Costa Ionica Foce Basento


Carta di identità del sito

Zoom Extra_large_1-costa_ionica_foce_basento
Nome Costa Ionica Foce Basento
Codice IT9220085
Tipo B
Estensione 548,38 ha
Comuni
Province
Habitat (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 2230, 2260, 2250*, 2110, 2120 dettagli   »
Specie
Note

Habitat All. 1 Dir. 92/43/CEE

Costa Ionica Foce Basento

2230 - Dune con prati dei Malcolmietalia

2260 - Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia

2250* - Dune costiere con Juniperus spp.

2110 - Dune embrionali mobili

2120 - Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)

1130 - Estuari

92D0 - Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)

1420 - Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi)

1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito marine

1310 - Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose

Specie All. 2 Dir. 92/43/CEE e all.1 dir. 79/409/CEE

Costa Ionica Foce Basento



Il Sic - foce del Basento comprende l’area di foce del fiume Basento ed il tratto di costa sabbiosa che si estende a nord e in gran parte a sud del fiume. Il fiume Basento nasce dal Monte Arioso in località Fossa Cupa (Pz) nell’Appennino Lucano settentrionale, scorre in direzione NO-SE attraversando terreni risalenti al Quaternario recente e sfociando infine nel Golfo di Taranto.

Il  substrato geologico è formato dalle coltri dei depositi poligenici di origine alluvionale trasportati dal fiume e dai depositi sabbiosi dei sistemi dunali fossili e recenti, interrotti dagli affioramenti argillosi dei sottostanti terreni pliopleistocenici.

Il litorale del Sic presenta una costa bassa e sabbiosa con sistemi dunali caratterizzati da rilevanti attività idrodinamiche ed eoliche e da fenomeni di sedimentazione ed erosione (predominanti lungo tutto il litorale jonico) che determinano l’alternanza di tratti costieri più o meno ampi a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro processo.

Attualmente la foce del Basento mostra una certa tendenza ad arretrare contribuendo all’erosione della costa (fenomeno conseguente sia del mancato apporto di alluvioni fluviali non più trasportate a valle a causa dell’esigua portata del fiume la cui acqua è in parte trattenuta negli invasi montani come quelli di Monte Camastra sull'affluente destro del Basento, sia della presenza di attività estrattive nell’alveo che sottraggono ulteriore materiale alla deposizione litoranea), all’infiltrazione di acqua marina nella falda subalvea, alla modificazione e/o perdita degli habitat umidi retrodunali e alla diminuzione della biodiversità.

Rispetto alla perimetrazione originaria si propone una modifica in modo da includere un più ampio tratto di habitat ripariali, mentre è stata sottratta un'area già in origine edificata e coltivata ed attualmente occupata dal Villaggio "Gli Argonauti". La figura in basso mostra il particolare della detrazione proposta su ortofoto del 1994 in cui è in evidenza la preesistenza del sito. Altre modifiche al perimetro Altre piccole detrazioni sono mostrate in fig. 2 e 3 riguardanti rispettivamente il limite settentrionale e quello meridionale del sito. Ulteriori modifiche sono state effettuate per l’adeguamento ad una base cartografica di maggiore dettaglio e per una migliore riconoscibilità dei limiti sul territorio (tracciati stradali, ferrovia, corsi d’acqua, ecc.).

IL CLIMA

Come per l’intera costa ionica, il sito è caratterizzato da clima meso-mediterraneo secco.

La temperatura media annua oscilla fra i 16 e 17 °C; quelle medie del mese più caldo e del mese più freddo si attestano, rispettivamente, intorno a 26 e 9 °C, producendo un’escursione termica annua di circa 17 °C. In valore assoluto la temperatura minima varia da -5,0 a -6,4 °C, mentre quella massima da 41,1 a 43,2 °C.

Le precipitazioni medie annue si attestano tra i 534mm (stazione pluviometrica di Metaponto) e i 583mm (staz. Pluv. Nova Siri Scalo e Policoro).

Pertanto, dall’incrocio dei dati termo-pluviometrici  secondo l’indice climatico di  De Martonne si evince che la zona di  Metaponto ricade nel  tipo climatico “semiarido”.

 

Nonostante le modificazioni nella morfologia del sistema costiero sopra descritte, con conseguente variazione nella distribuzione delle comunità vegetali delle dune, e malgrado il rischio di degradazione, il litorale del Sic Foce Basento conserva ancora comunità vegetali e popolamenti faunistici caratterizzati da un elevato valore naturalistico. Infatti la grande varietà di habitat e la conseguente biodiversità di specie animali e vegetali, di cui molte rare, vulnerabili ed a rischio di estinzione, sono indicatori della lunga continuità ecologica di questo territorio nonostante lo stesso abbia subito nel tempo notevoli interventi di trasformazione dell’assetto territoriale.

Lungo quasi tutto il litorale del Sic, fatta eccezione per l’ampia fascia costiera più a sud (Lido di 48), a causa dell’erosione, si registra l’assenza del cuneo vegetazionale e delle successioni del Cakiletea maritimae ed Agropyretum mediterraneum e la presenza di dune colonizzate dalle piante stabilizzatrici ed edificatrici dell’Ammophiletum che quindi è a diretto contatto con la zona afitoica a contrastare i fenomeni erosivi costieri presenti in questo tratto di costa. In generale, nella zona interna dell’arenile in posizione arretrata rispetto alla vegetazione psammofila, quasi a contatto con la pineta costiera, si osserva un mosaico di elementi vegetazionali tipici della macchia mediterranea litoranea e del crucianelleto che si mescolano e si sovrappongono tra loro.

Tra le specie di rilevante interesse biogeografico ed inserite a vario titolo nelle liste delle piante protette vanno citate il Pancratium maritimum, pianta di rara bellezza, a fioritura tardo estiva caratteristica delle dune, ed Ephedra distachya,  specie localizzata in poche stazioni del litorale metapontino, rara e vulnerabile, indicatrice insieme al ginepro di stabilità ecologica e continuità nel tempo di queste fitocenosi (questo perché entrambe sono specie di difficile impianto e dalla crescita molto lenta - pochi dm al secolo). Infatti, nonostante la macchia a ginepro (Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa) sia il tipo di vegetazione spontanea più evoluta (edafoclimax) presente sul sistema dunale del litorale jonico, essa appare compromessa o fortemente ridotta essendo particolarmente vulnerabile al disturbo antropico: infatti si ritrova tale situazione laddove c’è stato un livellamento e/o uno sbancamento delle dune con mezzi meccanici effettuato per aprire strade, parcheggi o passaggi al mare, o, laddove, nella zona di pertinenza di questa formazione sono stati effettuati estesi rimboschimenti con Pinus halepensis e Pinus pinea. Inoltre i profondi stravolgimenti operati a ridosso della foce, alla dx idrografica del Basento, a seguito della realizzazione del porto turistico e delle strutture annesse, e l’edificazione delle strutture inserite nel villaggio turistico, hanno comportato la scomparsa di estese formazioni di macchia mediterranea e la distruzione di alcuni delicati ecosistemi umidi retrodunali. Sulle dune fisse del Sic, la macchia psammofila è dominata da Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa, dove il disturbo antropico è ridotto, la macchia è più strutturata e si arricchisce di Ephedra distachya, Thymelea hirsuta, Smilax aspera, Daphne gnidium, Asparagus acutifolius.

Inoltre è da segnalare in generale tanto nel crucianelleto quanto nell’ammofileto la presenza di Carpobrotus edulis, pianta reptante originaria del sud Africa, utilizzata in operazioni di “consolidamento” dei sistemi dunali e retrodunali, estremamente aggressiva a tal punto da svilupparsi sulle altre piante uccidendole.

Lungo il tratto terminale dei fiume (osservabile in sinistra del Basento ma non in destra a causa della presenza del porto turistico) e nelle zone acquitrinose salmastre in prossimità della foce è presente una tipica boscaglia igrofila subalofila a prevalenza di specie arbustive, con alberi cespitosi e di piccola taglia (Tamarix gallica) di grande importanza per il mantenimento della fauna stanziale e migratoria. Tale vegetazione è presente anche nelle depressioni umide retrodunali  ed in forma residuale nelle zone acquitrinose salmastre all’interno della pineta, evidenziando la presenza di situazioni facilmente recuperabili per la vegetazione spontanea grazie ad interventi di progressiva eliminazione delle conifere. Lungo il fiume ed i canali di bonifica ed anche nelle depressioni periodicamente inondate sono ben rappresentati i tipici popolamenti ad elofite (canneti a Phragmites australis e Typha latifolia) ed idrofite che, oltre ad essere di fondamentale importanza per il mantenimento della fauna selvatica, svolgono un importante ruolo nella fitodepurazione delle acque.

Inoltre in sinistra del fiume si individua un’ampia zona depressa interessata stagionalmente da ristagni d’acqua salmastra a salinità da media ad elevata in cui si alternano popolamenti vegetazionali di tipo arboreo-arbustivo a Tamarix africana, praterie salate di giunchi, steppe salate e fitti canneti. Sono popolamenti alofili ed alonitrofili distribuiti a mosaico e diversificati nella composizione floristica secondo un gradiente di salinità/umidità determinato dalla durata del periodo di inondazione del terreno e dalle oscillazione della falda freatica. In generale le praterie salate si rinvengono su suoli umidi, limoso argillosi, occasionalmente inondati e sono caratterizzate nella fisionomia da alte erbe giunchiformi (Juncus acutus, J. maritimus, J. subulatus e Bolboschoenus maritimus) che si dispongono a mosaico all’interno delle pozze di acqua salmastra. Nel Sic del Basento le praterie salate presentano un elevato grado di copertura e sono riferibili alla classe Juncetea maritimi. Le steppe salate, invece, sono caratterizzate da specie crassulente a portamento basso arbustivo (comunità a Salicornia, Arthrocnemum e Suaeda) che si insediano su suoli sabbioso-limosi con notevole contenuto in argilla e formazione di croste di cloruri nei periodi asciutti. In particolare la zona costiera umida e salata in sinistra del fiume è colonizzata da un esteso popolamento della classe Sarcocornietea fruticosi in associazione con Halimione portulacoides nel quale è facile trovare a mosaico praterie alofile formate da alte erbe (es.: Puccinellia convoluta) e giunchi, ma anche esemplari di Limonium serotinum, Inula crithmoides, Aster tripolium, Triglochin barrelieri (Lista rossa regionale), ecc..

Purtroppo la forte pressione turistica registrata in quest’area rischia, se non opportunamente regolamentata, di compromettere le praterie a giuncheti e gli ultimi lembi superstiti del salicornieto.

La fascia dei terreni retrodunali è occupata da rimboschimenti a conifere risalenti agli anni ‘50 e ‘60  sui terreni della bonifica del Metapontino allo scopo di proteggere i retrostanti terreni agrari dalla salsedine e dai venti marini. Nella pineta sono presenti il pino domestico (Pinus pinea), il pino d'Aleppo (Pinus halepensis), il pino marittimo (Pinus pinaster) la cui presenza sporadica è dovuta alla concorrenza esercitata dai primi due. Sono altresì presenti il cipresso (Cupressus sp.) e l' olivello spinoso (Eleagnus angustifolia L.). Sporadica è la presenza di eucalipto (Eucaliptus globulus, E. camaldulensis) mentre l’Acacia saligna impiantata nelle zone prossime alla linea di costa, soprattutto in destra idrografica nella zona a sud del Sic, ricopre vaste aree con esemplari contorti e cespugliosi che formano macchie di vegetazione spesso impenetrabili; essendo una pianta alloctona estremamente tollerante ai disturbi può diventare in alcune aree invasiva e dominante.

Nel sottobosco lo strato secondario arboreo-arbustivo è dato prevalentemente da elementi della macchia mediterranea quali Pistacia lentiscus, Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa, Rhamnus alaternus, Phyllirea latifolia, Asparagus acutifolius ecc.

Nell’ambito del Sic la presenza di determinati elementi floro-faunistici tipici del tratto terminale del fiumi che sfocia in mare dove le acque dolci si mescolano con quelle salate del mare, ha posto le basi per l’individuazione di un nuovo habitat rispetto alle schede Rete Natura 2000 del 2003:  l’estuario (cod. 1130). In tale zona, il ridotto flusso delle acque del fiume dovuto all’azione del moto ondoso e maree causa il deposito di sedimenti fini, con formazione di cordoni e isolotti sabbiosi e fangosi, soprattutto durante il periodo estivo, che costituiscono aree particolarmente importanti per l’avifauna. Gli estuari formano un sistema ecologico unico con gli ambienti terrestri circostanti, per cui, dal punto di vista vegetazionale, possono essere identificati da un complesso di fitocenosi comprendenti tipologie che vanno dalle comunità di alghe bentoniche alle formazioni di alofite perenni legnose. L’ habitat comprende comunità algali (in particolare Ruppia) e bordure alofitiche annuali (Salicornieti – 1310, Salsolo-Cakileti – 1210) o perenni ( Sarcocorneti - 1420).

In conclusione, l’area del Sic - foce del Basento, oltre ad una buona copertura vegetale, presenta una ricchezza di habitat ed elementi vegetazionali che rendono l'area di notevole valenza ambientale, ma al contempo particolarmente a rischio a causa dello sviluppo incontrollato degli insediamenti turistici, dei fenomeni di erosione costiera, delle opere di bonifi­ca e della messa a coltura. Ciò ren­de indispensabile l’ap­plicazione di una gestione di tipo conservativo atta a tutelare e favorire il mantenimento dell’attuale condizione ecologica ed il ripristino degli habitat presenti .

 

Sotto il profilo strettamente faunistico il SIC ospita un interessante popolamento ornitico, tipico dei litorali sabbiosi con retroduna umido e/o parzialmente allagato. La specie “ombrello” che caratterizza questo biotopo è il Fratino (Charadrius alexandrinus), nidificante nell’area con alcune coppie, soprattutto nel settore NORD-ORIENTALE. La presenza della specie è stata rilevata anche in prossimità del Villaggio “Argonauti Resort” dove però, molto probabilmente, le coppie non riescono a portare a termine le covate a causa dell’eccessivo disturbo. L’area retrodunale situata alla sx idrografica della foce è di grande interesse per la presenza di estese formazioni a Salicornia sp. e Tamarix sp. Tale biotopo favorisce la presenza di una comunità ornitica molto diversificata consentendo la sosta di numerose specie migratrici e svernanti. Importante la presenza invernale dell’Averla maggiore (Lanius excubitor) specie scarsa e irregolare per la Regione (cfr. Fulco et alii, 2008). Tra le specie migratrici osservate si sottolinea la presenza della Spatola (Platalea leucorodia) e del Corriere grosso (Charadrius hiaticula), legato agli acquitrini temporanei, mentre la Pavoncella (Vanellus vanellus) e il Chiurlo maggiore (Numenius arquata) sostano in prossimità dei prati umidi. Numerosi i rapaci osservati, attratti dalla gran quantità di piccoli passeriformi svernanti, tra cui l’Albanella reale (Circus cyaneus), il Falco di palude (Circus aeruginosus) e in migrazione il Lodolaio (Falco subbuteo). Tutte queste osservazioni confermano come l’area della foce del Basento sia di fondamentale importanza per il transito e  lo svernamento di diverse popolazioni di Uccelli migratori, la cui conservazione è legata alla corretta gestione di tali biotopi, ormai ridotti a pochi lembi relitti presenti in tratti localizzati del litorale.

Nell’area interessata dal Villaggio “Argonauti resort” è stata rilevata la nidificazione del Gruccione (Merops apiaster), con una piccola colonia di 10-12 coppie presso una scarpata artificiale residua delle opere di scavo condotte nel sito. La specie potrebbe essere favorita da opportuni intereventi di conservazione e gestione, volti a l mantenimento delle dune e degli argini naturali dei fossi e del corso del Basento, tuttavia la sua conservazione sembra essere a rischio a causa delle opere di regimazione e della gestione/costruzione del villaggio.

Sotto il profilo erpetologico, è di notevole importanza il rinvenimento di Testudo hermanni osservata negli estesi salicornieti. Le fonti ufficiali, infatti, (cfr. Sindaco et alii, 2006) non riportano alcun dato di presenza per l’arco jonico lucano. Tale osservazione suggerisce l’esistenza di una continuità tra le popolazioni calabresi e quelle pugliesi.

E' da segnalare il ritrovamento di un esemplare di granchio alloctono (probabilmente Callinectes sapidus che è una specie presente sulle coste di Israele), già ritrovato in altre località italiane. Non ancora chiara se questa presenza è da attribuirsi a introduzioni accidentali oppure ad una possibile espansione dell'areale della specie.

Pur essendo l’unico sito costiero lucano per il quale non è stato possibile confermare la presenza della lontra, la specie è certamente frequentatrice dell’area data la vicinanza con gli altri siti.

FLORA:

Per quanto riguarda la flora nel sito non sono da segnalare specie d’interesse comunitario, ciò non deve però far pensare ad una scarsa rilevanza floristica dell’area. Infatti gli habitat  psammofili e alo-igrofili ospitano una florula ricca di elementi rari e di interesse conservazionistico. Specie di maggiore interesse conservazionistico  incluse in altre direttive, liste rosse, ma anche specie di particolare interesse fitogeografico ed ecologico, quali: Arthrocnemum macrostachyum, Ephedra distachya, Euphorbia terracina, Juncus acutus, Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa, Limonium serotinum, Maresia nana, Matthiola sinuata, Medicago marina, Pancratium maritimum, Sarcocornia fruticosa, Sarcocornia perennis, Schoenus nigricans, Suaeda fruticosa, Suaeda maritima, Triglochin bulbosum ssp. barellieri sono presenti nel sito.

Tra queste ultime sono state indicate alcune delle specie alofile più caratterizzanti: si tratta di entità che anche se non particolarmente rare o vulnerabili, essendo altamente specializzate sono localizzate esclusivamente in questi habitat e quindi relativamente rare nel territorio.

Tra le altre specie di interesse conservazionistico merita di essere menzionata Ephedra distachya L., frequente, ma in modo discontinuo, lungo il litorale jonico. In seguito alle pesanti modificazioni dell´habitat la specie è presumibilmente scomparsa da molte aree ed è in continua regressione. Anche Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa (Sm.)Bell, tipico elemento delle dune consolidate, è presente con una ricca popolazione, che caratterizza la macchia psammofila retrodunale soprattutto a sud della foce.

FAUNA:

Sono state rilevate 9 specie di Uccelli inserite nell’All. I della Dir. 79/409 CEE e 3 specie di Rettili inserite nell’All. II della Dir. 92/43 CEE. Le specie ornitiche di interesse comunitario sono quasi tutte migratrici e/o svernanti, a riprova dell’importante ruolo svolto dall’area di studio, che si pone come sito di Stop – over durante i lunghi voli migratori.

Sotto il profilo erpetologico, notevole interesse è rappresentato dalla presenza della Tartaruga caretta (Caretta caretta), osservata al largo della Foce del Basento. L’unico sito di riproduzione noto per l’arco jonico lucano è situato alla sinistra della foce del Bradano (dato verificato nel presente studio), dunque la corretta gestione del tratto di costa situato più a SUD e compreso nel SIC della Foce del Basento, è di fondamentale importanza per la sua conservazione, potendo fornire alla specie nuovi siti idonei alla riproduzione.  

Durante i sopralluoghi nel sito oggetto di studio, sono state rilevate diverse specie di odonati che frequentano abbondantemente i numerosi canali di bonifica dove è presente vegetazione igrofila. Tale vegetazione riesce ad instauratasi grazie all’accumulo sul fondo dei canali, di uno strato di suolo sufficiente allo sviluppo di tale tipologia vegetazionale.

Alcune di queste specie di libellule, sono incluse nella Lista Rossa redatta dall’IUCN, e sono state riportate nel Formulario standard nella sezione “3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna”.

Di rilevante interesse scientifico, è il ritrovamento ai margini della pineta, di un esemplare femmina del coleottero cerambicide Monochamus galloprovincialis (Olivier, 1795).

Il genere Monochamus comprende circa 150 specie diffuse in tutto il Nord America, Europa e Asia e sono particolarmente numerose in Africa. In Europa si conoscono cinque specie, di cui il M. galloprovincialis è stato recentemente dimostrato essere il vettore di nematodi patogeni per diverse specie di conifere dei generi  Pinus, Abies, Cedrus, Picea, Larix, Tsuga, Pseudotsuga e Chamaecyparis.

Tra le specie di nematodi di cui questo cerambicide è vettore, il Bursaphelenchus xylophilus (Steiner & Buhrer) Nickle, che colonizza i canali resiniferi dei pini portandoli a morte, risulta essere di particolare interesse fitosanitario. Per il rischio elevato di introduzione accidentale del nematode attraverso legname infestato e dopo il ritrovamento di B. xylophilus in Portogallo, è stata inizialmente emanata la Decisione della Commissione europea dell’11 gennaio 2000 (2000/58/CE), la quale all’art. 3, stabilisce che gli Stati membri debbano svolgere “indagini ufficiali volte a confermare che il legname e le cortecce isolate e i vegetali di Abies Mill., Cedrus Trew, Larix Mill., Picea A. Dietr., Pinus L., Pseudotsuga Carr. e Tsuga Carr., ad eccezione dei frutti e delle sementi, provenienti dal proprio territorio, sono indenni da Bursaphelenchus xylophilus (Steiner et Bührer) Nickle et al.”.

Di prioritaria importanza, risulta l’attuazione di un’indagine entomologica, mirata allo studio della popolazione del coleottero nelle pinete dell’arco jonico lucano e al rilievo di eventuali tracce della presenza del nematode su piante parzialmente disseccate o morte di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis), tramite l’analisi nematologica di campioni in zona sottocorticale di piante che presentano colorazioni bluastre o irregolari o fori di sfarfallamento di insetti.

Una specie caratteristica, rinvenuta nell’area d’indagine, è Brithys crini (citata spesso anche come Brithys pancratii), lepidottero a distribuzione mediterranea, diffuso anche in Africa e Asia meridionale. Sulla costa jonica, così come in tutto il Mediterraneo, è strettamente associata, allo stadio larvale, alle foglie del Giglio di mare (Pancratium maritimum), tipico rappresentante della vegetazione psammofila litorale. La presenza di insetti specializzati, quali Coleotteri tenebrionidi (Pimelia, Akis, ecc.), carabidi (Carabus coriaceus, Cicindela sp.), rinvenuti sull’arenile e sulle dune nell’area di studio, conferma la buona qualità degli habitat psammofili.

La presenza di specie tipiche della macchia mediterranea (Capnodis cariosa), invece ci conferma, allo stato attuale, la tendenza di questi luoghi ed in particolare delle pinete, ad evolvere verso una vegetazione di macchia mediterranea a prevalenza di Ginepro in posizione retrodunale, con il progressivo passaggio verso una macchia a Fillirea e Lentisco man mano che ci si allontana dal mare e dalla sua influenza.

Alcune delle specie faunistiche segnalate nel vecchio formulario non sono state confermate durante l’aggiornamento. Le ragioni di questa apparente discrepanza sono sintetizzate come segue:

1)    Specie non appartenenti alla fauna locale, la cui presenza nel vecchio Formulario era probabilmente dovuta ad un errore di battitura. E’ il caso dell’Averla maschera Lanius nubicus, specie distribuita nel Medio e Vicino Oriente e non segnalata in Italia (Yosef & Loher, 1995) e dello Zigolo muciatto Emberiza cia, legato tutto l’anno a formazioni cacuminali montane (Cramp & Perrins, 1994).

2)    Specie potenzialmente presenti durante le migrazioni ma ecologicamente non legate all’area di studio. In questo caso l’osservazione di eventuali soggetti migratori è sfuggita al rilevamento. E’ il caso ad esempio della Ghiandaia marina Coracias garrulus; legata agli ambienti steppici (cfr. Cramp & Perrins, 1994; Brichetti & Fracasso, 2007).

Le zone che attualmente presentano maggiori condizioni di degrado sono proprio quelle prossime agli insediamenti turistici e delle foci fluviali dove tuttavia sussistono le condizioni per un recupero ambientale purchè cessino le cause di disturbo antropico in atto. Più grave e difficilmente risolvibile  è il problema del fenomeno erosivo particolarmente aggressivo per questo tratto di costa.

Negli ultimi anni si sono verificati, osservati e soprattutto intensificati notevoli fenomeni di erosione della linea di costa, dovuti  alla riduzione continua dell’apporto solido da parte dei corsi  d’acqua. Il mancato apporto di sedimento è ulteriormente aggravato dai moli portuali realizzati  che intrappolano lo stesso impedendone la distribuzione  lungo la costa.  Metaponto Lido, infatti è in posizione sotto flutto, ciò significa che il transito dei sedimenti provenienti da sud si interrompe sui moli che alimentano l’arenile sovra flutto del litorale di Pisticci. Il sito risulta inoltre compromesso dall’abbassamento della falda, intrusione in falda di acqua marina, incendi, destabilizzazione del sistema dunale, forte pressione antropica soprattutto nel periodo estivo, cambiamento di uso del suolo dovuto principalmente alla edificazione di  molte strutture ricettive. Quest’ultimo fattore infatti determina una certa discontinuità nel corridoio ecologico che questo sito rappresenta. Inoltre la presenza di grossi villaggi turistici potrebbe aumentare l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti usati rispettivamente nelle disinfestazioni e manutenzione del verde ornamentale.

Dal punto di vista forestale la chiara vulnerabilità del sistema dunale e della costa  soggetta a forte erosione espongono la pineta alla diretta azione smerigliatrice dei venti ed a eccessivo areosol marino.  Lo stato vegetativo delle foreste, inoltre, è molto vulnerabile laddove risultano praticamente inesistenti piani di gestione forestale. In molti punti, per di più, la pineta risulta minacciata dalla processionaria del pino e dal Blastofago.

Gli interventi finalizzati a favorire il drenaggio delle aree umide retrodunali hanno profondamente trasformato il paesaggio, determinando la graduale frammentazione e/scomparsa di molti habitat alo-igrofili o alterando il dinamismo. Ciò è evidente nei giuncheti e salicornieti in cui si nota la lavorazione del terreno a baulature per permettere l’impianto di pineta anche in questo contesto ambientale.

Dal punto di vista agronomico nel corso degli ultimi 50 anni si è passati da un uso estensivo dei terreni agricoli ad un uso intensivo con orto-frutticoltura specializzata che e si è sviluppata successivamente alla realizzazione dei grandi invasi.

Gli interventi antropici in questa area hanno provocato notevoli trasformazioni a carico dell’ambiente fisico, della copertura vegetazionale e dell’uso del suolo, come per esempio i terreni sublitoranei a ridosso della pineta bonificati negli anni ’50 ed attualmente utilizzati per colture orticole, pioppeti, agrumeti, frutteti, vigneti e pascolo; la presenza, in prossimità della costa e della pineta, dei nuclei insediativi di consistenza rilevante realizzati prevalentemente nell’ultimo quindicennio e connessi ad iniziative di sviluppo turistico (villaggi turistici del Club Mediterranée e del Ti blue, il Blu Village 2, il villaggio degli Argonauti Club Resort); la presenza di numerosi lidi ed insediamenti balneari.

Inoltre parallelamente alla foce del fiume, in destra idrografica del Basento, si è realizzato un porto-canale denominato "Porto degli Argonauti" che interferisce con la naturalità del sito, alterando il dinamismo e l’idrologia nella zona di foce. La realizzazione di un tale manufatto nella zona della foce altera inevitabilmente l’equilibrio ambientale influendo sulla composizione chimico-fisica delle acque (salinizzazione della falda) e sui movimenti delle falde, con conseguente modificazione della popolazione degli habitat e alterazione dell’equilibrio ecosistemico.