Valle Basento Ferrandina Scalo


Carta di identità del sito

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Nome Valle Basento Ferrandina Scalo
Codice IT9220255
Tipo C
Estensione 732,94 ha
Comuni
Province
Habitat (All. 1 Dir. 92/43/CEE): 5330, 3250, 3280, 92D0, 6220* dettagli   »
Specie
Note

Habitat All. 1 Dir. 92/43/CEE

Valle Basento Ferrandina Scalo

5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici

3250 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum

3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.  

92D0 - Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)

6220* - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

1430 - Praterie e fruticeti alonitrofili (Pegano-Salsoletea)  

Specie All. 2 Dir. 92/43/CEE e all.1 dir. 79/409/CEE

Valle Basento Ferrandina Scalo



Il Sito, Valle Basento  Ferrandina Scalo,  ricopre un’area 732,94 ha ed interessa due comuni: Ferrandina e Pomarico. L’area si presenta caratterizzata da una netta distinzione orografica e vegetazionale relativamente alle due sponde del fiume Basento. La parte sinistra del fiume è caratterizzata da un’orografia discontinua, di tipo calanchivo-pianeggiante, dove si evince chiaramente la formazione di zone di accumulo con evidenti nicchie di distacco causate dalle erosioni meteoriche delle argille eoceniche, tipiche della Basilicata. La destra del fiume, invece, si presenta caratterizzata da un’orografia pianeggiante continua. Si ritrova una buona copertura erbosa-arbustiva del suolo, con incolti di sulla, graminacee spontanee e prati polifiti (Festuca arundinacea, Dactylis glomerata, Phleum pratense, Lolium multiflorum), qualche esemplare di acacia e pero selvatico. La fascia ripariale si presenta con zone rade di tamerici e pioppi neri , molte ginestre,  sparto, con brevi tratti di canneti e roveti. A sud il versante calanchivo è più soggetto ad erosione, ed è caratterizzato da un tipo di vegetazione steppica, con prevalente copertura di graminacee, salsola, cardo  ecc. A nord, invece, presenta una buona copertura del suolo con conifere e vegetazione di tipo steppico-mediterraneo con lentisco.

IL TERRITORIO

Le caratteristiche pedologiche della stazione in esame sono riconducibili alle argille terziarie. Queste presentano sterilità dovuti all’alcalinità, data dal calcare, traducibili in un aumento di instabilità, erodibilità e di impermeabilità, un aumento di volume in tempo di pioggia e una maggiore contrazione in estate con essiccamento spinto degli strati superficiali e fessurazioni anche molto profonde. Le spaccature del terreno provocano un maggiore disseccamento anche in

profondità e nelle pendici inclinate smottamenti e frane per la penetrazione dell’acqua piovana.

Sui calanchi argillosi le formazioni erbacee perenni sono rappresentate essenzialmente da praterie a sparto steppico. Questa graminacea colonizza le superfici calanchive, spesso molto acclivi, consolidando con i suoi intricati stoloni i substrati argillosi e rallentandone l’erosione superficiale.

Il Basento interessa una superficie di circa 1537 kmq, di cui il 60 % nel potentino ed il 40 % nel Materano; dopo un percorso di 149 km, il fiume Basento sfocia presso Metaponto in località Ginepro. È un tipico corso d’acqua mediterraneo a carattere torrentizio. Presenta una morfologia caratterizzata da zone montuose e collinari e nella parte terminale è pianeggiante.

Il Basento ha una portata elevata, dovuta alla scarsa permeabilità dei terreni che attraversa.  Nell’attraversamento della regione modifica la tipologia dell’alveo passando da alveo ridotto con tipologia a riffles, ad alveo  di piena con tipologia a riffles e runs, ad alveo pluricorsale con tipologia a riffles e runs con prevalenza di correntine. Il substrato è costituito da ghiaia grossolana e di differente granulometria,  con molte zone di sabbia e limo nel tratto centrale fino a valle.

Il Basento è ormai massicciamente interessato dalla presenza di opere idrauliche, invasi, diversivi, briglie, pennelli, gabbioni ed è, inoltre, oggetto di attività estrattive.

IL CLIMA

Il clima è tipicamente mediterraneo: temperato-caldo a temperamento con inverni miti e piovosi, estati calde e siccitose, con temperatura media del mese più caldo superiore ai 23°C. Per il territorio in esame l’andamento climatico è classificabile “mediterraneo collinare interno”. La fascia fitoclimatica è quella del Lauretum della quale i limiti corrispondono largamente a quelli dell’areale di diffusione della vegetazione mediterranea indigena a macchia, boschi sempreverdi xerotermici e boschi misti con predominanza di sempreverdi a sclerofille. La zona del Lauretum può considerarsi estesa nel Mezzogiorno d’Italia dalla linea di costa fino a 700-800 m, talvolta 1000 m sui versanti meglio esposti. Si possono considerare a clima caldo-arido le aree aventi precipitazioni primaverili ed estive inferiori a 200 mm e a 100 mm annui rispettivamente.

Dai dati pluviometrici disponibili la piovosità media del mese più umido risulta di 100 mm, quella del mese più secco di 25 mm. Le precipitazioni medie annue primaverile ed estiva restituiscono valori di 156 mm e 86 mm rispettivamente. La temperatura media annua è di 15-16°C medie, tra i 20°C e i 25°C nel periodo arido, La temperatura media minima del mese più freddo non scende sotto lo zero termico (3,2°C), e la temperatura media massima del mese più caldo è di circa 30°C. Le aree interne, interessate da erosioni calanchive, rientrano secondo la classificazione proposta da Rivas Martinez (1982) nel meso-mediterraneo.

Il regime pluviometrico è caratterizzato da un’alternanza di lunghi periodi siccitosi con precipitazioni rare e concentrate in alcuni periodi dell’anno. I versanti argillosi a sud sono il frutto dell’azione combinata del sole e dell’acqua piovana, il sole essicca lo strato argilloso superficiale e determina la formazione di una rete di fessure all’interno delle quali la circolazione dell’acqua provoca erosione.

Il sito è caratterizzato dalla presenza di formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli con percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea.

Interessante è la presenza di mosaici caratterizzati dalla presenza di arbusti misti e formazioni di vegetazione alo-nitrofila dei Pegano-Salsoletea. La vegetazione predominante arbustiva è rappresentata da nanofanerofite e camefite alo-nirofile spesso succulente, che includono arbusteti nitrofili o subnitrofili di suoli salsi e aridi di aree a bioclima termomediterraneo arido o secco.

I pendii argillosi scolpiti da solchi di erosione ed esposti al pascolo, si ricoprono di Lygeum spartum, che svolge un’azione stabilizzante del terreno, mentre, dove i fenomeni erosivi sono meno accentuati, si insedia la macchia con dominanza di lentisco. Si creano così isole con una serie di discontinuità vegetazionali, favorendo l’insediamento di specie annuali pioniere. Lungo i versanti si susseguono incisioni multiple del terreno di vario spessore ed intercalate da creste sottilissime, dovute ai processi erosivi e franosi nelle aree di affioramento delle argille azzurre plio-pleistoceniche. I calanchi sono caratterizzati da praterie steppiche costituite da specie perenni di tipo termo-xerofilo a dominanza di graminacee cespitose. Si tratta di aspetti erbacei fisionomicamente differenziati da Lygeum spartum. In corrispondenza dell’habitat calanchivo hanno un ruolo primario e rappresentano il tipo di vegetazione più matura che si possa sviluppare in queste stazioni.  Le forme erosive a calanco in Basilicata ospitano una notevole varietà di fitocenosi tra loro differenziate da fattori fisici quali substrato geologico, esposizione del versante, condizioni climatiche ed altitudine. Su queste forme di erosione si rinvengono sia tipologie a carattere endemico, sia aspetti di vegetazione comuni ad analoghi contesti geomorfologici dell’Italia centro-meridionale. Le condizioni fisiche di questi ambienti sono sempre particolarmente selettive e le specie si sono adattate a sopravvivere a stress termici ed idrici, a svilupparsi su substrati in quasi totale assenza di pedogenesi, con accelerata erosione e presenza di sali sodici. La vegetazione dei calanchi presenta una rilevante complessità strutturale dovuta al diverso grado di evoluzione raggiunta in funzione di due cause principali: dinamismo erosivo ed antropizzazione. Queste determinano diverse condizioni di stabilità dei versanti sui quali i tipi di vegetazione si dispongono a mosaico con locale prevalenza di specie effimere a ciclo biologico annuale oppure di specie perenni sia erbacee  che suffrutticose. Alcune di queste specie, soprattutto le perenni, come  Lygeum spartum, Camphorosma monspeliaca e Atriplex halimus, possiedono un esteso e poderoso apparato radicale, che svolge un ruolo determinante nei processi di stabilizzazione delle superfici argillose ostacolandone l’erosione.  La vegetazione del calanco è caratterizzata da acclività ed elevata erosione che a causa delle condizioni stazionali estremamente critiche presentano una bassissima diversità floristica. Nelle aree calanchive caratterizzate da un rallentamento del fenomeno erosivo si assiste al passaggio dal Camphorosmo-Lygetum al Camphorosmo- Atripliceto.  Una delle caratteristiche più evidenti del paesaggio vegetazionale dei calanchi lucani è la presenza di tipici raggruppamenti vegetali ubicati sulla testata del calanco, in cui la specie dominante è Pistacia lentiscus. Accanto al Lentisco troviamo altre specie arbustive : Phillyrea latifolia, Spartium junceum, Pyrus amygdaliformis. Alla base dei calanchi, lungo i corsi d’acqua a carattere torrentizio è presente una tipica fascia vegetazionale a Tamarix sp.. Gli avvallamenti più umidi alla base dei calanchi ospitano inoltre popolamenti dell'endemico Polygonum tenorei, specie esclusiva della Basilicata. Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine, molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. Le diverse formazioni erbacee, accomunate dall’adattamento a condizioni di deficit idrico, sono fra le principali costituenti dei prati mediterranei. Pascoli e prati-pascoli costituiscono, nel loro insieme, i prati aridi.La frase diagnostica riporta una sintetica descrizione della fisionomia, della struttura, della distribuzione e della sinecologia dell’habitat, comprendente anche l’inquadramento biogeografico e bioclimatico; ove possibile, indicare il riferimento al piano bioclimatico in accordo con le definizioni utilizzate dalle singole regioni nella ‘Carta delle Serie di vegetazione d’Italia’.

L’eterogeneità della vegetazione caratterizza questo tipo di habitat, costituito da un complesso di diverse comunità vegetali collegate tra loro lungo i corsi d’acqua, in cui l’intermittenza del flusso idrico determina una riduzione delle tipologie vegetazionali.

In più il sito presenta vegetazione igro-nitrofila lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. La fascia ripariale del fiume Basento è caratterizzato, anche se in piccola parte, da filari ripariali di Salix e Populus alba.

Il substrato della sponda fluviale è costituito da ghiaia grossolana e da ghiaia di differente granulometria con molte zone di sabbia e limo. Tale substrato ha permesso il ritrovamento di orme  di un esemplare adulto di lontra sul versante destro del fiume. Il tratto di fiume interessato sembra essere particolarmente ricco di ittiofauna, di crostacei e molluschi d’acqua dolce, rendendo il sito  idoneo alla presenza della lontra. Numerose sono le specie di rapaci avvistate nel sito, tra cui Falco naumanni, (specie minacciata  dalla riduzione degli habitat), Milvus migrans e Milvus milvus. La formazione di aree umide nel SIC, sono habitat idonei per molte  specie di anfibi, rettili, mammiferi ed uccelli, divenendo un vero serbatoio di biodiversità. Molte sono le specie di avifauna limicola, avvistata durante i monitoraggi che amano le acque basse e frequentano un’ampia varietà di ambienti aperti come: Actitis hypoleucos, Ardea cinerea,  Egretta garzetta.

FLORA:

La zona si presenta, a tratti nuda, ricoperta solo da vegetazione erbacea di tipo steppico con un buona copertura di arbusti, macchia mediterranea e conifere sul versante nord. Tra la vegetazione di macchia,  tipica calanchiva ritroviamo: timo, rosmarino, ginestra, cipressi, ginepro, lentisco e pero selvatico. La sponda destra, con orografia pianeggiante  presenta una buona copertura erbosa-arbustiva del suolo, con incolti di sulla, graminacee spontanee e prati polifiti da un lato (Festuca arundinacea, Dactylis glomerata, Phleum pratense, Lolium multiflorum), pochi esemplari di pioppo nero, acacia, ginestre, pero selvatico, tamerici riparali e salix purpurea dall’altro.

 FAUNA:

Per la componente faunistica nel territorio del Sic si è accertata la presenza di un buon numero di specie le cui popolazioni sono ritenute, a vario titolo, minacciate in ambito CEE e tutelate attraverso specifiche direttive: in particolare si è rilevata la presenza di specie di Uccelli inserite nell’allegato I della Direttiva 91/244/CEE (che modifica la direttiva 79/409/CEE), concernente la conservazione degli Uccelli selvatici per le quali sono previste “misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione”: Alcedo atthis, Ardea purpurea, Circus aeruginosus, Egretta  garzetta, Falco naumanni, Lanius collurio, Lanius minor, Milvus migrans, Milvus milvus; una specie di Mammiferi (Lutra lutra), e due specie di Rettili (Emys orbicularis e Testudo hermanni) inserite nell’All. II Direttiva 92/43/CEE come “specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione”.
Una specie di Mammiferi (Hystrix cristata). Tra i rettili: Lacerta viridis, Natrix natrix, Podarcis sicula, Vipera aspis.
 
Tra gli Invertebrati sono state individuate le seguenti specie:
Artropodo di interesse conservazionistico IUCN V: Potamon fluviatile fluviatile (Potamidae).
Artropodi di interesse conservazionistico IUCN I:  Crocothemis erythraea (Odonata, Libellulidae); Calopterix splendens (Odonata, Calopterygidae ); Calopterix virgo (Odonata

Le specie vegetazionali rilevano l’esistenza di elementi di disturbo sugli ambienti naturali, infatti il Sito appare esposto ad un eccessivo carico di bestiame ed agli incendi periodici. Il pascolo ha una pressione rilevante soprattutto sul versante sinistro del fiume con conseguente degradazione del suolo (calpestio e denudamento), ed è caratterizzato da forme di allevamento semi-brade o semi-estensive, con ricoveri sul versante dei calanchi.

Nell’ area indicata  come C2, il carico di bestiame, in particolare quello bovino, è notevole e tende ad estendersi dalla zona calanchiva indicata come  C1 e C2 fino alla zona S2. Sono presenti tuttavia anche equini e ovini ma in numero inferiore ai bovini. Nella zona S1 si osservano più piccoli greggi ovini e caprini.  Questo carico è spesso causa di calpestio, compattazione del terreno e di mancato ricaccio vegetazionale.  Sul versante dei calanchi sono presenti, a nord, allevamenti di piccole e medie dimensioni, extra-sito.

Durante l’attività di monitoraggio si è notata l’assenza di ricrescita vegetazionale ripariale, che è in continua regressione. Sul versante destro si ha prevalenza di ovi-caprini, senza danni particolari alla vegetazione. Sono stati osservati fenomeni di smottamento e cedimenti delle difese spondali, con alcuni tratti  dell’ asta fluviale deviati.

La viabilità è causa predominante della mortalità di numerose specie di  mammiferi.

Le attività antropiche di rilievo (pascolo, incendi, viabilità, erosione ecc.) sono il potenziale rischio di minaccia sia per il biotopo che per le biocenosi presenti. L’estrazione di materiale inerte, accelera l’erosione delle sponde del fiume, causando deviazioni dell’asta fluviale e cedimenti delle difese spondali. La parte destra è tuttavia soggetta a frequenti incendi di natura dolosa volti al ricaccio del pascolo, in cui si evince una vegetazione arbustiva e arborea segnata dal fuoco.

Si osserva nell’area C2 movimento terra e costruzione di una nuova briglia  per il lato sinistro del fiume.