Nome | Lago Pantano di Pignola |
Codice | IT9210142 |
Tipo | C |
Estensione | 155 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 3290, 3280, 3150, 6420 dettagli » |
Specie | |
Note |
Nome | Lago Pantano di Pignola |
Codice | IT9210142 |
Tipo | C |
Estensione | 155 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 3290, 3280, 3150, 6420 dettagli » |
Specie | |
Note |
Il Lago Pantano di Pignola si estende su 155ha nei pressi del comune di Potenza, ad una quota media di 762 metri s.l.m. E’ localizzato a circa 10 Km a sud di Potenza in una depressione pedemontana delimitata a nord dalla Serra Stantiere (quota massima 901 m s.l.m.), ad ovest dalle dorsali del rilievo del Petrucco (1096 m s.l.m.), a sud dallo spartiacque che proviene da La Rocca (897 m s.l.m.) e separa la piana del Lago dai Lucchetti e dai Pantani di Pignola e ad est dalla Serra S. Marco (800 m s.l.m.). L’invaso, ricade nel comune di Pignola (cartografato nel Foglio 199 “Potenza” della Carta d’Italia, tavolette I NO “Potenza” e I SO “Pignola”, scala 1: 25000) ha un’ampiezza di 73 ettari, ed è oggetto di diverse forme di protezione. Esso, infatti, oltre ad essere Riserva Naturale Regionale per una superficie complessiva di 155 ettari, (ai sensi dell’ex L.R. 42/80 abrogata dalla L.R. 28/94, e del D.P.G.R. 795/84), è uno dei 48 siti Bioitaly SIC-ZPS (Sito d’Importanza Comunitaria – Zona di Protezione Speciale) della
Regione Basilicata, istituito in applicazione delle Direttive Comunitarie (Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE; Direttiva “Habitat” 92/43/CEE) ed è incluso nell’Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette del Ministero dell’Ambiente come Riserva Naturale Lacuale.
Il sito nasce nel 1984 per tutelare una serie di ambienti di elevato interesse e valore naturalistico. E’ riconosciuta come Riserva Regionale protetta a partire dal 1995 e la sua gestione è ad oggi affidata alla Regione Basilicata. Dal 2002 la gestione della riserva è affidata al WWF che vi opera attraverso la Cooperativa Nova Terra con una serie di iniziatve di sensibilizzazione ed educazione ambientale.
IL TERRITORIO
L’area ricade nell’ambito dei suoli delle conche e piane interne ai rilievi montuosi appenninici, su depositi lacustri, formatisi durante il Pleistocene. Sono presenti depositi alluvionali terrazzati, ciottolosi e sabbiosi, formati da calcilutiti di colore grigio e marne chiare e rosse, sottoposti a depositi lacustri argillosi di origine più recente.
All’altezza del vallone di Petrucco, confinante a sud-ovest con il lago, si ritrovano rocce di natura silicea aventi intercalazioni di diaspri, siltiti, marne rossastre e brecciole risalenti al Giurassico, mentre al confine sud-est ritroviamo Flysch galestrino con argilloscisti grigi e bruni, galestri con intercalazioni di calcari marnoso siliciferi e brecciole risalenti anchíessi al Giurassico.
Dove scorre l’emissario del lago sono presenti, infine, marne argillose grigie e rosse, marne calcaree e calcari marnosi, calcareniti e arenarie di origine Oligocenica.
Secondo la Carta Pedologica della Regione Basilicata il Lago Pantano di Pignola è posto nell’ambito dei suoli delle conche fluvio-lacustri minori, sviluppati su depositi prevalentemente fini, talora sabbiosi, caratterizzati da profilo moderatamente differenziato per parziale rimozione dei carbonati e brunificazione degli orizzonti a drenaggio libero. Nell’area, inoltre, si assiste alla gelificazione, ovvero alla saturazione più o meno prolungata degli orizzonti con diminuzione della disponibilità di ossigeno e riduzione dei minerali di ferro.
Questi processi sono favoriti dalla presenza di falda temporanea o talora permanente nel suolo, a causa della posizione morfologica depressa e alla diffusione notevole di depositi lacustri e alluvionali a granulometria fine, limosa e argillosa, che limitano fortemente l’infiltrazione delle acque meteoriche in profondità. Soprattutto a contatto con i rilievi circostanti sono presenti suoli, a matrice prevalentemente argillosa, che tendono ad una moderata fessurazione nei periodi secchi e al rigonfiamento nei periodi umidi. Associati a questi ultimi sono presenti, in aree morfologicamente più depresse, suoli moderatamente evoluti, molto profondi, a drenaggio mediocre a ad orizzonte superficiale franco sabbioso.
Il bacino imbrifero ha una superficie di 9,24 Km2 e comprende i bacini dei torrenti Fossa Cupa, Sciffra, Vallone dell’Arioso e Vallone di Petrucco. L’area del bacino, sebbene includa rilievi con altezza massima intorno a 1150 m s.l.m., presenta limitate zone con pendenze notevoli. Infatti la morfologia è pianeggiante o debolmente ondulata con pendenze molto basse (0-5%) di superfici terrazzate per effetto dell’incisione dei corsi d’acqua.
Gli apporti idrici naturali al lago, formatosi per costipamento alluvionale, dipendono dalle acque meteoriche ricadenti nel bacino come prima definito e in prevalenza dagli afflussi, di carattere torrentizio, del Vallone di Petrucco. Nella zona N-NE dell’invaso, invece, l’idrografia superficiale non è molto sviluppata. Apporti più consistenti vengono assicurati artificialmente da una condotta forzata, che si alimenta presso le sorgenti di Fossa Cupa e riversa le acque nella zona sud-occidentale, in corrispondenza del bacino principale.
L’assenza di un vero e proprio immissario e di un bacino imbrifero potrebbero determinare una situazione di estrema pericolosità per la zona umida, sia in termini di arretramento che di mantenimento di una condizione trofica naturale. Tale rischio Ë scongiurato sia dagli apporti artificiali costanti assicurati all’invaso che dalla rigorosa regolamentazione dei prelievi di acqua per scopi industriali.
IL CLIMA
Dal punto di vista climatico, l’area possiede caratteristiche tipicamente mediterranee: infatti la siccità estiva è marcata (piogge inferiori a 100 mm) e la temperatura media del mese più caldo supera i 23°C. Secondo la classificazione fitoclimatica di Pavari l’area è inserita nel Lauretum sottozona fredda, II tipo con siccità estiva.
Il pedoclima, ovvero il clima del suolo, è legato alle condizioni di umidità e temperatura e alla loro variazione stagionale. Ne consegue che il pedoclima “è determinante per le condizioni di crescita degli apparati radicali dei vegetali.” Il regime di umidità dei suoli è xerico “caratterizzato da una marcata differenza tra la stagione estiva ed invernale” e dalla disponibilità di una certa umidità (più di 90 giorni consecutivi) per la crescita delle piante durante la stagione vegetativa.
Il regime di temperatura dei suoli, che permette di determinare la lunghezza del periodo vegetativo in base alla temperatura a cui sono sottoposte le radici delle piante, è mesico “caratterizzato da una temperatura media del suolo compresa tra 8 e 15°C, ad una profondità di 50 cm, e da una escursione termica tale che la media estiva e invernale differiscono di almeno 6°C.”
Il Lago Pantano di Pignola, si inserisce nell’area montana mediterranea e racchiude considerevoli qualità ambientali e paesaggistiche che vanno opportunamente salvaguardate e valorizzate in un contesto di reciproco rispetto tra mantenimento delle risorse naturali e loro fruizione sociale e produttiva. L’Oasi fa parte dei siti italiani della Convenzione di Ramsar per la tutela e la conservazione delle zone umide, è classificata, secondo la rete ecologica europea “Rete Natura 2000”, con il codice IT921042.
Nell’area sussistono i vincoli legati alla L. 431/85 che, all’art. 1, lett. b, classifica come «bellezze naturali» “i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia”, al R.D. 3267/23 che individua il vincolo idrogeologico e alla L.R. 3/90 che include l’area del Lago Pantano nel Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta “Sellata, Volturino, Madonna di Viggiano”. Il Lago Pantano di Pignola ospita habitat prioritari con diverse specie protette di notevole importanza, la cui tutela è affidata a diversi strumenti normativi regionali, nazionali e comunitari. La principale valenza naturalistica, che ha motivato la proposizione del SIC è la presenza, in un ambito territoriale molto limitato, di 4 habitat di interesse comunitario, propri delle aree umide e paludose:
3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
6420 Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion
3290 Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion
In ambito vegetale, il D.P.G.R. n. 55 del 18/03/2005 riporta, tra le specie a protezione assoluta (art. 2), le orchidee spontanee (Fam. Orchidacee). Queste ultime, presenti nell’Oasi in particolare nell’area sud-ovest e ovest, sono specie per le quali sono vietate la raccolta, il danneggiamento, il commercio e la detenzione in qualsiasi luogo, in qualsiasi quantità e per qualsiasi parte della pianta.
L’area del lago ospiterebbe come specie a rischio d’estinzione l’aldrovanda (Aldrovanda vesciculosa L.), inserita nell’allegato I della Convenzione di Berna tra le specie strettamente protette, nel D.P.R. 357/97 tra le specie d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione e nella Lista Rossa delle Piante della Basilicata (1992). Idrofita insettivora di origine boreale, in Italia quasi ovunque scomparsa per distruzione degli habitat (acque stagnanti debolmente acide ed oligotrofiche), è stata rinvenuta con alcuni propagali vegetativi nella parte settentrionale del lago nell’autunno del 1929, ma da allora mai più ritrovata anche dopo recenti ricerche effettuate nel 2005.
Specie minacciata e vulnerabile è il giaggiolo acquatico (Iris pseudacorus L.), la cui presenza nell’area è riferita ad epoche storiche mentre non è confermata ai giorni nostri. Infatti la rarità e la vulnerabilità di questa geofita rizomatosa è legata alla distruzione e trasformazione degli ambienti umidi e alla raccolta degli scapi fioriferi vistosi ed attraenti.
Specie endemica del Lago Pantano, ovvero con areale ristretto alla Lucania e presente con popolazione localizzata, è l’ambretta di Lucania (Knautia lucana (Lacaita) Szab), molto sensibile alle trasformazioni ambientali.
L’aspetto più rilevante e di assoluto prestigio naturalistico per la riserva è rappresentato dalla grande varietà di specie ornitiche stanziali e migratrici che utilizzano la riserva. Tra questi è da segnalare la presenza di specie inserite in allegato I della Direttiva 79/409 CEE nonché nella più recente Direttiva 2009/147 CEE.
Non tutte le specie censite durante le operazioni di rilevamento sono nidificanti in loco ma alcune di esse trascorrono una parte del loro ciclo biologico all’interno dell’area di studio. Delle 92 specie ornitiche censite all’interno della Riserva, ben 14 sono inserite nella Direttiva “Uccelli” CEE 409/79, 23 nella Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia. Ben 42 specie ornitiche, tra le 92 osservate nella Riserva Lago Pantano di Pignola, sono risultate essere di interesse conservazionistico. In particolare molte specie di Ardeidi e di Anatidi estivano nella riserva, trascorrono cioè il periodo riproduttivo senza tuttavia portare a termine la nidificazione. Questo fenomeno è, peraltro, molto noto per le più importanti zone umide italiane. In particolare si ritiene indispensabile avviare programmi di monitoraggio dell’avifauna nidificante e svernante, seguendo opportuni protocolli di ricerca basati sulle metodologie in uso nel resto d’Italia e in Europa. Grazie ad un monitoraggio costante nel tempo, infatti, sarebbe possibile comprendere i meccanismi che regolano l’andamento delle comunità e quindi valutare eventuali modifiche dell’ecosistema.
FLORA:
Dal punto di vista vegetazionale il bacino seminaturale del “Lago Pantano di Pignola” presenta importanti comunità costituite prevalentemente da eliofite e idrofite radicate. Le comunità a macrofite acquatiche si rinvengono oltre che lungo le sponde, anche verso il centro del bacino, nelle are che presentano una minore profondità, originando caratteristici isolotti. La seriazione a eliofite è rappresentata da Phragmites australis, di contatto con le zone a pascolo, seguite da una zona intermedia a Typha angustifolia nelle are in cui il livello dell’acqua varia da pochi centimetri ad un metro circa, ed infine nella zona più interna perennemente inondata si rinvengono formazioni a Schoenoplectorus lacuststris riconducibili al codice habitat 6420. In alcune zone dell’area nord occidentale le discontinuità del fondale dovute alla presenza dell’alveo sommerso di un antico immissario crea discontinuità della seriazione a Typha e Schoenoplectorus mentre si rinviene la presenza del Magnocaricion e degli Juncetalia a Carex, Juncus conglomeratus, J. Subnoduolosus e Menta suaveolens.
Dove il substrato risulta per lo più sabbioso o ciottoloso, si rinviene la predominanza di Eleocharis palustris come specie vicariante dello Scirpetum lacustris.
La formazione a eliofite risulta in contatto catenale con le circostanti formazioni a pascolo per lo più igro-nitrofilo su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. Questi pascoli sono quasi monospecifici dominati da graminacee rizomatose del genere Paspalum, al cui interno si rinvengono anche Cynodon dactylon e Polypogon viridis, caratteristiche tipiche dell’habitat 3280. Le comunità idrofitiche, invece, sono diffuse abbondantemente dal limite della cintura elofitica fino al centro del bacino, grazie alla moderata profondità del lago. Questo tipo di vegetazione appartiene per lo più alla classe del Potametea e raggruppa le comunità idrofitiche sommerse e semisommerse. In particolare nei rilievi effettuati si è riscontrata la presenza di dense popolazioni di Potamogeton lucens specie indicatrice dell’habitat 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition. La presenza dell’habitat è testimoniata anche dal rinvenimento di altre popolazioni di idrofite arealmente più estese, che si sviluppano formando un denso tappeto a volte in contatto catenale con la fascia ad eliofite, costituito dalle popolazioni di Ceratophillum demersum e Myriophillum spicatum. Entrambe le specie sono indicatrici di acque moderatamente eutrofizzate e di substrati limoso-melmosi. Nei periodi di livello idrico minimo, in condizioni di semisommersione, si differenzia un aspetto caratterizzato dalla predominanza di Persicaria amphibia e Potamogeton natans, inoltre nelle zone di immissione e di deflusso delle acque, dove il regime idrico è rappresentato da acque debolmente correnti, si riscontrano popolazioni di Potamogeton pectinatus. La presenza di queste tre specie è indicatrice dell’habitat 3290 Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion, che si differenzia dal 3280 per caratteristiche legate al regime idrologico. L’interruzione del flusso idrico e il perdurare della stagione secca generano, infatti, un avvicendamento delle comunità del Paspalo-Agrostidion indicate per il l’habitat 3280, con altre della Potametea che colonizzano le pozze d’acqua residue.
Lungo la sponda occidentale le popolazioni di Potamogeton lucens ed Elodea canadensis sono indicatrici di acque notevolmente eutrofizzate e ricche di composti minerali ed organici per lo più di origine agro-pastorale.
La vegetazione forestale occupa spazi molto limitati intorno al bacino lacustre con modesti popolamenti nella parte sud orientale del lago, dove si snoda parte del percorso tracciato dal WWF, e lungo la sponda nord orientale. Essa è prevalentemente costituita da Salix alba, S. purpurea, Populus nigra, e Alnus glutinosa sia allo stato arboreo che arbustivo.
FAUNA:
La Riserva Naturale Lago Pantano di Pignola ha un’altitudine media di circa 750 m s.l.m. e si pone come una vasta palude incastonata tra i rilievi dell’Appennino Lucano. In particolare la vicinanza alle cime del Monte Pierfaone - Sellata e alla catena dei monti della Maddalena rende il sito particolarmente interessante per il transito migratorio, in quanto rappresenta l’unica potenziale area di foraggiamento all’interno del sistema montuoso appenninico. Importantissima zona umida inserità nella Convenzione di Ramsar, ospita habitat prioritari con diverse specie protette di notevole importanza, la cui salvaguardia è affidata a diversi strumenti normativi regionali, nazionali e comunitari.
L’aspetto più rilevante e di assoluto prestigio per la riserva è rappresentato dalla grande varietà di specie ornitiche stanziali e migratrici ivi presenti, molte delle quali sono inserite nell’allegato I della Direttiva 79/409 CEE nonché nella più recente Direttiva 2009/147 CEE. Delle 92 specie ornitiche censite all’interno della Riserva, ben 14 sono inserite nella Direttiva “Uccelli” CEE 409/79, 23 nella Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia. Ben 42 specie ornitiche, tra le 92 osservate nella Riserva Lago Pantano di Pignola, sono risultate essere di interesse conservazionistico.
La presenza di esemplari quali il Tarabusino (Ixobrychus minutus), il Porciglione (Rallus aquaticus) o di recente il Marangone minore (Phalacrocorax pygmeus), e, tra le altre specie faunistiche identificate, la Testuggine palustre (Emys orbicularis), il Tritone crestato (Triturus carnifex) e l’Alborella del Vulture (Alburnus albidus), sono uno stimolo in più per favorire la conservazione del sito. Grazie ad un monitoraggio costante nel tempo, infatti, sarebbe possibile comprendere i meccanismi che regolano l’andamento delle comunità e quindi valutare eventuali modifiche dell’ecosistema.
L’area di studio ha subito, nel corso dei secoli, trasformazioni significative strettamente legate alle diverse modalità di uso del suolo ed alle esigenze economiche e sociali della popolazione locale che hanno contribuito a rendere l’area fortemente antropizzata. Le fasi salienti di queste trasformazioni risalgono al secondo dopoguerra, quando con la riforma agraria viene dato un forte impulso alle opere di bonifica. L’effetto di questa trasformazione e delle politiche agricole in atto è il dissodamento e la coltivazione soprattutto le sponde settentrionali, mentre la restante parte dell’attuale lago viene prevalentemente adibita a pascolo.
In tempi più recenti, le mutate esigenze di carattere socio economico e i processi di industrializzazione che hanno interessato le aree vicine (piana di Tito), hanno contribuito alla attuale definizione dell’assetto idraulico dell’area del Lago Pantano, trasformandola in un bacino lacustre arginato dallo sbarramento sull’emissario e dalle relative opere complementari (arginature, difese spondali) realizzate nell’arco di un ventennio (1970-1990) da parte del Consorzio Industriale della Provincia di Potenza, proprietario dell’area considerata. L’insieme di questi interventi, sebbene finalizzati alla creazione di un bacino artificiale dotato di volumi consistenti d’acqua, ha consentito in realtà il ritorno della flora e della fauna, che preesisteva in questo ambiente umido. Per quanto riguarda gli aspetti legati alle pratiche agricole, queste sono essenzialmente basate su tipi di coltivazione prevalentemente biologica e che non prevede un uso eccessivo di fertilizzanti. Inoltre l’attività legata al pascolo risulta essere abbastanza limitata; pertanto non sono ravvisabili impatti derivanti da attività agro-pastorali. Ciò che invece produce un impatto notevole è costituito sicuramente dal ridotto livello idrico del bacino soggetto a captazione di acqua nei suoi principali rami afferenti. Ciò provoca una notevole crescita di cloroficee sulla superficie del lago, sintomo del fenomeno dell’eutrofizzazione dell’invaso. Purtroppo in molto casi del genere i prelievi idrici sono difficilmente localizzabili. L’eutrofizzazione è alimentata anche da un possibile apporto di nutrienti nelle acque di falda dovuto all’intensa attività antropica svolta nell’area.