Monti Foi


Carta di identità del sito

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Nome Monti Foi
Codice IT9210215
Tipo B
Estensione 970,32 ha
Comuni
Province
Habitat (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 3140, 6430, 9210*, 3260, 9180* dettagli   »
Specie
Note

Habitat All. 1 Dir. 92/43/CEE

Monti Foi

3140 - Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.

6430 - Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile

9210* - Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex

3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion.  

9180* - Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion

91M0 - Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

6210(*) - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)

8130 - Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili

3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

8220 - Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica

6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)

Specie All. 2 Dir. 92/43/CEE e all.1 dir. 79/409/CEE

Monti Foi



Il SIC occupa un settore montano della Basilicata nord-occidentale, posto ad Ovest di Potenza, a poca distanza dal capoluogo di regione, e ricade nella cintura più urbanizzata della regione, nei territori dei comuni di Potenza, Tito, Picerno e Ruoti (area proposta in ampliamento). Si tratta di una delle frange in cui si fraziona e si differenzia l’Appennino lucano, dominato dalla «breve dorsale, orientata da sudovest a nordest» di Monte Li Foi con 1354 m s.m. «dalle caratteristiche aspre rupi tagliate ed isolate» (RANIERI, 1972) e da Monte Li Foi di Picerno con 1350 m s.m., entrambe in agro di Picerno. Tra le due vette vi sono due vasti altipiani, uno a Nord-Ovest, in località Mandria li Foi, l’altro sotteso dalla contrada Giarrossa. Le pendenze sono modeste o mediamente acclivi, fatta eccezione per i contrafforti meridionali in località Le Coste.

 Geologia e pedologia

Per quanto attiene agli aspetti geologici così Gavioli (1934, op. cit.) descrive l’area in esame «Le formazioni del massiccio principale rimontano al trias, sulle pendici ad esse si sono addossate quelle dell’eocene, che poi si continuano sui contrafforti. La natura del suolo è molto varia; nei Foy propriamente detti predominano le rocce silicee, specialmente arenarie e schisti; sulle pendici nord-orientali le argille scagliose; sulle australi ed occidentali i conglomerati più o meno compatti, alternati a marne e ad arenarie».  

La Carta Geologia d’Italia individua le seguenti formazioni:

Sabbie giallastre stratoidi o ben stratificate, fossilifere (lamellibranchi) con lenti di conglomerati a matrice sabbiosa; passano lateralmente e inferiormente ad argille grigie e azzurre, più o meno sabbiose, fossilifere che risalgono al Pliocene Medio. Dette formazioni interessano la parte settentrionale del SIC con estensioni nel limitrofo Bosco del Principe.

Terreni caotici: costituiti da argille e argille siltose per lo più grigio piombo, inglobanti pezzame di arenarie, calcari palombini, diaspri, brecciole, a macroforaminiferi. Dette formazioni ricoprono una fascia centrale del SIC compresa tra Monte Li Foi di Picerno e Mandria Li Foi.

SERIE CALCAREO-SILICO-MARNOSA

Flysch galestrino: argilloscisti grigi e bruni, spesso con patine giallastre, galestri con intercalazioni di calcari marnoso-siliciferi tipo «pietra paesina» e di brecciole risalenti al Cretacico inferiore - Giurassico Superiore. Detta formazione è stata individuata nella fascia centrale del SIC compresa tra Monte Li Foi e Monte Li Foi di Picerno.

Scisti silicei: diaspri varicolori e radiolariti; siltiti e marne rossastre e verdognole con intercalazioni di brecciole calcaree con rari foraminiferi e radioli di echinidi risalenti al Giurassico superiore ed al Trias Superiore. Dette formazioni interessano il settore Sud del SIC a partire dalla vetta di Monte Li Foi ed i versanti meridionali che affacciano sulla piana di Tito.

TERRENI FLISCIOIDI DI POSIZIONE INCERTA

Unità di Toppo Camposanto: calcareniti avana con nummuliti ed alveoline, con intercalazioni di marne calcaree rosse e verdastre; calcareniti biancastre con frammenti di rudiste, con, intercalate, marne e marne argillose rosse e giallo-verdognole. Nella parte inferiore diaspri straterellati di color rosso fegato con intercalazioni di strati e banchi di calcareniti e calciruditi dell’Eocene - Cretacico Superiore. Dette formazioni occupano l’area N e N-O rispetto a Monte Li Foi di Picerno in direzione di Serra la Croce.                

La Carta pedologica della Regione Basilicata riporta la presenza di marne e argilloscisti, su versanti con pendenze da medie ad acclivi, soprattutto nel settore meridionale del SIC, alla contrada Coste, dove il substrato roccioso è affiorante. I suoli sono prevalentemente non calcarei, con substrato roccioso più o meno profondo, tessitura franco-sabbiosa e reazione subacida.

Idrografia

L’area ricade in massima parte nel bacino del torrente Platano e dunque in quello del fiume Tanagro, affluente del fiume Sele (versanti esposti ad Ovest) ed in parte, nel bacino idrografico del fiume Basento (versanti esposti ad Est). L’area è ricca di sorgenti, alcune delle quali captate e che alimentano, anche nel periodo estivo, vasche di abbeverata delle mandrie al pascolo. Il reticolo idrografico presenta una trama a basso indice gerarchico che forma rigagnoli nel settore Ovest (località Mandria Li Foi) e ruscelli nel settore Nord (Bosco del Principe, dove si rinvengono le incisioni più profonde) e marginalmente in quello Est del SIC (nei pressi dell’Istituto Zootecnico).

Per quanto attiene alla presenza di specchi d’acqua, si segnala il recondito Lago Romito (poco esterno al confine Nord-Ovest del SIC e per il quale si propone un ampliamento del SIC) oltre a locali raccolte idriche in forma di stagni e pozze, lungo ruscelli a lento deflusso o a monte di tombini stradali parzialmente interriti.

 IL CLIMA

Per quanto attiene all’inquadramento climatico si è fatto riferimento ai dati termopluviometrici registrati nelle stazioni di Picerno (728 m s.m.) per un cinquantennio (1920-1973) e di Potenza (826 m s.m.) per un sessantennio (1920-1984).

L’elaborazione dei dati di precipitazione media annua, della media delle temperature massime del mese più caldo, della media delle temperature minime del mese più freddo, consente di ricavare l’indice di Emberger o quoziente pluviometrico che per Picerno è di 103,5, per Potenza di 104,6, sì da attribuire il clima in cui ricade l’area del SIC ad un tipo fresco umido.

L’elaborazione dei valori di precipitazione media annua e di temperatura media annua per le due stazioni consente di ricavare l’indice di Lang o pluviofattore, che per Picerno è pari a 62,7, per Potenza a 63,7 e conseguentemente, di attribuire il clima per le due località al tipo temperato caldo.

L’elaborazione dell’indice di De Martonne su base cartografica a scala regionale (CANTORE et al., op. cit.) consente di definire per l’area del SIC un tipo umido. L’indice di aridità per Picerno è di 34,5, per Potenza di 35,3.

Per quanto riguarda il bioclima, il calcolo degli indici climatici di Rivas-Martinez basati sull’andamento delle precipitazioni e delle temperature, consente di inquadrare il territorio nella Regione Bioclimatica Temperata e, con riferimento alla sola stazione di Potenza, al termotipo submontano.

Infine la zonizzazione su scala regionale in fasce fitoclimatiche (CANTORE et al., op. cit.) inquadra l’area del SIC nel Fagetum sottozona calda secondo Pavari-De Philippis.

Ultima notazione merita la particolare posizione orografica del massiccio dei Foi che si eleva notevolmente sulla piana di Tito con un brusco gradiente altimetrico sì da intercettare e trattenere le masse d’aria umida che frequentemente stazionano sotto forma di nebbie sulla sommità del rilievo, sottraendo molto stesso la vetta alla vista dell’osservatore.

L’area fu censita dalla SBI come biotopo di rilevante interesse vegetazionale e conservazionistico, con l’identica denominazione Monti Foi, ma con confini più ampi di quelli dell’attuale SIC, su segnalazione del prof. F. Corbetta (dicembre 1977) che propose l’istituzione di una riserva orientata.

L’importanza del sito dal punto di vista naturalistico ed ambientale è ampiamente giustificata dalla numerosità di habitat di interesse comunitario, dalla diffusa presenza di habitat di tipo prioritario, dalla notevole diversità di specie della flora e della fauna.

In particolare, tra gli habitat prioritari si segnalano, per estensione e per caratteristiche compositive, i “Faggeti degli Appennini con Taxus ed Ilex (codice 9210*) che ammantano oltre il 50% del SIC, rivestendo i versanti settentrionali dei Monti Foi con una breve interruzione in corrispondenza dei pascoli di Mandria li Foi, per poi proseguire ancora in direzione Nord, verso il Bosco del Principe. Sotto il profilo fisionomico di tratta di faggete termofile del piano bioclimatico supratemperato nelle quali la presenza di Ilex aquifolium L., relitto floristico dell’era terziaria, è abbastanza comune, tanto da giustificare ancora l’osservazione riportata dal Gavioli secondo cui l’agrifoglio «nell’Appennino Lucano può chiamarsi l’ordinario commensale del faggio» (GAVIOLI, 1934, op. cit.). Non può dirsi lo stesso per il Taxus baccata L., altra testimonianza relittuale della flora subtropicale a laurifille dell’Era terziaria, che nel corso dei rilievi è stato riscontrato in una sola stazione d’impluvio, con pochi individui di ridotte dimensioni diametriche, nel limitrofo Bosco del Principe – Bosco Grande (area per cui si propone l’ampliamento). Le faggete di Monti Foi sono identificate dagli autori della Carta Forestale della Basilicata come facenti parte di cenosi «relitte o azonali, costituite da popolazioni ridotte in termini numerici e di superficie che per questi motivi sono meritevoli di essere assoggettate a misure di conservazione». Esse presentano una combinazione floristica abbastanza ricca, nella quale si rinvengono come elementi di pregio alcune specie di orchidee del genere Epipactis e mescolanze nella frazione arborea con specie rare per l’Italia meridionale come Acer pseudoplatanus L., rinvenuto nel corso dei rilievi con esemplari monumentali. Una facies particolare di queste faggete è quella ad Allium ursinum L., geofita bulbosa che colonizza a tappeto alcuni ambiti del bosco e vegeta in condizioni eutrofiche, su terreni ricchi e profondi, nelle stazioni fresche esposte a settentrione (AITA et al., 1984, op. cit.) o negli impluvi, certamente favorita nella sua diffusione dal pascolo brado (CUTINI, DI PIETRO, 2006)[2]. Altro habitat forestale d’interesse comunitario di una certa consistenza (15 % di copertura sulla superficie del SIC) è rappresentato dalla cerreta, inquadrata nell’habitat 91M0 “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere” e che si presenta con due facies distinte, l’una mesofila che si rinviene nei quadranti settentrionali ed orientali del SIC e l’altra termofila, diffusa nei quadranti meridionali. Anche in queste formazioni sono state ritrovate specie di rilevanza biogeografica come: Digitalis micrantha Roth, Euphorbia corallioides L., Ptilostemon strictus (Ten.) Greuter. Più limitate in estensione sono le formazioni del Tilio-Acerion, che caratterizzano l’habitat prioritario 9180 “Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion. Esse si localizzano in corrispondenza degli impluvi (formazioni meso-igrofile di forra) del settore orientale del SIC, nei pressi dell’Istituto Sperimentale di Zootecnia o chiazzano, con piccole superfici, i versanti mediamente acclivi meridionali ed occidentali del sito (formazioni termofile). Nel primo caso al raro Acer pseudoplatanus L., nel piano arboreo si associa l’Acer campestre L., nel secondo caso, su versanti più assolati ed in condizioni di maggiore acclività, si rinvengono l’Acer neapolitanum Ten., specie endemica per l’Appennino meridionale oltre ad Ostrya carpinifolia Scop. e Fraxinus ornus L.

Per quanto attiene alle formazioni erbacee si segnalano i pascoli di origine secondaria, ad impronta prevalentemente mesofila, come quelli che rivestono l’altopiano dei Foy e che sono stati inquadrati nell’habitat 6210 “Formazioni erbose seminaturali e facies coperte da cespugli”. Una parte di queste formazioni ospita “stupende fioriture di orchidee” con ricchi contingenti di Dactylorhiza sambucina (L.), oltre che di Orchis mascula (L.) L., Anacamptis pyramidalis (L.) Rich. a cui fanno da compagne altre specie quali: Coeloglossum viride (L.) Hartm., Ophrys tenthredinifera Willd., Orchis morio L., Orchis provincialis Balb. ex Lam. et DC., Orchis purpurea Huds., Orchis simia Lam., Orchis tridentata Scop., anche se con popolazioni meno copiose. L’habitat è connotato dalla presenza di specie arbustive ricolonizzatrici della classe Rhamno-Prunetea con copertura disforme, da rada, negli spazi aperti, a continua, nelle posizioni di mantello boschivo.

Nel sito sono stati inoltre individuati prati pingui legati alle attività agro-pastorali di sfalcio e di concimazione e che caratterizzano l’habitat 6510 “Praterie magre da fieno a bassa altitudine”, all’interno dei quali si segnala la presenza di Arrhenatherum elatius (L.) P. Beauv. ex J. et C. Presl, graminacea cespitosa di origine sinantropica, ma abbastanza rara nell’Italia peninsulare.

In posizione di orlo o in mosaico con altri consorzi vegetali, sono state rinvenute comunità vegetali inquadrate nell’habitat di interesse comunitario 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile” e caratterizzate, nelle strutturate più stratificate, dalla presenza di specie arbustive come Sambucus nigra L. e di altre specie erbacee mesofile, come si rileva nei pressi dell’Azienda Sperimentale Zootecnica oppure, negli spazi aperti e pascolati, come accade nei pressi di Mandria Li Foi, da addensamenti o da bordure di comunità a giunchi, che seguono il corso dei ruscelli.

Nel corso dei rilievi condotti nel settore meridionale del SIC, alla località Le Coste, in ambienti molto particolari dal punto fisiografico e geolitologico, sono stati individuati ambienti tipicamente rupestri. Qui sono stati riconosciuti i seguenti habitat di interesse comunitario: pareti rocciose a sviluppo verticale (habitat 8220 “Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica”) e pietraie, più o meno stabilizzate, derivate dall’accumulo di depositi clastici (habitat 8130 “Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili”). Si tratta di habitat a copertura vegetale rada, con specie vegetali adattate a vivere in condizioni estreme (glareofite, casmofite), che rappresentano ambienti di elezione per l’erpetofauna e l’avifauna.

Infine sono da segnalare habitat dulcacquicoli di limitata estensione, ma comunque di notevole valore naturalistico e ad elevata vulnerabilità, in quanto soggetti ad oscillazioni stagionali del livello idrico. Si fa riferimento in particolare a Lago Romito, un piccolo specchio d’acqua posto in una depressione carsica, in un’area per cui si propone l’ampliamento del SIC, dove è stato identificato l’habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”. Nella tipologia delle acque stagnanti rientrano le raccolte d’acqua puntiformi, poco profonde, in corrispondenza di vasche di abbeverata per gli animali, che ospitano dense comunità algali del genere Chara tipiche dell’habitat 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.” Altri ambienti umidi di notevole valore ecologico, sono le pozze o gli stagni con raccolte d’acqua a carattere stagionale, interessate da deflussi a lento decorso e da svuotamento più o meno completo nel corso dell’anno e caratterizzati, nel periodo primaverile, dalla presenza di estese comunità galleggianti di ranuncoli acquatici tipiche dell’habitat 3260Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculus fluitantis e Callitricho-Batrachion.

Gli aspetti faunistici più rilevanti sono legati alla compresenza di aree aperte utilizzate per il pascolo in stretto contatto con le aree boschive. Il sito presenta inoltre una notevole diversità di specie di anfibi grazie alla presenza di un sistema di raccolte d’acqua, sia naturali (stagni temporanei) che soprattutto artificiali (vasche di abbeverata), spesso in ottimo stato di conservazione

FLORA:

Il sito ospita un ricco contingente di specie floristiche di interesse conservazionistico e biogeografico. In particolare vi sono specie citate nell’Atlante nazionale delle specie a rischio di estinzione (motivazione A) come: Acer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) Murray, Arum lucanum Cav. et Gran., specie endemiche (motivazione B del formulario standard) come: Acer neapolitanum Ten., Arum lucanum Cav. et Gran., Cirsium tenoreanum Petr., Digitalis micrantha Roth, Euphorbia corallioides L., Helleborus bocconei Ten., Linaria purpurea (L.) Mill., Luzula sicula Parl., Myosotis sylvatica Hoffm. subsp. elongata (Strobl) Grau, Ornithogalum exscapum Ten., Pulmonaria apennina Cristof. et Puppi, Salix apennina A. K. Skvortsov, Scutellaria columnae All., Solenanthus apenninus (L.) Fisch. et C. A. Mey., Viola aethnensis (DC.) Strobl. Da evidenziare ancora la presenza di specie protette a livello internazionale (motivazione C), riportate in CITES o nell’allegato V della Dir. 92/43 CEE come: Cyclamen hederifolium Aiton,  Galanthus nivalis L., Ruscus aculeatus L. e diverse orchidee: Anacamptis pyramidalis (L.) Rich., Coeloglossum viride (L.) Hartm., Dactylorhiza maculata (L.) Soó, Dactylorhiza sambucina (L.) Soó, Epipactis spp., Ophrys tenthredinifera Willd., Orchis longicornu Poir., Orchis mascula (L.) L., Orchis morio L., Orchis papilionacea L., Orchis provincialis Balb. ex Lam. et DC., Orchis purpurea Huds., Orchis simia Lam., Orchis tridentata Scop., Serapias spp.

Le specie protette a livello regionale (DPGR 55/2005) (motivazione D) presenti nel SIC sono: Acer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) Murray, Ilex aquifolium L., Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan, Narcissus poëticus L., Narcissus tazetta L., Taxus baccata L. e tutte le orchidee. Le specie inserite nelle Liste rosse regionali (motivazione D) sono: Acer cappadocicum Gled. subsp. lobelii (Ten.) Murray, Anemone ranunculoides L., Arum lucanum Cav. et Gran., Campanula latifolia L., Ranunculus trichophyllus Chaix, Taxus baccata L. Il SIC infine vanta la presenza di un notevole novero di specie considerate rare e/o significative ai fini della caratterizzazione degli habitat (motivazione D) come: Acer pseudoplatanus L., Aethionema saxatile (L.) R. Br., Aira caryophyllea L., Allium pendulinum Ten., Aquilegia viscosa Gouan, Arrhenatherum elatius (L.) P. Beauv. ex J. et C. Presl, Arum maculatum L., Atropa bella-donna L., Barbarea vulgaris R. Br., Brachypodium phoenicoides (L.) Roem. et Schult., Brachypodium rupestre (Host) Roem. et Schult., Briza media L., Bromus arvensis L., Calamintha grandiflora (L.) Moench, Cardamine chelidonia L., Cardamine graeca L., Carlina acanthifolia All. subsp. acanthifolia, Crataegus laevigata (Poir.) DC., Daphne laureola L., Dianthus armeria L. subsp. armeria, Digitalis ferruginea L., Dryopteris filix-mas (L.) Schott, Helleborus bocconei Ten., Hordeum secalinum Schreb., Juncus conglomeratus L., Lemna minor L., Luzula sicula Parl., Mentha arvensis L., Milium effusum L., Physospermum verticillatum (Waldst. et Kit.) Vis., Potamogeton natans L., Ranunculus illyricus L., Ranunculus millefoliatus Vahl, Ranunculus omiophyllus Ten., Ribes multiflorum Kit. ex Roem. et Schult., Saxifraga graeca Boiss., Silene flos-cuculi (L.) Clairv., Smyrnium perfoliatum L., Stachys heraclea All., Stachys sylvatica L., Veronica beccabunga L., Veronica officinalis L., Veronica scutellata L.

FAUNA:

Per quanto attiene alla fauna vi sono uccelli elencati nell’Allegato I della Dir. 2009/147/CE come: Milvus milvus, Milvus migrans, Caprimulgus europaeus, Lullula arborea e Lanius collurio la cui presenza dipende fortemente dalla presenza di attività zootecniche. Il sito ospita inoltre una notevole varietà di altre specie dell’ornitofauna in allegato II della Dir. 2009/147/CE. Sono da segnalare inoltre diverse specie di anfibi grazie alla presenza di un sistema di raccolte d’acqua, sia naturali (stagni temporanei) che soprattutto artificiali (vasche di abbeverata), spesso in ottimo stato di conservazione ed è confermata la presenza del lupo.


Il comprensorio di Monti Foi «conserva ancora alcuni caratteri della media “Montagna Mediterranea” come risultato del rapporto che si è stabilito nel tempo tra popolazione e territorio montano nell’ambito dell’economia rurale tradizionale» (CAMPIONE, op. cit.). Il SIC è prevalentemente coperto da boschi di caducifoglie dell’orizzonte montano (faggete) e del suborizzonte submontano (cerrete) che recano evidenti i segni delle secolari attività umane esplicate con il prelievo legnoso e con il pascolo. L’utilizzo delle risorse forestali da parte delle popolazioni locali ha radici antiche ed è probabilmente testimoniato dai toponimi stessi del sito. «I toponimi li Foi e Foy, relativi a gioghi selvosi dell’Appennino tra Potenza, Ruoti e Picerno, secondo Du Cange (Gloss. med. et inf. latin., voci foeya e focagium) e Littré (Dictionn. de la langue franç., voce fouée) derivano dal basso latino foeia, tanto nel senso di fastello quanto di diritto di trarre dal bosco signorile il fastello di legna per uso di scaldare il fuoco».

L’area ha una chiara vocazione pastorale che si esplica principalmente nell’allevamento bovino podolico semibrado su terreni concessi in fida-pascolo dai Comuni (CAMPIONE, op. cit.). Sull’area insistono inoltre terreni di proprietà dell’ex-Istituto Sperimentale per la Zootecnia, oggi CRA-ZOE, la cui attività di ricerca è rivolta particolarmente allo studio delle coltivazioni foraggere, dell’alimentazione dei caprini e degli ovini al pascolo ed agli effetti che essa esercita sulle caratteristiche qualitative del latte e dei suoi derivati.

All’interno del SIC, sono presenti terreni coltivati su cui è praticata agricoltura estensiva ed anche terreni ex agricoli in abbandono sui cui si sono innescate dinamiche di ricolonizzazione naturale (es. cespuglieti nell’area Sud del SIC).

In particolare, per quanto attiene alle dinamiche in atto nel territorio in esame, anche ad ascoltare le opinioni espresse da alcuni attori locali, intervistati nel corso dei sopralluoghi, si sta verificando una diminuzione della pressione da pascolo in alcune aree del SIC che ha generato e sta generando una progressiva espansione delle superfici forestali. Verosimilmente questa considerazione vale per i territori più impervi del SIC, poiché nel corso dei rilievi si è potuto apprezzare che il carico del pascolo, soprattutto in alcuni periodi dell’anno ed in vaste aree, è ancora consistente.

Nel SIC insistono pochi fabbricati, il maggiore è costituto dalla stalla di Mandria Li Foi che nell’autunno del 2009 è stata sottoposta anche ad un intervento di completa sostituzione della precedente copertura in lastre di cemento-amianto. Poco distante dalla stalla di Mandria Li Foi è un altro fabbricato rurale adibito ad alloggio temporaneo dei mandriani e alla trasformazione dei prodotti di allevamento. Alla sommità di Monte Li Foi di Picerno sono poi stati sistemati alcuni ripetitori per telecomunicazioni (di cui il maggiore in cemento armato, alto circa 40 m) ed i relativi fabbricati per le centraline costantemente ispezionate da personale tecnico. In posizione esterna al SIC, sono invece i fabbricati (residenze e stalle) di proprietà della CRA-ZOE (ex-Istituto Sperimentale per la Zootecnia).

Per quanto attiene alla viabilità, il SIC è attraversato da piste con fondo in misto che si presentano per diversi tratti dissestate e da piste in fondo naturale. Un breve tratto di strada in parte asfaltata sul quale peraltro sono stati effettuati “spericolati” interventi di sistemazione delle scarpate, fortunatamente interrotti, è stato rilevato nell’area di Mandria Li Foi (cfr. scheda detrattore n. 2).

Le principali categorie di uso del suolo e la relativa percentuale di copertura sono riepilogate nella seguente tabella.

 

Tipi di habitat

% coperta

Area del SIC con confine aggiornato al 2003

 

Area del SIC con proposte di ampliamenti

Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti)

 

 

0

,

0

0

 

 

 

0

,

0

2

Torbiere, stagni, paludi, vegetazione di cinta

 

 

0

,

8

3

 

 

 

0

,

6

9

Brughiere, boscaglie, macchia, garighe, frigane

 

 

2

,

5

6

 

 

 

2

,

1

5

Praterie aride, steppe

 

 

6

,

1

3

 

 

 

5

,

1

5

Praterie umide, praterie di mesofite

 

1

2

,

0

1

 

 

1

0

,

1

0

Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare)

 

 

5

,

8

5

 

 

 

4

,

9

2

Praterie migliorate

 

 

6

,

8

8

 

 

 

5

,

7

8

Foreste di caducifoglie

 

6

2

,

5

2

 

 

6

8

,

4

1

Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti o specie esotiche)

 

 

1

,

0

2

 

 

 

0

,

8

6

Habitat rocciosi, detriti di falda, aree sabbiose, nevi e ghiacciai perenni

 

 

1

,

7

5

 

 

 

1

,

4

7

Altri (inclusi abitati, strade, discariche, miniere e aree industriali)

 

 

0

,

4

5

 

 

 

0

,

4

5

COPERTURA TOTALE HABITAT

1

0

0

,

0

0

 

1

0

0

,

0

0