Nome | Costa Ionica Foce Agri |
Codice | IT9220080 |
Tipo | B |
Estensione | 845 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 2230, 2260, 2250*, 2110, 2120 dettagli » |
Specie | |
Note |
Nome | Costa Ionica Foce Agri |
Codice | IT9220080 |
Tipo | B |
Estensione | 845 ha |
Comuni | |
Province | |
Habitat | (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 2230, 2260, 2250*, 2110, 2120 dettagli » |
Specie | |
Note |
La principale valenza naturalistica che ha motivato la proposizione del SIC “Costa Ionica Foce Agri” è costituita dalla presenza di un sistema di laghetti retrodunali situati in corrispondenza di un vecchio meandro dell’Agri che ospitano esemplari di uccelli migratori ed estivanti di interesse comunitario. L’area è estremamente interessante per la presenza di lagune, acquitrini e laghetti costieri stabili e temporanei. Alcuni di essi, anche se di origine artificiale, rappresentano un habitat ideale per l'avifauna acquatica. Il sito è, infatti, frequentato da moltissime specie di uccelli acquatici, sia durante le migrazioni che durante lo svernamento.
“Considerando che la preservazione, il mantenimento o il ripristino di una varietà e di una superficie sufficienti di habitat sono indispensabili alla conservazione di tutte le specie di uccelli; che talune specie di uccelli devono essere oggetto di speciali misure di conservazione concernenti il loro habitat per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione; che tali misure devono tener conto anche delle specie migratrici ed essere coordinate in vista della costituzione di una rete coerente”, la direttiva 79/409/CEE si prefigge la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento. Tale tutela si estende oltre che agli uccelli anche alle uova, ai nidi e agli habitat.
Per questo i lavori necessari per preservare, mantenere e ripristinare i biotopi e gli habitat di tutte le specie di uccelli minacciate di estinzione sono incoraggiati negli stati membri, soprattutto in quelle aree che rientrano nelle zone speciali.
Il sito Foce Agri è estremamente interessante per la presenza di estese aree umide retrodunali sottoforma di lagune, acquitrini e laghetti costieri stabili e temporanei. Esse rappresentano un habitat ideale per la sosta, lo svernamento e la nidificazione dell'avifauna acquatica, sia stanziale sia migratoria, che in effetti è presente in particolare nelle estese lagune e nel sistema di canali e stagni artificiali, residui delle attività svolte in loco negli ultimi decenni. In particolare un sistema di laghetti retrodunali, situati in corrispondenza di un vecchio meandro dell’Agri, presenta al suo interno una serie di isolotti utilizzati per la nidificazione da parte di alcune specie di uccelli acquatici (Sternidi e Laridi). Inoltre è stato rilevato lo svernamento di migliaia di Anatidi.
Una vasta area centrale rispetto al vecchio corso del fiume, parzialmente allagata, presenta salicornia, tamerici e canneti, utilizzatati come zona di pascolo da migliaia di uccelli acquatici (prevalentemente Limicoli).
Sotto il profilo erpetologico è opportuno sottolineare che i dati su Testudo hermanni ed Emys orbicularis, siano i primi relativi a questo settore territoriale.
La duna costiera rappresenta una fascia di terra e un habitat di eccezionale valore naturalistico e paesaggistico con habitat aloigrofili ben rappresentati.
La pineta retrostante, per quanto di impianto artificiale, rappresenta un esempio di rimboschimento di una difficile zona litoranea e svolge alcune essenziali funzioni nella protezione delle colture agrarie retrostanti offrendo un habitat ideale per l’avifauna stanziale e migratoria.
IL TERRITORIOIl sito, ubicato nella provincia di Matera alla foce del fiume Agri sulla costa ionica della Regione Basilicata (Golfo di Taranto), si estende su 845 ha. Il fiume Agri nasce dalle sorgenti del Piano del Lago tra Monte Maruggio e Monte Lama e sfocia nel Mar Jonio nel territorio del comune di Policoro, presentando nel tratto prossimo alla foce un andamento meandriforme.
La percentuale delle proprietà pubbliche (Demanio, Esab) sull’intera area del Sic ammonta al 63,42% che scende al 58,3 % per la presenza di particelle catastali in contenzioso tra Demanio e privati. Il territorio del Sic ha un’altitudine media di 2 metri s.l.m. e le coordinate geografiche del centro sono E 16° 43’ 40” e N 40° 12’ 52”.
Rispetto alla perimetrazione originaria si propone un ampliamento del sito in modo da includere le aree umide a ridosso della foce (destra fiume) che, se pur in parte di origine artificiale e ricadenti nel territorio attualmente gestito dal Villaggio Turistico Marinagri e destinate ad area verde, sono ricche di habitat di interesse conservazionistico e rappresentano un’importante area di sosta per gran parte dell’avifauna migratoria segnalata nel sito. Se correttamente gestite, queste aree potrebbero continuare a mantenere i livelli di biodiversità faunistica e vegetazionale attuali. Altre modifiche sono state effettuate per l’adeguamento ad una base cartografica di maggiore dettaglio e per una migliore riconoscibilità dei limiti sul territorio (tracciati stradali, ferrovia, corsi d’acqua, ecc.).
Le variazioni nelle tipologie e superfici degli habitat sono da attribuirsi in parte ad una più dettagliata interpretazione (grazie anche alla pubblicazione del Manuale Italiano degli Habitat) e all’applicazione di metodologie GIS per il calcolo delle percentuali. L’habitat “2190 Depressioni umide interdunari” segnalato nel precedente formulario è, secondo il nuovo Manuale Italiano d’Interpretazione degli Habitat da escludersi dall’Italia.
La costa jonica - Sic foce Agri si presenta bassa e sabbiosa con sistemi dunali recenti (Olocene), caratterizzati da rilevanti attività idrodinamiche ed eoliche che determinano fenomeni di erosione responsabili, in numerosi tratti, di un arretramento molto evidente del litorale.
La costa è bassa ed è costituita principalmente da terreni con suolo molto sciolto ed erodibile, principalmente sabbie e limo con elevate percentuali di argilla presso la foce. Morfologicamente il tratto di costa interessato si presenta completamente pianeggiante e con terreni estremamente poveri di elementi nutritivi, con un elevato tasso di salinità nelle aree prossime al mare, a pH variabile; spesso si riscontra in superficie un leggero strato limo-argilloso depositatosi durante le ultime alluvioni.
IL CLIMACome per l’intera costa ionica, il sito è caratterizzato da clima meso-mediterraneo secco, con temperature medie annue intorno ai 16-18 °C.
Le precipitazioni medie annue si attestano sui 500 mm (534mm: stazione pluviometrica di Metaponto e i 583mm: stazione pluviometrica di Nova Siri Scalo e Policoro).
La presenza della foce del fiume separa fisicamente due aree diverse, per cause naturali e/o antropiche, nella morfologia e nella composizione floristico-vegetazionale.
In sinistra idrografica del fiume s’individua:
- un tratto di costa più prossimo alla foce fortemente eroso e caratterizzato da una mancanza totale delle fasce vegetazionali, in genere parallele alla costa, tipiche dello schema ante duna - duna mobile - retro duna - interduna - duna fissa, con la presenza, direttamente a contatto col mare, di una pineta, interessata un paio di anni fa da un incendio, e caratterizzata oltre che da numerosi schianti anche da una nuova e rarefatta vegetazione pioniera, da nuove piante prodotte dalla banca del seme del terreno o dalla disseminazione delle piante ancora vive, ai margini della stessa;
- un tratto di costa più distale dalla foce caratterizzato dalle successioni vegetazionali tipiche dei sistemi dunali in cui spicca la presenza di un crucianelleto molto frammentato e della macchia a Juniperus oxycedrus ssp.macrocarpa che è ovunque la specie prevalente; laddove invece si registra un ridotto disturbo antropico, la macchia si arricchisce di Ephedra distachya, Thymelea hirsuta, Smilax aspera, Daphne gnidium, Asparagus acutifolius.La macchia mediterranea diventa poi sottobosco nella pineta con specie quali Pistacia lentiscus, Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa, Rhamnus alaternus, Phyllirea latifolia, Asparagus acutifolius ecc.
In destra idrografica del fiume una parte del Sic è occupata dal “Centro Turistico Ecologico Integrato Marinagri” che ha modificato una vasta area di notevole importanza dal punto di vista della conservazione di flora e fauna. Il completamento di tale struttura, recentemente dissequestra, comporterà una trasformazione delle aree umide a ridosso della foce (alcune delle quali di origine artificiale, realizzate per impianti di ittiocoltura, oggi in disuso, ed in gran parte naturalizzatisi) con la conseguente scomparsa o trasformazione di gran parte degli habitat alo-igrofili (in particolare 1150, 3170, 1410, 1420) e delle specie ad essi legate.
La vegetazione potenziale dell'area è rappresentata dalla serie psammofila e aloigrofila tipica dei litorali sabbiosi, la cui situazione, però, è molto critica a causa dello sfruttamento balneare di questo tratto di costa e della presenza di infrastrutture in cemento anche sul cordone dunale (percorso pedonale attrezzato realizzato sul retroduna) che li rende eccessivamente frammentati e disturbati.
Sul lato continentale della duna si sviluppa sulle sabbie stabili e compatte delle cosiddette dune grigie il Crucianelletum maritimae, associazione di transito tra le psammofite vere e proprie e la macchia a struttura arbustiva; si presenta come una cenosi estremamente frammentata, vulnerabile (in seguito alla destrutturazione della duna bianca) e molto pregiata, in quanto caratterizzata da entità fitogeograficamente rilevanti come Pancratium maritimum o Ephedra distachya.
Come per gli altri Sic della costa jonica, gli habitat “Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)” cod. 2120 e “Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae) cod. 2210, anche a causa del disturbo antropico, tendono a mescolarsi e presentarsi in un mosaico in cui i diversi elementi vegetazionali caratteristici si sovrappongono. Inoltre è da segnalare in generale nel crucianelleto e nell’ammofileto la presenza di Carpobrotus edulis, pianta rampicante originaria del sud Africa, utilizzata in operazioni di “consolidamento” dei sistemi dunali e retrodunali, estremamente aggressiva a tal punto da svilupparsi sulle altre piante uccidendole; qui inoltre è presente anche l’Agave americana, pianta ornamentale di origine centro-americana che costituisce un problema non indifferente data l’alta capacità di riproduzione.
Di elevato valore biogeografico e naturalistico, e particolarmente esteso e ben rappresentato è il complesso di fitocenosi alofile: salicornieti perenni e annuali, giuncheti, boscaglie a Tamarix e canneti, che si diversificano in base al gradiente salino ed alla durata dei periodi di sommersione. Soprattutto in destra dell’Agri si ritrovano le aree fangose ricoperte periodicamente dall’acqua salmastra e colonizzate da popolamenti pionieri di specie annuali succulente (Salicornia sp. pl., Suaeda maritima, Spergularia marina ecc.) e le aree argillose, che si disseccano in determinati periodi dell’anno, occupate abbondantemente dai bassi popolamenti a salicornie perenni (Sarcocornia perennis, Salicornia fruticosa, Arthrocnemum glaucum) nei quali è facile trovare esemplari di Limonium serotinum, Puccinellia sp., Inula crithmoides, Aster tripolium, ecc.. Sui suoli umidi, limoso-argillosi, occasionalmente inondati si rinvengono alte erbe giunchiformi (Juncus acutus, J. maritimus, J. subulatus e Bolboschoenus maritimus) che si dispongono a mosaico all’interno delle pozze di acqua salmastra. Nel Sic dell’ Agri le praterie salate presentano un elevato grado di copertura e sono riferibili alla classe Juncetea maritimi.
Ma la vegetazione potenziale dell'area è rappresentata, oltre che dalla serie psammofila e aloigrofila dei litorali sabbiosi, anche dalla vegetazione di cinta e boscaglie ripariali del tratto terminale dei corsi d'acqua mediterranei. Lungo il corso del fiume, dei canali di bonifica e negli stagni stagionali di acque dolci si ritrovano mosaici di idrofite ed elofite, comunità di piante che si dispongono nel corpo idrico in relazione alla profondità ed alla permanenza dell’acqua. Largamente diffusi sono i canneti, popolamenti a macrofite acquatiche a dominanza di cannuccia comune (Phragmites australis), ai quali lungo i canali di bonifica e nelle depressioni umide si associano addensamenti a lisca. L’accesso al cantiere di Marinagri a partire dai mesi invernali del 2009 non ha consentito di effettuare ancora una dettagliata analisi vegetazionale di questa porzione del sito, in particolare andrebbero indagate meglio le fitocenosi degli ambienti umidi salmastri permanenti e temporanei.
Sui sistemi dunali fossili, nella zone più arretrate rispetto alla linea di costa, al limite dei rimboschimenti, è ancora frammentariamente osservabile una tipica vegetazione di macchia mediterranea a prevalenza di ginepri che è stata quasi completamente distrutta dall’impianto della pineta costiera; qui d’importanza fondamentale è l’associazione Pistacio-Juniperetum macrocarpae che ha come specie caratteristiche il lentisco (Pistacia lentiscus), il ginepro (Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpae), la fillirea (Phillyrea latifolia), il ramno (Rhamnus alaternus), Thymelea hirsuta, ecc. e costituisce il primo stadio forestale nelle aree sabbiose. E’ una formazione che si insedia nel fronte duna, esposta ai forti venti trasportatori di sabbie e aerosol, contribuendo al consolidamento della duna, accrescendone dimensioni, altezza e quindi la stabilità. La macchia a ginepro è presente anche laddove c’è stato un livellamento e/o uno sbancamento delle dune con mezzi meccanici effettuato per aprire strade, parcheggi o passaggi al mare, o, laddove, nella zona di pertinenza di questa formazione sono stati effettuati estesi rimboschimenti.
L'assetto attuale della vegetazione è il risultato di massicci interventi di bonifica e impianti forestali artificiali finalizzati a proteggere le aree agricole interne, per cui si ha un complesso mosaico di vegetazione a diversi livelli di naturalità e maturità che si alternano ad impianti artificiali, zone agricole e aree edificate. La pineta costiera risulta fortemente compromessa da una serie di cause sia naturali che antropiche che agiscono aggressivamente sulla stessa. In essa sono presenti il pino domestico (Pinus pinea), il pino d'Aleppo (Pinus halepensis), il pino marittimo (Pinus pinaster) la cui presenza sporadica è dovuta alla concorrenza esercitata dai primi due. Molto diffusa, in tutto il sito e ai margini della pineta è l’Acacia saligna, pianta alloctona tollerante ai disturbi, impiantata in passato, e presente su vaste aree con esemplari contorti e cespugliosi che potrebbero diventare estremamente invasivi a discapito delle specie vegetative ad essi adiacenti.
Malgrado il rischio di degradazione legato a fattori che stanno interessando l’intera costa jonica quali il progressivo inaridimento della costa e della zona sublitoranea a causa dell’abbassamento della falda dulcacquicola dovuto al drenaggio dei canali di bonifica che riversano in mare l’acqua dolce, la diminuita portata dei fiumi dovuta agli sbarramenti degli invasi delle zone interne, l’erosione costiera che tra le varie concause trova lo scarso apporto di sedimenti fluviali, l’incremento dell’urbanizzazione del litorale dovuta agli insediamenti turistici costieri sono ancora presenti ambiti di elevato ed insostituibile valore naturalistico, paesaggistico e conservazionistico tali da richiedere necessaria una gestione volta alla tutela e alla salvaguardia dei popolamenti floro-faunistici qui presenti.
Per quanto riguarda la flora nel sito non sono da segnalare specie d’interesse comunitario, ciò non deve però far pensare ad una scarsa rilevanza floristica dell’area. Infatti gli habitat psammofili e alo-igrofili ospitano una florula ricca di elementi rari e di interesse conservazionistico. Nella tabella “3.2 Altre specie”, sono state riportate le specie di maggiore interesse conservazionistico rilevate nel sito considerando come tali le specie incluse in altre direttive, liste rosse, ma anche specie di particolare interesse fitogeografico ed ecologico, tra queste ultime sono state indicate alcune delle specie alofile più caratterizzanti: si tratta di entità che anche se non particolarmente rare o vulnerabili, essendo altamente specializzate sono localizzate esclusivamente in questi habitat e quindi relativamente rare nel territorio.
Tra le altre specie di interesse conservazionistico merita di essere menzionata Ephedra distachya L., frequente, ma in modo discontinuo, lungo il litorale jonico. In seguito alle pesanti modificazioni dell´habitat la specie è presumibilmente scomparsa da molte aree ed è in continua regressione. E’ stata rinvenuta abbondantemente alla sinistra del fiume ma anche alla destra, nella fascia di transizione tra la vegetazione psammofila e la macchia mediterranea o in espansione laddove la macchia è in fase di arretramento a causa dell’erosione marina. Anche Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa (Sm.)Bell, tipico elemento delle dune consolidate, è presente con una ricca popolazione, che caratterizza la macchia psammofila retrodunale soprattutto a sud della foce. Ancora da indagare, ma sicuramente interessante è la florula alofila terofitica che colonizza le aree periodicamente inondate nella zona compresa nel cantiere di Marinagri. Pancratium maritimum, dalle abbondanti fioriture tardo-estive, è una specie rara divenuta tale a causa della continua rarefazione del suo habitat minacciato dalla frequentazione antropica incontrollata e dall’erosione del litorale, ed inserita a livello nazionale nel Libro rosso delle specie vegetali ed a livello locale nella Lista rossa regionale come specie a protezione assoluta (Art. 2 DPGR 55/2005).
L’area è senza dubbio un sito di importanza nazionale per lo svernamento del Piviere dorato (Pluvialis apricaria) e luogo di sosta di specie poco diffuse sul territorio nazionale come il Marangone minore (Phalacrocorax pygmaus) e il Gabbiano roseo (Larus genei) e il Gabbiano corallino (Larus melanocephalus). Rispetto a quest’ultima specie, inoltre, il sito potrebbe porsi come area strategica a fronte del fenomeno di espansione cui sta andando incontro, soprattutto in considerazione dello stretto legame del Gabbiano roseo con le acque salmastre.
L’abbondanza di ambienti umidi retrodunali favorisce la nidificazione del Corriere piccolo (Charadrius dubius) e soprattutto del Fratino (Charadrius alexandrinus), in quanto meno esposti alla pressione turistica e alle maree.
La stabilità di ambienti umidi, anche salmastri, consente la nidificazione di alcune specie molto rare e localizzate nel territorio regionale come il Cavaliere d’Italia (Himantopus himatopus) rilevato in riproduzione nel mese di Giugno 2009.
Particolare rilevanza, inoltre, assume la nidificazione di alcune coppie di Fraticello (Sterna albifrons), specie localizzata e rara in Italia meridionale, con soli 4 siti noti per la Puglia occupati in maniera irregolare (Brichetti & Fracasso, 2006).
Infine, è stata verificata la presenza della Lontra (Lutra lutra), le cui tracce sono state rinvenute in vari luoghi all’interno del settore indagato, sia in prossimità della foce che nei pressi degli stagni retrodunali.
In base ai dati fin ora raccolti si evince come l’area abbia uno straordinario valore, ospitando una ricchissima avifauna, presente con popolazioni anche cospicue. Si ritiene che il sito abbia le caratteristiche sufficienti a renderlo area di reperimento per l’istituzione di una Riserva Naturale, con particolare riferimento alle specie ornitiche ivi presenti e alla conservazione della Lontra.
Alcune delle specie segnalate nel vecchio formulario non sono state confermate durante l’aggiornamento. Le ragioni di questa apparente discrepanza sono sintetizzate come segue:
1) Specie non appartenenti alla fauna locale, la cui presenza nel vecchio Formulario era probabilmente dovuta ad un errore di battitura. E’ il caso dell’Averla maschera Lanius nubicus, specie distribuita nel Medio e Vicino Oriente e non segnalata in Italia (Yosef & Loher, 1995) e dello Zigolo muciatto Emberiza cia, legato tutto l’anno a formazioni cacuminali montane (Cramp & Perrins, 1994).
2) Specie potenzialmente presenti durante le migrazioni ma ecologicamente non legate all’area di studio. In questo caso l’osservazione di eventuali soggetti migratori è sfuggita al rilevamento. E’ il caso ad esempio del Falco cuculo Falco vespertinus e della Ghiandaia marina Coracias garrulus; il primo nidificante localizzato in Italia, con poche coppie nella pianura Padano-Veneta (Brichetti & Fracasso, 2003), la seconda legata invece agli ambienti steppici (cfr. Cramp & Perrins, 1994; Brichetti & Fracasso, 2007).
Specie che frequentano l’area di mare antistante il SIC, la cui però riproduzione nle SIC non è stata confermata. E’ il caso della Tartaruga caretta Caretta caretta.Le attività antropiche nell’area sono imponenti. Progetti edilizi in corso di realizzazione, come il porto-canale con annesso villaggio turistico ha causato l’annullamento di una porzione consistente della duna e l’accentuarsi dell’erosione costiera. Sulla destra idrografica è stato realizzato in prossimità della foce del fiume Agri il “Centro Turistico Ecologico Integrato Marinagri”, ora sotto sequestro, che ha distrutto e tuttora distrugge un’enorme area di notevolissima importanza per la flora e la fauna.
Dal punto di vista agronomico, si è sviluppato, successivamente alla realizzazione dei grandi invasi, un sistema agricolo intensivo per la coltivazione orto-frutticoltura. Essendo molto diffusa la pratica di realizzazione di pozzi per l’acqua di irrigazione, in alcune zone vi è una forte presenza di pozzi a ridosso del fiume. Il rischio di inquinamento salino per intrusione marina non è solo potenziale ma anche concreto, come confermano dati per via chimico-fisica. I danni arrecati alla qualità delle acque sono accentuati dalla consuetudine di realizzare i pozzi fino a raggiungere il letto dell'acquifero, anche al di sotto del livello del mare.
Nel sito la consistenza zootecnica è esigua (sono presenti circa 80 capi di specie bovina) L’allevamento esistente di tipo estensivo non provoca un impatto ambientale negativo dovuto al calpestio o all’eccessivo sfruttamento delle specie erbacee autoctone e gli escreti degli animali stessi attirano dei coprofagi (animali, uccelli, insetti) creando così un microambiente intorno a queste piccole realtà.
Sono presenti delle recinzioni nell’area forestale usate per il raduno degli animali in determinati periodi dell’anno. Il materiale con cui sono state costruite le recinzioni è stato ricavato da alberi caduti ed opportunamente sistemati.
L'assetto attuale della vegetazione è il risultato di massicci interventi di bonifica e impianti forestali artificiali finalizzati a proteggere le aree agricole interne, per cui si ha un complesso mosaico di vegetazione a diversi livelli di naturalità e maturità che si alternano ad impianti artificiali, zone agricole e aree edificate. La pineta costiera risulta fortemente compromessa da una serie di cause sia naturali che antropiche che agiscono aggressivamente sulla stessa. Per l’assenza di pratiche silvicolturali, quali il diradamento, la bonifica da infezioni parassitarie, l'asportazione degli alberi morti e la ripulitura del sottobosco dalla ramaglia che favorisce il propagarsi degli incendi, la pineta è ad alto rischio, infatti una buona parte di essa sita alla sinistra idrografica del fiume, fu interessata un paio di anni fa da un incendio.
Sempre a sud della foce si rileva la presenza di un lungo percorso pedonale e ciclabile realizzato in cemento in corrispondenza del contatto tra il complesso di vegetazione dunale e le formazioni retrodunali.
In ultimo la fruizione turistica del litorale costituisce motivo di degrado, perché aumenta soprattutto il rischio di incendi a causa della frequentazione antropica incontrollata e il traffico veicolare.