Nome | Bosco di Montepiano |
Codice | IT9220030 |
Tipo | B |
Estensione | 522,79 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 9180*, 91M0, 6210(*) dettagli » |
Specie | |
Note |
Nome | Bosco di Montepiano |
Codice | IT9220030 |
Tipo | B |
Estensione | 522,79 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 9180*, 91M0, 6210(*) dettagli » |
Specie | |
Note |
Il SIC Bosco di Montepiano si estende lungo il limite occidentale della provincia di Matera a sud del comune di Accettura e del complesso delle Dolomiti Lucane. Il sito, interamente boscato, è caratterizzato da un andamento poco accentuato della morfologia, che culmina con Toppo della Guardiola a 1115 m s.l.m. Nel settore occidentale è attraversato in senso nord-sud da alcuni valloni (Fosso Carrarone è quello più importante) che si immettono più a sud nella Fiumara di Gorgoglione.
L’area del SIC è compresa nei territori comunali di Pietrapertosa, Accettura e Cirigliano e ricade in gran parte nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane.
Le rocce affioranti nel SIC indicato come SIC IT9220030 Bosco di Montepiano sono attribuite al Flysch di Gorgoglione (Selli, 1962), in accordo con quanto riportato nella Carta Geologica D’Italia 1:100.000 Foglio 200-Tricarico (Boenzi et al., 1971).
Flysch di Gorgoglione
Il Flysch di Gorgoglione è costituito da un’alternanza di termini litologicamente ben distinguibili (Boenzi et al., 1968) e datato al Langhiano superiore-Tortoniano inferiore (Boenzi & Ciaranfi, 1970):
A Montepiano i terreni del Flysch di Gorgoglione che si rinvengono sono di tipo arenaceo - pelitici (Boenzi et al., 1968).
Il membro arenaceo-pelitico è rappresentato da una alternanza di siltiti e peliti di colore grigio in cui sono intercalati strati di arenarie sottili e si possono riconoscere a luoghi strutture sedimentarie come laminazioni ondulate e parallele, lo spessore degli strati pelitici è di 10-15 cm. L’arenaria presenta un colore grigio intenso, i clasti sono a spigoli vivi, i minerali presenti sono: il quarzo, le miche, i feldspati; il cemento è di natura calcarea. A volte si possono riscontrare interi banchi costituiti da microconglomerato, a luoghi alla base degli strati si trovano frammenti di argille inglobate nel sedimento.
I dati sui suoli sono stati ricavati dalla Carta Pedologica pubblicata dalla Regione Basilicata-Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale, Economia Montana (DASREM, 2006); sono riportati come Suoli Montepiano. Tali suoli sviluppati sulla componente arenacea del Flysch di Gorgoglione e hanno una tessitura da franca a franco argillosa, lo scheletro è scarso o assente, sono suoli profondi limitati da roccia non alterata. Il drenaggio è buono e la permeabilità è moderatamente alta; sono neutri in superficie mentre in profondità sono subalcalini, la saturazione in basi è elevata. Essi sono classificati come Typic Haploxerepts fine loamy mixed active mesic (USDA, 1998).
IL CLIMA
Il territorio del sito è incluso nella Regione Biogeografica Mediterranea. Il clima è "mediterraneo di transizione" con periodo xerotermico da giugno a metà agosto. Dai diagrammi pluviometrici di Bagnouls & Gaussen si può dedurre che il periodo arido dura circa due mesi e mezzo, da giugno ad agosto. Il quoziente pluviometrico di Emberger delle stazioni pluviometriche più prossime al sito è mediterraneo umido.
Tutta l’area è caratterizzata da querceti dominati da Cerro (Quercus cerris) e riferibili all’habitat 91M0. Queste formazioni forestali dal punto di vista fitosociologico sono inquadrabili nell’associazione Physospermo verticillati – Quercetum cerris (Aita et al., 1977). In particolare il bosco di Montepiano si distingue per l’abbondante presenza di agrifoglio (Ilex aquifolium) che costituisce in alcuni tratti uno strato alto-arbustivo continuo. Queste formazioni del tutto peculiari sono state già rilevate da Aita et al. (1977) e riferite ad una facies ad Ilex aquifolium dell’associazione citata. Molto probabilmente la presenza dell’agrifoglio a quote insolitamente basse, e che in genere si trova come elemento tipico delle faggete termofile a carattere oceanico, è da attribuire a particolari condizioni di umidità atmosferica favorevoli a questa specie.
Stesso significato può avere la presenza di Acer lobelii e Tilia cordata sporadiche nella foresta. Queste specie sono in genere associate all’habitat dei boschi di forra inquadrabili nel Tilio-Acerion (9180*), in questo caso la mancanza di morfologie accidentate su cui in genere si instaura questa tipologia di boschi, farebbe ritenere dubbia la presenza dell’habitat, e localizzare l’effettiva presenza solo lungo il Fosso Carrarone, dove si segnala la presenza di Acer lobelii e Tilia cordata.
Dove il pascolo e la pressione antropica sul bosco sono minori la foresta si presenta ben conservata e con una struttura più complessa: lo strato arbustivo è molto sviluppato e all’agrifoglio si associano specie quali Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, Rosa canina, Acer campestre.
Lo strato erbaceo è caratterizzato da un ricco contingente di specie nemorali fra le quali le più caratteristiche sono Lathyrus venetus, Anemone apennina, Ranunculus lanuginosus, Symphytum tuberosum. Sempre nel sottobosco si rilevano alcune specie d’interesse conservazionistico fra le quali Orchis mascula, Dactylorhiza romana, Polygonatum multiflorum.
Il sito presenta una comunità faunistica molto ben strutturata, tipica degli ambienti forestali appenninici di media montagna. Nonostante l’intero territorio sia di fatto dominato da un unico Habitat prioritario (91M0), è stata rilevata la presenza di un numero notevole di specie faunistiche, alcune di esse distribuite con areale discontinuo e/o rare sull’intero territorio nazionale. Le formazioni boschive vetuste che caratterizzano il territorio, infatti, offrono nicchie idonee per un certo numero di specie particolarmente “esigenti” sotto il profilo ecologico.
Più dettagliatamente il sito assume grande rilevanza per la conservazione di alcune specie di Uccelli forestali qui presenti con elevate densità. Si sottolinea la presenza delle seguenti specie inserite nell’All. I della dir. 79/409/CEE:
- Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius). Estremamente diffuso e comune in gran parte del SIC, è risultato essere il Picidae più abbondante. Relitto glaciale, è distribuito con maggiore continuità in Europa centro-orientale e balcanica mentre in Italia risulta localizzato in Basilicata, Calabria, Foresta Umbra e con pochissime coppie anche nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Nonostante gli scarsi dati disponibili, sembra che la Basilicata ospiti oltre l’80% della popolazione nazionale (Brichetti & Fracasso, 2007), dunque le elevate densità riscontrate rendono il Bosco di Montepiano un sito di interesse nazionale per la conservazione della specie. I possibili fattori di minaccia sono da ricercarsi in eventuali piani di taglio a danno delle formazioni forestali meglio diversificate, la rimozione dei tronchi morti o marcescenti e la “ripulitura” del suolo.
- Balia dal collare (Ficedula albicollis). La specie è risultata diffusa e discretamente comune in gran parte del SIC, dove utilizza tronchi morti o marcescenti ricchi di cavità dove costruire il nido. Tende a preferire le formazioni forestali mature e disetanee, con uno sviluppo complesso dei piani vegetazionali, preferendo cacciare gli insetti sulla chioma e nidificare nel settore medio-basso del tronco (Brichetti & Fracasso, 2009; Sarrocco & Calvario, 2004). Specie molto esigente sotto il profilo ecologico, risulta in marcato declino in tutto il suo areale a causa delle modifiche al territorio imposte negli ultimi decenni. I possibili fattori di rischio, dunque, sono da individuare nei tagli boschivi, nella rimozione di tronchi morti o marcescenti, nell’impoverimento del sottobosco e nella ripulitura del suolo.
Di particolare rilevo, inoltre, risultano le presenze di specie localizzate e rare sul territorio regionale come il Codirosso comune (Phoenicurus phonicurus) o di altre la cui nidificazione è stata confermata solo di recente come il Frosone (Coccothraustes coccothraustes). Interessante inoltre la nidificazione del Luì verde (Phylloscopus sibilatrix) e del Tordo bottaccio (Turdus philomelos), entrambe specie tendenzialmente legate alle faggete.
L’erpetofauna del SIC si caratterizza per la presenza della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), endemismo dell’Italia centro-meridionale e inserita nell’All. II della Dir. “Habitat”. E’ stato individuato un solo sito riproduttivo, presso il confine Sud-Est del SIC, in un antico fontanile in pietra. Nello stesso sito è stata rilevata la riproduzione del Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), anch’essa specie inserita nell’All. II della Dir. “Habitat”. Entrambe queste osservazioni ampliano il quadro delle conoscenze circa la distribuzione di queste specie, fin ora nota per la Basilicata solo in poche località (Sindaco et alii, 2006). I fattori che possono influenzarne negativamente la conservazione sono da individuare nella gestione delle piccole zone umide presenti. La “ripulitura” periodica di alcuni manufatti come fontanili e abbeveratoi, di fatto elimina ogni traccia di vegetazione acquatica, indispensabile a queste specie per deporre le uova. Anche la captazione delle sorgenti può causare gravi scompensi idrici proprio nel periodo più delicato per il completamente del ciclo riproduttivo (Maggio-Giugno).
FLORA:
Il SIC di Montepiano rappresenta un biotopo di rilevante interesse per le caratteristiche peculiari floristiche e vegetazionali della cerreta che lo occupa interamente. In particolare, come già accennato, la presenza dell’agrifoglio che domina nello strato arbustivo è un aspetto estremamente raro nelle cerrete del sud Italia e praticamente unico in Basilicata, tanto da caratterizzare una facies dell’associazione Physospermo verticillati-Quercetum cerridis. Secondo Aita et al. (1977) tale specie costituisce un “secondo strato, di altezza variabile da 1 a 4-5 m, quasi sempre assai fitto, talora impenetrabile, che finisce ad imprimere al bosco, nel quale sono presenti poche altre specie arboree quali Tilia vulgaris, Carpinus betulus ed Acer lobelii, un aspetto del tutto particolare”.
Questa facies a Ilex della cerreta, rispetto al Physospermo verticillati-Quercetum cerridis, presenta una maggiore presenza di fanerofite e di specie a distribuzione europea. E’ probabilmente legata ad un microclima più oceanico che consente di avere un’abbondanza relativa di specie di origine terziaria (Ilex, Daphne, Hedera, Acer cappadocicum, ecc.). Ulteriori indagini floristiche potrebbero evidenziare altre caratteristiche peculiari di questa florula.
I valori di diversità vegetale sono meno alti degli altri due siti dell’area 10 a causa delle ridotte dimensioni del sito e della maggiore omogeneità di habitat. Tuttavia la cerreta nel sito presenta valori di diversità floristica particolarmente alti, con 40-50 specie per rilievo.
Il sottobosco si presenta piuttosto ricco di geofite nemorali e sono state rilevate diverse orchidee (Dactylorhiza romana, Orchis mascula) e altre specie di un certo interesse conservazionistico (Polygonatum multiflorum, Cyclamen hederifolium, ecc.), con popolazioni consistenti e fioriture appariscenti. Tra le specie più caratteristiche di questa cerreta si possono ricordare anche Lathyrus digitatus, elemento sud-europeo presente in Italia solo al sud, e Allium pendulinum, specie steno-mediterranea occidentale.
Alcune specie rare legate alla cerreta come Paeonia mascula ed Heptaptera angustifolia, segnalate nel sito di Gallipoli – Cognato sono probabilmente presenti anche nel sito, ma non sono state rilevate e non vi sono segnalazioni in letteratura.
Acer lobelii è specie endemica dell’Appennino meridionale, si localizza nei boschi decidui ed è favorita da una certa umidità aerea, per cui tende a concentrarsi nelle forre e nei valloni umidi. Nel sito di Montepiano si rinviene più frequentemente anche nella cerreta probabilmente perché favorito dalle particolari condizioni microclimatiche.
Una componente importante e che qui potrebbe rivelarsi estremamente significativa è rappresentata dalla florula lichenica, particolarmente sensibile al microclima e favorita da valori alti di umidità aerea, ma per la quale non vi sono dati.
FAUNA:
Nel SIC sono state individuate 8 specie faunistiche di interesse comunitario; di queste, 6 specie di Uccelli risultano inserite nell’All. I della dir. 79/409 CEE, 1 specie di Rettili e 1 di Anfibi sono inserite nell’All. II della Dir. 92/43 CEE mentre ulteriori 2 specie di Anfibi risultano nell’All. IV della Dir. 92/43/CEE. A testimonianza della relativa integrità delle cerrete ivi presenti e della molteplicità di nicchie ecologiche rappresentate, si sottolinea la simpatria di 4 specie di Picidae in un territorio tutto sommato relativamente ristretto (esteso per meno di 600 ha): Picchio verde (Picus viridis), Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius), Picchio rosso minore (Dendrocopos minor). Di particolare interesse risultano le elevate densità con cui è stato rilevato il Picchio rosso mezzano, specie molto rara e localizzata in Italia, e in declino su scala europea.
La comunità ornitica si caratterizza per una notevole densità delle specie più spiccatamente forestali e legate alla presenza di cavità e crepe nei tronchi. Abbondanze elevate sono state infatti osservate, ad esempio, per il Picchio muratore (Sitta europaea) e per il Rampichino comune (Certhia brachydactyla), entrambi considerati dei buoni indicatori della complessità forestale (Gregory et alii, 2004). La nidificazione, inoltre, di specie localizzate sul territorio regionale, come il Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus), il Tordo bottaccio (Turdus philomelos) e il Frosone (Coccothraustes coccothraustes), avvalorano ulteriormente l’importanza di tale biotopo nel panorama ornitologico regionale. Di rilievo anche la nidificazione di una coppia di Falco Pecchiaiolo (Pernis apivorus), specie rara e localizzata in Italia meridionale (Brichetti & Fracasso, 2003).
La componente erpetologica è rappresentata da alcune specie inserite in direttiva “Habitat” nell’allegato IV, come il Tritone italiano (Lissotriton italicus) e la Rana appenninica (Rana italica). Tuttavia, sono state rinvenute anche due specie di Anfibi inserite nell’All. II della Dir. Habitat, vale a dire Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e Tritone crestato italiano (Triturus carnifex). E’ plausibile che entrambe le specie siano più diffuse all’interno del SIC di quanto fin ora accertato, dunque si suggerisce l’opportunità di condurre indagini ad hoc, per stabilire l’esatta distribuzione delle specie sul territorio, al fine di meglio orientare i futuri piani di gestione.
Alcune specie precedentemente segnalate nel formulario non sono state osservate durante la presente campagna di rilevamento. Nel dettaglio si espongono di seguito le considerazioni specie-specifiche:
Gufo reale (Bubo bubo). Specie NON rilevata. Si ritiene la sua presenza altamente improbabile per la scarsa idoneità del SIC in esame. Il Gufo reale, infatti, nidifica quasi esclusivamente su pareti inaccessibili, dove costruisce il nido in nicchie o cenge (Brichetti & Fracaso, 2006). L’assenza di strutture rupicole, anche di modesta entità, suggerisce l’ipotesi che la specie sia stata segnalata per errore all’epoca della predisposizione del formulario standard. Si propone di ESCLUDERE la specie dal formulario ufficiale.
Lupo (Canis lupus). Specie NON rilevata. Si ritiene praticamente certa la frequentazione del SIC da parte della specie, dal momento che è stata rilevata a pochi chilometri nella foresta di Gallipoli-Cognato. Inoltre, sono state raccolte testimonianze attendibili da parte degli allevatori e degli agenti del Corpo Forestale dello Stato, oltre alla documentazione in possesso dell’Ente Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane che ne attesta la presenza per l’interro territorio del Parco. Si propone di INCLUDERE la specie nel formulario ufficiale con consistenza di popolazione ignota avvalendosi del codice generico di presenza (P).
Ululone appenninico (Bombina pachypus). Specie NON rilevata. Si ritiene possibile la sua presenza, soprattutto in virtù dei diversi siti potenzialmente idonei rinvenuti (cibbie, fontanili, abbeveratoi). Sono state raccolte, inoltre, testimonianze ritenute attendibili circa osservazione della specie in anni passati. E’ possibile che l’Ululone sia sfuggito al rilevamento condotto fin ora, ci si riserva di confermarne la presenza nei prossimi mesi. Si propone di INCLUDERE la specie nel formulario ufficiale con consistenza di popolazione ignota avvalendosi del codice generico di presenza (P).
I segni più evidenti relativi alle attività di allevamento praticate nell’area sono riconducibili ad un utilizzo delle risorse trofiche ed a situazioni di compattazione del terreno, per lo più concentrate nelle aree marginali del SIC. L’allevamento di bestiame ha creato e mantenuto ambienti seminaturali aperti, caratterizzati da un’elevata diversità floristica e da specie di invertebrati e vertebrati ad essi legate, quali alcuni uccelli rari e di grande interesse scientifico e conservazionistico. Pur in considerazione del fatto che una completa cessazione del pascolo condurrebbe alla scomparsa degli ambienti aperti a prevalenza di vegetazione erbacea, mettendo a rischio numerose emergenze sia floristiche che faunistiche ad essi associate (San Miguel, 2008; Calaciura e Spinelli, 2008), va tenuto presente il rischio che un pascolamento non controllato possa causare variazione della composizione floristica e della diversità specifica delle formazioni prative, il degrado del cotico erboso e del suolo e la riduzione delle superfici prative a favore del bosco.
Un’altra forma di presenza antropica, in taluni casi anche piuttosto “imponente”, è da ricondurre alla tradizione del “Maggio di Accettura”, che prevede ogni anno il taglio di uno dei Cerri di maggior dimensioni e il suo trasporto verso il centro del paese.
Tale pratica, pur arrecando senza dubbio un certo grado di disturbo all’ecosistema, si ritiene essere sostenibile, previa individuazione delle piante monumentali da preservare in ogni caso.