell’habitat. Rilevante anche la presenza dei ciclamini (Cyclamen hederifolium e Cyclamen repandum) e di Colchicum lusitanum, specie non ancora descritta per la Basilicata. Nella radura in prossimità dei ruderi del castello si osservano specie sinantropiche quali Diplotaxis tenuifolia e Ficus carica, nonché specie quali Asfodelus albus, Verbascum thapsus, Papaver rhoeas tipiche di aree soggette a pascolamento.

Tra l’entomofauna, oltre alla eccezionale presenza della Bramea, e alla specie endemica Melitaea diamina spp. nigrovulturis, è da citare la presenza del macaone (Papilio macaon) e della vanessa del cardo (Vanessa cardui) perché considerate dagli entomologi sempre più rare; la seconda è, tra l’altro, specie migratrice. Tra i coleotteri, meritevole di menzione, in quanto presente nell’Allegato II della Direttiva Habitat, è il Cerambicide della quercia (Cerambyx cerdo).

Di notevole interesse è anche l’avifauna per la presenza di alcune specie inserite nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE: il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) della famiglia degli Accipritidi e i nibbi (Nibbio bruno, Milvus migrans e il Nibbio reale, Milvus milvus). Lungo i corsi d’acqua è rinvenibile il Martin pescatore (Alcedo attis). Alla famiglia dei Picidae appartiene il picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius) mentre tra i rapaci notturni è presente il Gufo reale (Bubo Bubo).

Interessante anche l’erpetofauna presente a Grotticelle. Tra le specie elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE, sono da segnalare la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina tergi ditata), il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex) e l’Ululone appenninico (Bombina pachypus). Tra i mammiferi sono presenti il Tasso (Meles meles) e la faina (Martes foina).

L’area in esame presenta alcune criticità da ricondurre fondamentalmente al rischio di compromettere l’habitat a cui è legato la farfalla Acanthobrahmea europaea, sicuramente l’elemento biotico di maggiore rilevanza del sito. A questo proposito è da rilevare che intorno all’area SIC, soprattutto sul confine settentrionale e orientale vi sono estesi campi coltivati a seminativo con numerose case rurali e agglomerati agricoli sparsi sul territorio. Questo fa in modo che il rumore dei trattori, la deriva degli antiparassitari, l’effetto di concimi, la forza dei venti e le luci abbiano una influenza negativa sulla falena. Luci anche fioche, infatti, sono in grado di richiamare la farfalla e spingerla fuori dal proprio habitat, anche per molti chilometri.

Inoltre alcune aree interne al SIC risultano essere eccessivamente pascolate; questo è testimoniato dalla presenza tappezzante, su qualche superficie, di alcune specie indicatrici, quali l’asfodelo e, in aree abbastanza estese con copertura arborea e arbustiva, dalla conformazione prostrata e a cuscino del piano arbustivo. In queste aree la rinnovazione delle specie del piano arboreo dominante e codominante (tra cui lo stesso Fraxinus oxycarpa) viene compromessa con una influenza negativa sulla evoluzione futura di questi popolamenti.

FAUNA:

La fauna del sito è costituita da un discreto numero di specie, in gran parte legate all’ambiente forestale ampiamente rappresentato. L’erpetofauna comprende almeno 10 specie (7 specie di anfibi e 3 specie di rettili) la cui presenza nel SIC è stata accertata durante le fasi di monitoraggio. Tre di queste, Salamandrina terdigitata, Triturus carnifex e Bombina pachypus sono incluse nell’All. II della Direttiva Habitat. L’avifauna è certamente il gruppo più numeroso con 52 specie censite; sei specie (Pernis apivorus, Milvus migrans, Milvus milvus, Bubo bubo, Alcedo atthis, Dendrocopos medius) sono incluse nell’All. I della Direttiva Uccelli e godono di particolare interesse conservazionistico. Riguardo ai mammiferi, nel sito sono stati riscontrati segni indiretti di presenza appartenenti a sole 2 specie (cfr. § 3.3), Martes foina e Meles meles. Tra gli invertebrati, oltre a Acanthobrahmea europaea, non contemplata negli allegati della Direttiva, è stata rinvenuta una specie, appartenente ai coleotteri, elencata nell’allegato II della Direttiva Habitat, il Cerambicide della quercia (Cerambix cerdo)

L’area di Grotticelle appartiene alla propaggine più settentrionale di un complesso boscato molto esteso che ricopre, su entrambi i lati, le pendici che degradano verso la fiumara di Atella (e che costituisce l’IBA “Fiumara di Atella” il cui limite settentrionale coincide con il vallone Refezzella). Una parte importante di questo esteso complesso boschivo, quello posto in riva destra della fiumara di Atella, è anche Foresta Regionale (dotata di piano di gestione forestale) e che si sovrappone, parzialmente, all’area SIC di Grotticelle. Questa estrema propaggine settentrionale è circondata, soprattutto a Nord e a Est, da estesi campi coltivati a seminativo e da numerose case rurali con annessi agricoli. L’agglomerato di Monticchio Sgarroni, da cui si procede per l’accesso ad oriente all’area SIC, è situato a poco più di un chilometro di distanza dal perimetro dell’area protetta. All’interno dell’area è riscontrabile il pascolamento, ovino in particolare, e allevamento stanziale di bovini (di razza podolica) i cui effetti, come si dirà in seguito, risultano, in alcune aree, deleteri per la rinnovazione del soprassuolo principale a causa del morso del bestiame e dell’eccessivo costipamento del terreno.

Gli accessi fondamentali all’area (allegato 6) sono posti l’uno sul lato orientale, a Nord della stessa, e l’altro su quello occidentale a cui si accede dalla SS Ofantina attraverso una stradina, chiusa da una sbarra, che si inerpica, in mano destra, verso il complesso boschivo. Il tratto di strada che attraversa da oriente l’area di Grotticelle risulta essere in un primo tratto asfaltato dopodiché, verso quota 450 m, è in terra battuta per tutto il tratto che arriva all’ex rifugio del CFS da un lato e che si ricongiunge al tratto di strada che arriva all’ Ofantina, dall’altro. L’area è servita anche da una rete fitta di sentieri (alcuni dei quali erano piste di servizio per gli impianti arborei artificiali) la maggior parte dei quali, però, risulta ormai invasa dalla vegetazione.

Da segnalare, per la sua importanza storica, la presenza, nei pressi della cima più elevata di Grotticelle di un castello antecedente a quelli normanni. I resti del “Castello” sono rappresentati da una serie di fortificazioni poste a difesa del Vulture sin dall’età pre-normanna. Attualmente del castello sono riconoscibili solo tre ambienti, a pianta pseudo quadrata ricoperti da fitta vegetazione. Al di sotto di un distrutto piano di calpestio è rinvenibile una cisterna con pareti realizzate in conci. Della struttura muraria che è ancora in piedi si conserva un arco acuto risalente al XII secolo.

Da menzionare, infine, la presenza nell’area di alcuni manufatti di una certa rilevanza testimoniale: in modo particolare la presenza di un pozzo in pietrame probabilmente utilizzato nel passato per la raccolta dell’acqua piovana.