Nome scientifico: Lobaria pulmonaria (L.) Hoffm.
Biologia: forma di crescita di tipo folioso a lobi ampi. Questo lichene presenta una modalità di crescita definita “geotropicamente differenziata” (Scheidegger et al. 1998; Giordani et al., 2002) in quanto è caratterizzata da una triplicazione del meristema apicale.Lichene tripartito, eteromero il cui fotobionte è costituito da alghe verdi del genere Dictyochloropsis, ma si possono trovare cianobatteri del genere Nostoc all’interno dei cefalodi sul cortex superiore (Hauck et al., 2006).
Riproduzione:Agamica: per diaspore (isidi e soredi); Gamica: questo lichene forma apoteci alla fine del ciclo vitale; Il ciclo riproduttivo dalla colonizzazione del substrato alla morte è di oltre 25 anni (Scheidegger et al. 2001) .
Distribuzione: è una specie diffusa in tutta Europa, America ed Asia. Prima della rivoluzione industriale, questa specie era molto comune nelle regioni umide, temperate e boreali dell'emisfero settentrionale e nelle zone tropicali più fredde. Durante il XX secolo, questa vasta area di distribuzione si è ridotta drammaticamente e si è frammentata a seguito della distruzione delle vecchie foreste umide e dell'emissione di inquinamenti atmosferici. Attualmente le comunità a L. pulmonaria risultano in forte declino in gran parte dell’Europa centrale, soprattutto nei paesi industrializzati (Schedegger et al. 1998). Oggi presenta una distribuzione molto frammentata, caratterizzata da una maggior presenza nell’Europa dell’ovest e nell’aree con clima Mediterraneo; nell’Europa centrale la sua presenza è spesso ristretta ad alberi isolati, considerati relitti di foreste primarie (Schedegger et al. 1998).
In Italia il suo areale è in regresso, ma è ancora localmente frequente soprattutto nelle pre-Alpi e sulle montagne mediterranee (Nimis, 2003). Studi recenti (Nascimbene et al., 2005) hanno dimostrato che i popolamenti a L. pulmonaria, in Italia, sono distribuiti secondo gradienti ecologici molto ampi, in particolare per quanto riguarda l’altitudine (dai 2 m di alcune aree della costa tirrenica, ai 1900 m della Valtellina) e le precipitazioni (dai 600 mm/a nel sud Italia ai 2900 mm/a delle Alpi Apuane). I principali habitat rappresentati sono le faggete (prevalentemente nell’Appennino meridionale), i boschi di conifere montane (nelle Alpi orientali), i castagneti (nell’Appennino settentrionale e centrale) ed i querceti decidui invecchiati ed in conversione in Basilicata e Sicilia (Nascimbene et al., 2005).
Nel SIC è presente con numerose popolazioni nell’ordine delle migliaia di individui. Assente nei querceti degradati ed eccessivamente pascolati dell’area denominata Bosco di Rifreddo.
Ecologia: Specie da subneutrofila ad acidofila, substrato igrofila.
Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC: Codice Corine biotopes 41.75 - Southern Quercus cerris-Q. frainetto woods (Melitto-Quercion frainetto) specie caratterizzante Habitat 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere; 41.182 Campano-Lucanian beech forests sopecie di pregio dell’Habitat 9210*: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
Minacce: è considerata come specie indicatrice di lunga continuità ecologica di un bosco (Esseen, 1985; Gauslaa, 1995; 2006; Gauslaa et al., 1996), pertanto sensibile a qualsiasi cambiamento dell’habitat. È una specie molto sensibile all’inquinamento da gas fitotossici infatti secondo la letteratura (Hawksworth et al., 1970) tollera emissioni di SO2 non superiori a 30 (µg/m3).
Livello di minaccia nel SIC: alto in quanto specie molto sensibile
Conservazione e protezione: É una specie di grande rilevanza biogeografica, proposta per una lista rossa regionale e Nazionale. Già presente in molte liste rosse Nazionali della Comunità Europea.
Sarebbe auspicabile un incremento della caratterizzazione ecologica della matrice forestale, favorendo la presenza di formazioni più mature nelle stazioni adatte e il mantenimento di una buona eterogeneità dei soprassuoli boschivi e alto arbustivi nonché un miglioramento delle conoscenze sugli aspetti naturalistici